Un voto con polemica quello di Gianni Lettieri, candidato sindaco a Napoli al ballottaggio per le elezioni comunali amministrative 2016. Il candidato del Centrodestra ha infatti denunciato di aver subito “aggressioni verbali” da parte di un gruppo di antagonisti e che lo stesso sia accaduto a Marco Nonno, esponente di Fratelli d’Italia e candidato nella lista ‘Prima Napoli’. Gli attivisti del centro sociale Ex Opg “Je so pazzo”, come riferisce l’agenzia di stampa Adnkronos, hanno fornito su Facebook la loro versione dei fatti. “A Pianura davanti alla scuola, a pochi metri dal seggio è stato di nuovo calato, come già il 5 giugno, lo striscione che invita a votare Marco Nonno. Ovviamente questa cosa non si può fare. Quando i ragazzi del #controllopopolare hanno richiesto di rimuoverlo Nonno ha iniziato uno show. Prima ha chiamato le guardie per farci togliere le magliette, poi ha iniziato a chiamare, urlando, rinforzi al cellulare. Noi ovviamente abbiamo tenuto addosso le magliette: non ci sono simboli politici, dunque si possono tenere”. Poi sempre su Facebook Gianni Lettieri ha pubblicato questo post: “Ecco cosa stavo facendo di tanto pericoloso per le elezioni prima di essere aggredito dagli scagnozzi del mio avversario: il caffè” (clicca qui per vedere il video)
Appello ai napoletani ieri da parte di Gianni Lettieri per il ballottaggio di oggi per le elezioni comunali amministrative 2016. Il candidato sindaco per il capoluogo campano si scontrerà con il primo cittadino uscente Luigi de Magistris così come accadde proprio 5 anni fa quando vinse l’ex magistrato. Gianni Lettieri, sulla sua pagina Facebook ha scritto in un post: “Non pentitevi per altri 5 anni, fate la scelta giusta. ?#stavotaLettieri”. Poi in un altro post, pubblicato sempre ieri, Lettieri ha raccontato ai cittadini come ha trascorso la giornata per voto: “Fino a ieri sono stato in giro per la città a parlare del mio programma e di come intendo realizzarlo. Domani i napoletani avranno una scelta: riconfermare chi per cinque anni non ha fatto niente o cambiare passo e vedere finalmente una città a misura d’uomo. Che sia una giornata serena e felice per tutti, perché Napoli merita di più di questi anni amari. #stavotaLettieri” (clicca qui per leggere)
Il primo turno delle elezioni, a Napoli, ha identificato in Luigi De Magistris e Gianni Lettieri i due candidati alla carica di primo cittadino del capoluogo campano che si sfideranno durante il ballottaggio previsto per oggi, 19 giugno. Se però il verdetto relativo a De Magistris è stato inequivocabile, per Lettieri è stato più difficile riuscire ad arrivare al ballottaggio, in quanto la coalizione da lui guidata si è fermata appena al 24%, giovando solo della vera e propria spaccatura in atto nel Partito Democratico. La scelta di Valeria Valente, infatti, non è stata evidentemente gradita da una parte dell’elettorato, soprattutto per il modo in cui sono state condotte le primarie del centrosinistra. Ora De Magistris e Lettieri si apprestano ad un secondo turno, nel corso del quale l’attuale inquilino di Palazzo San Giacomo potrebbe avvalersi non solo del sostegno di buona parte dell’elettorato del M5S, che al primo turno è andato a Matteo Brambilla (oltre il 9%), ma anche di quello di Area Riformista, uno spezzone del Partito Democratico che ha già esternato la sua intenzione di votare il sindaco uscente. Il compito di Lettieri sembra, perciò, all’insegna della classica missione impossibile.
Gianni Lettieri è nato a Napoli nel 1956, nel quartiere della Duchesca. Sposato e con tre figli, ha svolto a lungo mansioni imprenditoriali, ricoprendo molti incarichi importanti come, ad esempio, quello di presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli, tra il 2004 e il 2010. Nel 2011 ha deciso di impegnarsi in politica, ponendosi alla testa di una lista di centrodestra che, però, dopo aver vinto al primo turno con oltre il 37% dei voti, nel ballottaggio è stata letteralmente travolta dal ciclone rappresentato da Luigi De Magistris. Rimasto in comune a capeggiare l’opposizione, ora ci riprova, ma con probabilità molto scarse, almeno a giudicare dal risultato non certo esaltante riportato nel corso del primo turno.
