È sindaco di Roma da due giorni: dopo i risultati delle elezioni Comunali 2016 dove l’hanno vista trionfare al ballottaggio contro Roberto Giachetti, oggi tour per la città con i primi impegni da sindaco che incombono specie nella organizzazione e formazione della squadra di governo, su cui ancora circola parecchia indecisione su nomi e quantità della giunta. Intanto è intervenuto, interpellata da alcuni cronisti per strada, sui nuovi arresti legati ad un giro di tangenti romane, ringraziando investigatori e Pm per il buon lavoro svolto. Importante poi l’incontro che si è tenuto alla Camera tra la neo eletta sindaco di Roma e l’intero Direttorio del Movimento 5 Stelle: alle 14 è entrata a Montecitorio non rilasciando dichiarazioni dove ha incontrato Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carla Sibilia. Presenti all’incontro dove evidentemente si è discusso sui nomi della giunta, anche la deputata Roberta Lombardi, tra le più influenti M5s nella Capitale, e la senatrice pasionaria del Movimento, Paola Taverna. Domani ci sarà la proclamazione ufficiale e giovedì lo scambio di consegne al Campidoglio con il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca.
Il futuro assessore all’urbanistica del Comune di Roma sarà Paolo Berdini, docente per l’appunto di Urbanistica nato nel 1948. Nell’intervista rilasciata al quotidiano Il Corriere della Sera, Berdini ha spiegato il motivo che lo ha spinto ad accettare la proposta di Virginia Raggi: “Ho collaborato spesso coi Cinque Stelle in Parlamento poi mi ha chiamato Virginia. Con loro c’è una sintonia, anche se io vengo falla sinistra: Pci, Pds, Ds, Pd, più le altre varie forme”. Lo stesso Berdini parlando del nuovo stadio della Roma e delle Olimpiadi tira un po’ il freno: “Quella è una vicenda eclatante. Il terreno su cui costruire lo ha scelto un privato mica l’amministrazione pubblica. In quel progetto (lo stadio ndr) ci sono delle forzature: alcune opere verranno fatte con gli oneri di urbanizzazione, quindi sostanzialmente con risorse pubbliche”.
È tempo di giunte dopo i risultati del ballottaggio Comunali a Milano, Roma, Napoli e Torino, come per tutte le altre città e paesi al voto in queste Elezioni Amministrative 2016: forte della conferma al ruolo di sindaco a Napoli, Luigi de Magistris ha già praticamente ultimato i nomi della nuova giunta, che evidentemente porterà una forte continuità con quella uscente degli ultimi 5 anni. Tra oggi e domani infatti, il vincitore delle Amministrative napoletane incontrerà gli assessori per avere un quadro delle disponibilità. Quello che già si sa è che la giunta comunale sarà composta da 11 persone, «squadra che vince non si cambia», anche se le polemiche non mancano contro il già confermato sindaco di Napoli. Un nodo ad esempio da risolvere a breve è quello di Ciro Borriello, Alessandra Clemente e Alessandro Fucito, che si erano dimessi da assessori per potersi candidare al consiglio comunale, dove sono stati già eletti. Entro venerdì de Magistris dovrebbe annunciare pubblicamente la squadra di governo con tutti i possibili cambi: «non possiamo avere vuoti di potere, noi ormai siamo una macchina da guerra in senso positivo. La mia intenzione è confermare in modo intatto la giunta, ma ci sono assessori eletti che per primi devono esprimere la loro volontà. Si tratta di scelte personale e politiche perché chi è eletto deve rispondere ad un elettorato», racconta il sindaco di Napoli all’Ansa.
Domani sarà il grande giorno di Virginia Raggi: dopo i risultati delle elezioni Amministrative Comunali 2016 che l’hanno vista trionfare al ballottaggio contro il candidato Pd Roberto Giachetti, la bella politica grillina verrà proclamata domani mattina ufficialmente nuovo sindaco di Roma, mentre giovedì ci sarò il probabile passaggio di consegne diretto in Campidoglio tra il commissario Tronca e la vincitrice delle elezioni comunali nella Capitale. Riporta l’Ansa come domani il sindaco a 5 Stelle verrà celebrata ufficialmente ricevendo dall’ufficio centrale elettorale l’incarico di Primo cittadino: mentre una Roma ride, tutte le altre piangono lacrime amare e fanno analisi per capire cosa davvero non è andato nel verso giusto. Per il Pd molto, per il centrodestra in pratica tutto: a commentare ci pensa un leader il più lontano possibile ideologicamente da Roma, Matteo Salvini, ma che nella capitale ha visto sfumare il possibile ballottaggio appoggiando Giorgia Meloni. Davanti ai cronisti alla Camera, questa mattina, il leader della Lega ci va giù piuttosto duro: «Quello che proprio non mi va giù è il suicidio di Fi a Roma. Fi scientemente e coscientemente ha deciso di perdere, non sostenendo e Giorgia Meloni e aiutando Giachetti ad andare a un ballottaggio sanguinario e disastroso, e devo ancora capire perché Berlusconi e Fi hanno voluto perdere Roma consegnandola ai Cinque Stelle. Io non l’ho ancora capito».
