Prudente, realistico e lontano da ogni supposizione “profetica”. Uno dei re dei sondaggi italiani, ma anche un attento analista politico e saggista, Renato Mannheimer rimette tutti con i piedi sulla terra di fronte ai ballottaggi di domenica prossima, nel secondo turno di queste amministrative. Arriva a dire che, in queste condizioni, gli stessi sondaggi servono a poco e uno studio interessante diventa ormai quello dei flussi elettorali quando si fanno i conteggi a risultati acquisiti.
A questo punto, chi ostenta sicurezza di fronte a presunti risultati e comincia già a fare analisi preventive, magari a immaginare scenari politici, dovrebbe stare tranquillo, aspettare domenica notte e prendere atto che il momento elettorale è rapidamente cambiato in questi ultimi anni di democrazia rappresentativa. Dice Mannheimer: “Ho guardato i sondaggi che appaiono in questi giorni sulla rete, quelli che si potrebbero definire ‘pirati’, che non si dovrebbero pubblicare. Probabilmente sono commissionati da singoli candidati e dai partiti. Non mi stupirei affatto che i risultati fossero completamente ribaltati”.
Ma è cambiato così tanto in questi anni il cosiddetto “mercato” politico da non lasciare spazio nemmeno a ipotizzare tendenze credibili prima che le persone vadano alle urne?
Qualche cosa evidentemente si capisce, ma è tutto molto differente nel risultato finale. Certamente è cambiato molto. Non si sente più da parte dei cittadini un’appartenenza, anzi non c’è proprio più l’appartenenza a un partito, a uno schieramento politico. Questo è frutto certamente anche della caduta delle ideologie, ma più in generale si è ormai creato nei cittadini un disinteresse generale verso la politica. Recentemente abbiamo fatto uno studio sull’informazione e si è potuto constatare che i lettori saltano addirittura le pagine politiche che ci sono sui giornali. Insomma, al momento la politica suscita pochissimo interesse.
Probabilmente il disinteresse verso la politica è frutto di una sfiducia progressiva che è maturata in questi anni. E’ frutto di scelte sbagliate, di accuse, giuste o sbagliate che siano, di crisi che stanno attraversando le società sia da un punto di vista economico che da un punto di vista rappresentativo.
Le cause di questo disinteresse ormai si conoscono, si possono elencare e intrecciare tra loro. Non c’è dubbio che la sfiducia dilaga e questo comporta disinteresse. Certo è come se ci si trovasse di fronte a un paese completamente mutato, L’Italia era un paese che aveva una storia elettorale ricca di partecipazione e questo in un certo senso la distingue dal mutamento che pure si è verificato in altre parti del mondo democratico occidentale.
Mi sta dicendo che la sfiducia avviene un po’ ovunque nei paesi democratici occidentali, ma in Italia il fatto diventa più evidente, più appariscente, perché da noi si andava a votare con grandi percentuali?
Questo è indubbiamente il fenomeno che si nota di più, se si fa un raffronto con altri Paesi. In Italia, nel giro di pochi anni, la sfiducia si è coniugata con un progressivo e continuo allontanamento dalle urne.
Pensa che anche in questa occasione, nei ballottaggi decisivi per alcune città tra le più importanti d’Italia, ci sarà maggiore astensione che al primo turno?
E’ un fenomeno che si è sempre verificato, è una tendenza che ormai si potrebbe quasi definire fisiologica.
Lei sostiene che i risultati che per alcune città sono apparsi sulla rete possono essere facilmente ribaltati. Questo vuol dire in tutti i casi che c’è molta incertezza e molta competitività tra candidati?
Ma certamente. In un caso ad esempio come quello di Milano, dove sinora si è giocato tutto in un pugno di voti, il risultato non solo è incerto, ma aperto a tutte e due le possibili soluzioni. Ma più in generale direi che saranno ballottaggi difficili, combattuti con partite aperte e incerte ovunque. Questo credo di poterlo affermare con una certa tranquillità.
Torniamo all’incertezza di cui mi parlava all’inizio. Perché oggi è così difficile individuare le tendenze di un elettorato e fare un calcolo approssimativo di probabilità?
Abbiamo parlato del mutamento, giusto? Ecco, lei immagini che venendo meno un’appartenenza, un punto di riferimento, ci si trova di fronte a risposte che mai si sarebbero immaginate un tempo. Il voto è diventato veramente imprevedibile. Pensi che secondo uno studio, un terzo delle persone che decidono di andare a votare fanno la loro scelta nell’ultima settimana. E’ questo che capita oggi.
Queste cose non succedevano di certo anni fa, quando alle elezioni ci si preparava per mesi e mesi e l’appuntamento elettorale era molto atteso.
Le dirò di più. Secondo un altro studio, l’incertezza della scelta arriva sino al punto che un decimo dei votanti sceglie definitivamente, insomma vota un determinato candidato o una lista quando è all’interno della cabina elettorale. E’ di fronte a questi rilevamenti, a questo nuovo cittadino elettore che si manifesta la precarietà dei sondaggi e quindi dei risultati prima delle lezioni. A questo punto, sono piuttosto degli azzardi. Soprattutto poi quando si è di fronte a dei ballottaggi, cioè a un uno contro un altro.
(Gianluigi Da Rold)