A sostenere Gianni Lettieri nel tentativo di scalzare De Magistris sono otto liste, a partire da Forza Italia. Le altre sono Napoli Capitale, Costruzione e Stato, Prima Napoli, Impresa Comune, Giovani in corsa, Rivoluzione cristiana e Italia 20.50 Napoli positiva. Va peraltro messo in rilievo come Silvio Berlusconi avrebbe voluto schierare Mara Carfagna nella corsa a Palazzo San Giacomo, incarico però rifiutato dall’ex showgirl che si è comunque impegnata molto in campagna elettorale, con risultati, però, mai pari allo sforzo. A minare la sua forza elettorale è stato anche il forte dissidio tra la famiglia Cesaro e Fulvio Martusciello, con il secondo sin dall’inizio pronto a denunciare la supposta inadeguatezza di una candidatura ritenuta troppo debole. L’evento ha avuto una risonanza tale da provocare una risposta di Gianni Velardi, secondo il quale proprio la classe dirigente che si porta dietro sarebbe, invece, del tutto imparagonabile alla grande competenza di Lettieri.
Il programma di Gianni Lettieri vorrebbe riproporre anche sotto il Vesuvio il cosiddetto modello Brugnaro, ovvero la coalizione incentrata sulle forze imprenditoriali che ha trionfato a Venezia. In particolare ha fatto discutere l’idea di istituire trentuno manager, chiamati a dirigere ognuno dei quartieri in cui è suddivisa la città. Un’idea lanciata sulle colonne del quotidiano Roma, che sarebbe fondata anche sulle proposte lanciate da circa 50mila cittadini partenopei durante una campagna di ascolto presso i gazebo istituiti all’uopo prima delle elezioni. Il suo programma è articolato in dieci punti, a partire da un piano abitativo in grado di consentire l’acquisto di alloggi a prezzi convenienti per le categorie meno agiate e la costruzione di case da mettere a disposizione di anziani in stato di disagio economico o alle giovani coppie. Per quanto riguarda i trasporti, Lettieri ha promesso il raddoppio degli autobus pubblici in 12 mesi e il dimezzamento dei tempi di attesa, mentre per il lavoro ha fissato in 48mila i nuovi posti da produrre nell’arco del prossimo triennio. In tema di sicurezza ha proposto l’istituzione di un nuovo corpo di polizia urbana formata da 300 agenti. Infine il reddito di sostegno sociale, ovvero un assegno da 600 euro mensili da corrispondere ai capifamiglia sopra i 50 anni che abbiano perso il posto di lavoro e terminato il periodo di mobilità, dovrebbe essere fissato in una misura valida per diciotto mesi e rinnovabile per altrettanti.
Nel corso della campagna elettorale Gianni Lettieri non ha mancato di individuare in De Magistris il suo principale obiettivo, definendo l’attuale sindaco il peggiore degli ultimi 30 anni. Una polemica che è proseguita a lungo, tanto da spingerlo a denunciarne i toni populisti in occasione degli strali lanciati dal primo cittadino contro Matteo Renzi. Lettieri ha affermato che, qualora eletto, cercherebbe di assumere un profilo istituzionale e di stabilire una collaborazione con il governo centrale, per il bene di Napoli. La risposta di De Magistris, che ha evocato la necessità di mandare ispezioni presso la sua azienda Atitech per controllare se Lettieri non stia usando fondi impropri, è stata molto dura. La dichiarazione ha spinto il candidato di Forza Italia ad annunciare una querela, ricordando che sta usando anche per la campagna elettorale i suoi fondi personali. Lettieri ha inoltre voluto precisare come mentre lui sia stato assolto da ogni accusa, mentre il suo rivale condannato dalla magistratura, Il dissidio ha toccato toni ancora più duri quando sui muri della città sono comparsi i cartelloni in cui il sindaco era ripreso con la maglia dell’Inter e con una scritta estremamente esplicita e violenta. Uno dei componenti del comitato elettorale di De Magistris ha poi raccontato di essere stato inseguito da una delle persone che stava affiggendo i manifesti, peraltro abusive, recante con sè una maglietta con il logo della coalizione che sostiene Lettieri. Una vicenda finita con la reciproca querela, a testimonianza di un dissidio praticamente irriducibile.