Silvio Berlusconi è bollito? La domanda posta da Maurizio Belpietro su Libero di qualche giorno fa ha fatto discutere, anche se prendeva spunto dalla lucida analisi delle ultime “sofferenze” del premier. Dal “caso Geronzi”, all’intervento militare in Libia, dall’emergenza immigrazione fino ai processi di Milano, i segni di affaticamento infatti non erano mancati. A tutto questo negli ultimi giorni si sono però aggiunte le voci sempre più insistenti di un preoccupante stato di fibrillazione interno al Popolo della Libertà. «Un livello di tensione e di conflittualità che lascia piuttosto stupiti – dice il direttore di Libero a IlSussidiario.net -. Viene quasi il sospetto che si stia andando in battaglia senza avere le retrovie coperte. Il mio ragionamento, comunque, prescinde dai singoli fatti di questi giorni, tant’è che anche ieri Berlusconi ha dimostrato di esserci e di saper reagire alle difficoltà. Il problema però è più ampio: bisogna capire in che direzione si sta andando e come lo si sta facendo».
Serve un cambio di marcia?
Penso che per il Cavaliere sia giunto il momento di fare una riflessione profonda. Mancano ancora due anni al termine del mandato e non è possibile continuare in mezzo a tutta questa confusione. Il premier ha bisogno di un “alleato” che lo accompagni.
Cosa intende?
Fino ad oggi Berlusconi ha dominato su tutti, in solitario. Ora occorre scegliere su quali uomini del partito puntare e raggiungere un’intesa. D’altra parte, Scajola ha fatto un gruppo e manifesta le sue perplessità, Tremonti ha le sue aspettative, poi ci sono le legittime ambizioni dei ministri… I fronti aperti sono troppi e attaccare tutti indistintamente non porta da nessuna parte.
Ma lei parla proprio di un successore?
Sì, anche se sarà difficile trovarlo, è ora di pensarci. Un’operazione delicata, certo, anche perché, una volta individuato, diventerà difficile tenere a bada la delusione di tutti quelli che hanno delle ambizioni in questo senso. Ad ogni modo non ci sono alternative. Se non scioglie questo nodo Berlusconi rischia di rimanere per sempre “un uomo solo al comando”.
Quando si affronta l’argomento sui giornali spesso si parla del ministro Alfano.
È un politico di talento e un bravo ministro. Non penso però che la gestione di un partito sia nelle sue corde. Non ha saputo farlo in Sicilia e non penso che ne sia capace a livello nazionale.
Anche chi parla dei figli di Berlusconi, non mi convince assolutamente. Pur condividendo le battaglie del padre mi sembrano troppo distanti…
E Tremonti? È il “nemico” interno finito nel mirino di Berlusconi e dei ministri azzurri o uno dei nuovi possibili leader?
Il Cavaliere lo teme sicuramente perché ha un profilo personale autonomo. Detto questo, è difficile immaginare che possa avere un consenso, una componente propria e che possa insidiare la leadership di Berlusconi.
Scegliere il nome giusto non spetta comunque a me, ma a Berlusconi. Trovi una soluzione, anche senza dichiararla, ma la trovi. Tra ex forzisti ed ex An, tra nemici e amici di Tremonti tira un’aria pesante, da resa dei conti…
A questo proposito come va letto l’“avviso ai naviganti” di Giuliano Ferrara?
È un sintomo dello stesso disagio di cui stiamo parlando, anche se non penso proprio che l’ipotesi di un passo indietro di Silvio Berlusconi sia credibile. Il Cavaliere non è uno che fugge davanti alle difficoltà e comunque il problema è un altro: bisogna gestire una fase di cambiamento, immaginandosi già cosa avverrà dopo.
La soluzione dei problemi del Pdl, secondo lei, passerà anche attraverso la designazione di un coordinatore unico?
Serve sicuramente un punto di riferimento chiaro. Non credo però che il punto sia questo, anche perché il coordinatore unico già c’è ed è Verdini. Bondi infatti non esercita il suo ruolo e La Russa ha altro a cui pensare. Probabilmente il dirigente toscano non è amatissimo, ma, anche se venisse sostituito, qualcun altro avrebbe qualcosa da ridire.
Se questi sono i problemi a livello di partito, qual è, a suo giudizio, lo stato di salute del governo?
La maggioranza, anche se è aumentata numericamente, ha i suoi nodi da sciogliere. Servirebbe, ad esempio, un salto di qualità dei Responsabili, che per ora hanno rappresentato soltanto una “soluzione tampone”, anche se brillante, al tradimento di Fini. Questo “cambio di passo” dovrà riguardare comunque tutte le componenti del governo. Altrimenti, visto che solo un’incredibile implosione del Pdl potrebbe portarci al voto, il rischio è davvero quello di arrivare alla scadenza del mandato, ma per sfinimento.
(Carlo Melato)