La maggioranza non esiste più. Non è esistita, per lo meno, nel corso della votazione sul rendiconto generale del bilancio dello Stato. Che è passato. Ma solo grazie alle opposizioni che hanno deciso di non votare contro, ma di presenziare in Aula per non far venire meno il numero legale.
Ci sono stati 308 voti a favore e un astenuto. In 321 non hanno partecipato al voto. Essendo i deputati 630, disporre di una maggioranza in Parlamento significa avere, per lo meno, 316 voti. Ovvero, la metà più uno degli aventi diritto. Questo, oggi, non si è verificato. Non si tratta semplicemente di una delle tante occasioni in cui il governo è andato sotto. E’ stata una vera e propria conta dei voti, dove sono emersi i reali rapporti di forza attuali.
Il premier si era detto fiducioso che, fino all’ultimo, le defezioni sarebbero rientrate. Non è stato così. A lanciare un chiaro segnale al premier sono stati alcuni deputati pronti, da un momento all’altro, ad approdare tra le fila dell’Udc.
Gli onorevoli del centrodestra che non hanno votato sono i pidiellini Roberto Antonione, Fabio Fava, Gennaro Malgieri, Giustina Destro, gli esponenti del Misto, Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Francesco Stagno D’Alcontres e Santo Versace, Franco Stradella, del Pdl mentre Alfonso Papa è agli arresti domiciliari.
Le opposizioni insorte chiedono ora a gran voce le dimissioni del presidente del Consiglio. Il leader del Pd, Pierluigi Bersani, prendendo la parola al termine del voto, gli ha chiesto per l’ennesima volta di fare un passo indietro. Ma, se non lo farà, saranno valutate da parte dell’opposizioni numerose azioni. Il riferimento era all’ipotesi di una mozione di sfiducia di cui avevano parlato nei giorni scorsi. E che, dati i numeri di oggi, potrebbe facilmente passate.
Berlusconi, subito dopo il voto, preso atto di chi lo ha “tradito”, ha chiamato a raccolta i suoi ministri dicendo: «Ragazzi, stringiamoci e decidiamo subito cosa fare». Dopo di che, ha partecipato ad un vertice, nell’auletta della Camera, con il capo della Lega Umberto Bossi e con il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli
Lasciato Montecitorio, è in corso un vertice a Palazzo Chigi con il segretario del Pdl, Angelino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Si attende l’arrivo del titolare dell’Economa, Giulio Tremonti. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha fatto sapere che nessuno, all’interno del centrodestra, sottovaluta la situazione. E che, in serata, il premier si recherà dal presidente della Repubblica.
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