L’amarezza è il tratto distintivo di queste ore dopo i risultati delle elezioni Amministrative 2016 che hanno visto molti candidati sindaci perdere il ballottaggio a sorpresa, o con numeri inattesi: l’amarezza, il tratto dicevamo del Pd per esempio, o anche per il centrodestra che hanno perso queste elezioni. Termini numerici, termini simboli e di significato nazionale: sotto ogni punto di vista l’ex bipolarismo soffre terribilmente l’intrusione del Movimento 5 Stele a scompaginare le carte. Le Elezioni Comunali a Torino, però, hanno forse reso più novità e sorprese rispetto all’attesa della vigilia: Piero Fassino ha perso clamorosamente la poltrona di sindaco con Chiara Appendino salita a nuovo “reggente” della città sotto la Mole Antonelliana. Intervistato dalla Repubblica, parla questa mattina proprio Fassino e lo sfogo contro il suo partito è importante: «come sto vivendo questa sconfitta? Come una grande ingiustizia. Mi preoccupo per la città, che progetto hanno i Cinque Stelle? Non li vedo. Soffia un vento che non tiene conto di come si è governato». Ha sentito Renzi e si sono confrontati sul voto: «abbiamo fatt una riflessione sul cambiamento del sistema da bipolare a tripolare che innesca dinamiche nuove. Perché se nel ballottaggio il secondo e il terzo si coalizzano, il primo soccombe e quindi anche sull’Italicum c’è una riflessione da fare e forse qualcosa da cambiare». Consigli al premier? Secondo Fassino ci vuol una maggiore sociale che nella società c’è, non solo la giusta spinta verso l’innovazione: ci vuole una gestione del partito magari affidata a qualche vice forte e autorevole, “ma non è il modello organizzativo che risolve i problemi”.
Inutile dire come i risultati dei ballottaggi del 19 giugno abbiano lasciato uno strascico importante sul maggior partito di governo che si è visto sfilare Torino e Roma, oltre a Napoli – vincendo di misura a Milano e Bologna – e che non vive certo in ottime acque. Il Pd e il suo premier-segretario Matteo Renzi ieri hanno provato a limitare i danni nelle dichiarazioni, ammettendo da un lato la sconfitta, ma ribadendo che il voto è sintomo anche di cambiamento e non solo per le vittorie grillini nella capitale e nella città della Fiat. Di diverso parere ovviamente la minoranza del partito, con la triade Roberto Speranza – PierLuigi Bersani – Gianni Cuperlo che attacca la segreteria del partito, da Orfini che avrebbe gestito malamente il Pd a Roma e ovviamente il presidente del Consiglio che, complice la partita del referendum, ha “dimenticato” di occuparsi seriamente delle Amministrative. «Confermiamo che il voto ha ragioni di forte valenza territoriale ma c’è un elemento nazionale: una vittoria netta e indiscutibile nei comuni dei % stelle contro di noi. Non è un voto di protesta ma di cambiamento non solo nei comuni M5s, ha vinto chi ha interpretato meglio l’ansia di cambiamento». Durissima la replica di Speranza a queste parole procuriate da Renzi a Palazzo Chigi: «I numeri dei ballottaggi sono come pietre: sono difficili da minimizzare. È un risultato oggettivamente non buono per il Pd, che dà un segnale politico chiaro al governo, a Renzi e all’azione che il Pd sta portando avanti». Insomma, il doppio ruolo di Renzi (segretario e premier) non piace e non è la prima volta che la minoranza avanza il problema. «Vedremo tutte le analisi e gli errori nella direzione convocata per venerdì 24 giugno», ha indicato lo stesso Renzi mentre il commento amaro finale di Cuperlo fa presagire come la riunione di venerdì non sarà una passeggiata di salute per il giovane presidente del Consiglio. «Non chiediamo le dimissioni di nessuno, ma la sconfitta è stata severa e merita risposte chiare. Non mi convince l’idea che si perde perché non si è spinta la rottamazione fino in fondo: non mi convince l’idea che si vince solo con volti giovani e belli. Bisogna rivedere l’Italicum come primo punto assolutamente, per garantire una maggiore stabilità», rivela a Repubblica il leader di minoranza dem.
