A quanto pare non ci sarà nessuna uscita dal piano di Qe della Bce, cioè l’acquisto mensile di 60 miliardi di euro di titoli di Stato. Mario Draghi stava bluffando con il suo atteggiamento aggressivo. Un rappresentante del board della Bce ha fatto dichiarazioni che vanno infatti decisamente controcorrente rispetto all’opinione che si è fatta il mercato secondo cui presto sarà avviato un percorso di normalizzazione dei tassi e delle politiche monetarie straordinariamente accomodanti. Secondo Ilmars Rimševics, governatore della banca centrale della Lettonia e rappresentante del direttorio della Bce, è presto per staccare la spina al bazooka monetario e (a causa dell’inflazione ancora debole) i mercati possono aspettarsi misure di sostegno e di iniezione di liquidità massiccia ancora per “un altro paio di anni”.
Ora il problema è capire cosa significa l’ennesima normalizzazione di un intervento straordinario. Perché allora straordinario non è più, anzi, ha precisamente la dinamica patologica di una droga e di un effetto di dipendenza. Perché alla fine il problema è proprio quello: non si toglie l’intervento monetario straordinario perché altrimenti l’economia e/o la finanza non starebbero in piedi o avrebbero dei grossi problemi a stare in piedi di fronte alle intemperie economico finanziarie dei nostri giorni.
In altre parole, c’è bisogno di massicci interventi monetari perché la Grecia è ancora debole e perché il collasso della Grecia coinvolgerebbe direttamente una serie di importanti operatori europei (prima di tutto, banche) e poi indirettamente altri paesi, che potrebbero essere i prossimi a trovarsi nelle stesse condizioni della Grecia. Quindi avremo degli scossoni finanziari non a causa di problemi immediati, ma solo per la paura o la previsione di questi problemi.
Ma questi problemi sono reali o sono immaginari? A tal proposito c’è da dire che sono proprio le istituzioni ad alimentare tali timori, poiché quando emerge la notizia che la Bce nel trattare i titoli di Stato della Grecia (cioè, avendoli comprati per sostenere le finanze di quel paese) ha guadagnato oltre 10 miliardi (qualcuno stima fino a 22), allora viene il forte sospetto che le istituzioni europee non agiscano per il bene dei popoli. Un sospetto alimentato dalla recente notizia che la stessa Germania, nel trattare i titoli di Stato greci, ha guadagnato 1,34 miliardi. Questa è la cifra annunciata dal ministero delle Finanze tedesco in una risposta a un’interrogazione parlamentare dei Verdi. Sven-Christian Kindler (esponente dei Verdi) ha duramente criticato il comportamento tedesco nei confronti della Grecia: “Sarà anche legale che la Germania guadagni sulla crisi della Grecia, ma non è legittimo nel senso morale della solidarietà”.
Solidarietà? Un concetto scomparso progressivamente, dopo Maastricht. Come l’altro grande principio, affermato nella Costituzione europea e oggi diventato lettera morta: “Sussidiarietà”. Cioè rispetto della capacità e autonomia operativa delle istituzioni inferiori. Quello che noi abbiamo oggi invece è una raccomandazione della Commissione Ue di chiudere la procedura per deficit eccessivo nei confronti della Grecia. Ovviamente non vogliono calcare la mano: stanno pagando. Invece con italiani l’allarme è sempre alto. Noi che rispettiamo i parametri e che però troviamo sempre soluzioni e resistiamo alla crisi economica, continuando ad avere una grande vivacità nelle esportazioni, per noi non basta mai.
Nonostante lo scandaloso accordo sottobanco venuto fuori recentemente, raccontato dall’ex ministro Bonino, per cui abbiamo accettato Frontex e quindi abbiamo accettato di avere solo noi gli sbarchi dei migranti dall’Africa (non vengono mai sbarcati in Spagna o a Malta o in Tunisia, pur essendo spesso porti più vicini). Un accordo che, per quanto è dato sapere, prevedeva un occhio di riguardo relativamente ai nostri conti pubblici. Un accordo che dovrebbe anche avere dei rilievi di incostituzionalità, poiché non c’è stata alcuna discussione, né alcuna votazione in parlamento. Ebbene, nonostante questo accordo, continuiamo a essere dei sorvegliati speciali.
Tale vicenda è stata pure coperta mediaticamente dalle improvvide dichiarazioni del presidente dell’Inps Tito Boeri, che ha affermato che i conti pensionistici saranno salvati proprio dalla presenza degli immigrati. Un classico esempio di pezza peggiore del buco, perché è stato fin troppo facile rilevare da diversi commentatori che quelli che arrivano non sono operai pronti a lavorare e che il mantenimento degli immigrati (in attesa che diventino lavoratori, semmai lo diventeranno) ha un costo che sta pesando sui conti pubblici e che annullerà completamente qualsiasi ipotetico beneficio sui conti previdenziali.
Tutti questi ragionamenti fantastici si basano su un presupposto che a oggi è molto fragile e che io sinceramente, pur non avendo la palla di vetro, ritengo insostenibile per il prossimo futuro. Il presupposto è quello che vi sia una ripresa in atto o vi sarà una ripresa tra breve; una ripresa che possa dare nuovo slancio all’occupazione e prepari una vera ripresa economica. Ma questa in Italia non vi potrà mai essere, senza una vera ripresa a livello europeo e mondiale. Siamo immersi in un’economia così interconnessa che una ripresa italiana senza una ripresa europea e mondiale è semplicemente una chimera (o una truffa, di chi ne parla come fosse un dato certo).
Allora non dobbiamo mai dimenticare alcuni dati certi, come i 200 miliardi di crediti inesigibili che giacciono nelle banche italiane, così come non dobbiamo dimenticare i 50 mila miliardi di derivati che giacciono nel bilancio della principale banca tedesca. Così come non dobbiamo dimenticare che l’eventuale default della Grecia sarebbe stato un costo per banche tedesche e francesi, che hanno fatto prestiti eccessivi a un debitore di dubbia affidabilità. Questi fatti sono la punta dell’iceberg; e l’iceberg è un sistema finanziario fallito.