Ovviamente, anche il vice presidente della Camera Luigi Di Maio ha celebrato la vittoria del Movimento 5 Stelle nel corso dei ballottaggi delle elezioni amministrative comunali 2016 che hanno decretato la vittoria dei grillini a Roma, dove è stata eletta Virginia Raggi, primo sindaco donna della Capitale. Scrive Di Maio dalla sua pagina Facebook: “Siamo sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Da oggi tutti sanno che in Italia, il Movimento 5 Stelle è l’alternativa di Governo al vecchio establishment. Adesso tutti vorranno capire cosa siamo, chi compone questa splendida comunità e i cambiamenti che vorremo realizzare. Tutti vorranno sapere come sia stato possibile riuscire in questa impresa. Mi rivolgo alle ambasciate e ai capi di Stato dei Paesi di tutto il mondo, ai giornali stranieri, ai rappresentanti della finanza e dell’economia mondiale: non affidatevi ai giudizi dei nostri oppositori o ai soliti titoloni strumentali, venite a conoscerci di persona, saremo lieti di raccontarvi questa splendida realtà che da oggi governa Roma e Torino, la Capitale d’Italia e quella che fu Capitale d’Italia. In alto i cuori!”
«I risultati delle elezioni Comunali Ballottaggi dicono molte cose e varie: ma va detto che nei comuni dove si presentavano i 5Stelle la loro vittoria è stata netta e convincente, prima di tutto contro di noi, bisogna essere sinceri». Parla il Premier Matteo Renzi da Palazzo Chigi e sono le primissime parole dopo il silenzio assordante in seguito al voto delle Amministrative post-ballottaggi: «un caloroso buon augurio a tutti i sindaci che hanno iniziato da oggi un nuovo percorso, chiunque siano». Sembra sereno il presidente del Consiglio, dopo un incontro con Massimo Bottura, lo chef di Modena che ha vinto la palma di miglior ristorante al mondo (Osteria Francescana): «onore a chi ha vinto, tutte le dinamiche del Pd le affronteremo nella sede opportuna, ovvero la direzione del Pd di venerdì 24 giugno prossimi». Secondo Renzi, gli errori sono stati fatti e verranno discussi tutti nella Direzione: «questo voto non è un voto di protesta, ma queste elezioni comunali raccontano una volontà di cambiamento. Se è vero che il voto è molto difficile e territoriale, non si può nascondere dietro al fatto che esiste una dimensione nazionale del voto, non lo nascono per nulla». Chiusura finale, “invito i politici a non commentare e lavorare: tutti, dai “miei” fino agli avversari”. Avrà convinto? Il tempo lo dirà.
Il senatore abruzzese di Forza Italia, Antonio Razzi, ha affidato ad una dura nota il suo commento per i risultati delle elezioni amministrative che hanno visto la sonora sconfitta di Forza Italia. Queste le sue parole: “I risultati delle ultime elezioni rappresentano uno scacco matto a Forza Italia. Il centrosinistra vince in Abruzzo ai ballottaggi. Chiedo ufficialmente le dimissioni di tutto il gruppo dirigente del partito in Abruzzo che va immediatamente commissariato”. Il senatore ha poi aggiunto: “Non è possibile neanche ammissibile che Forza Italia sia stata letteralmente asfaltata anche dove storicamente è stata bastione del centrodestra. Certo, quando sei assente, quando non incontri la gente per strada e ne ascolti gli sfoghi e le istanze, quando diventi un barone mammasantissima attaccato solo alla sedia ed alle tue aspettative personali per il futuro, altro non puoi attenderti che il rifiuto da parte dell’elettorato”.
Se i ballottaggi delle elezioni comunali 2016 hanno decretato il successo del Movimento 5 Stelle a discapito del PD, altrettanto scontenta può dirsi la Lega Nord per mezzo del suo leader Matteo Salvini che ha commentato con amarezza, in particolar modo, la sconfitta della Lega Nord: “Certo la sconfitta di Varese mi brucia eccome. Ma quando governi da tempo è fatale che tutti si coalizzino contro uno.. e noi non siamo stati abbastanza blindati. E poi, diciamolo, non siamo stati abbastanza riconoscibili e convincenti”. Anche Roberto Maroni ha detto la sua: “La cosa che mi addolora di più è la sconfitta a Varese, perchè è la mia città ed era governata dalla Lega da tanto tempo”. Ha poi aggiunto che “non c’entra tanto la politica, ci sono alcune questioni che hanno determinato questa sconfitta: la prima è, come è accaduto in molte altre città, la voglia di cambiare, a prescindere da come uno governa”.
Il giorno dopo la Caporetto del Pd ai ballottaggi è un gran parlare dentro e fuori dal Nazareno delle cause che hanno portato ad una semi-disfatta, con Beppe Sala a Milano che ha evitato un cappotto da cui sarebbe stato difficile rialzarsi. Eppure rimane tanta amarezza e delusione, specie su Roma, per il risultato ottenuto dal Pd, davvero modesto e raddoppiato dai voti della Raggi. Non è colpa di Giachetti, sembra essere una base solida per i dem, ma allora di chi è la colpa? Prima di andare al vertice che siede a Palazzo Chigi, il grande accusato da tanti è Matteo Orfini, presidente Pd e commissario straordinario del partito durante la crisi di Ignazio Marino. «Dopo un risultato come quello di Roma credo che solo una cosa non si possa fare. Abbiamo il dovere della sincerità, che significa riconoscere gli errori, ma anche ricostruire i fatti con precisione per evitare di sbagliare ancora, e vale per tutti prima di tutto per me». Onesto Orfini su Facebook, anche se potrebbe non bastare per una carica che ora è a rischio: dimissioni a breve? Forse ancora troppo presto, venerdì alla direzione del Pd però si attendono fuochi e fiamme con la minoranza dem, letteralmente sul piede di guerra.
Il commento ai ballottaggi 2016 avvenuti in questo secondo turno di Elezioni Comunali Amministrative del governo non può ovviamente essere entusiasta, in ogni sua parte: per il Pd soprattutto i risultati di questi ballottaggi sorridono solo a Milano – con tra l’altro una vittoria tirata fino all’ultimo – e le considerazioni sull’immediato futuro (che si chiama essenzialmente referendum costituzionale) dovranno essere svolte alla svelta e in maniera attenta. Ma anche per l’alleato principale di governo, il Nuovo Centrodestra, non si può certo cantare vittoria, con la sfida già importante, quella di Milano con Parisi, che non solo viene persa ma vede un solo consigliere eletto con Milano Popolare. Il commento del ministro Angelino Alfano, segretario Ncd, è secco e diretto: «Credo che questo voto segni finalmente la fine della politica del prosciutto sugli occhi. Il vecchio centrodestra come lo abbiamo conosciuto non esiste più. C’è il tentativo di Salvini di far nascere una destra estrema. Noi dobbiamo far nascere un’area liberale e popolare che sia competitiva, che possa aggregare quei milioni di elettori che oggi non trovano casa nell’attuale offerta politica e si rifugiano nell’astensione o nel grillismo». Secondo Alfano le elezioni 2016 sono state vinte e possono dunque festeggiare, solo i M5s: «Il Pd ha preso una bella batosta, ma il centrodestra non ha nulla da festeggiare perché non è mai stato così all’asciutto».
Il ballottaggio di queste elezioni comunali amministrative 2016 è stato una sconfitta molto ampia per il PD. Matteo Renzi ha seguito lo spoglio direttamente dal Nazareno. Non commenta, ma convoca la direzione nazionale per il prossimo 24 giugno. Nonostante l’evidente contrarietà dei cittadini, che hanno dirottato i propri voti altrove rispetto al suo partito in quasi tutte le grandi città italiane, il premier lascia intendere che non pensa di dimettersi. Renzi punta direttamente al referendum per le riforme, rispetto al quale si dice convinto della vittoria. “Stavolta ci sarò io in campo e sarà una sfida fantastica”, afferma il Presidente. Il PD, intanto, cade nel silenzio più profondo. Nessuno vuole commentare l’esito di Roma, ma soprattutto, nessuno si sente di proferire parola di fronte alla sconfitta inaspettata di Torino. La situazione, nel resto d’Italia, non è migliore. Non è più di sinistra la toscana, dove i dem perdono cinque ballottaggi su sei, compresa Grosseto. Varese viene portata a casa dal PD, strappata alla Lega, ma il risultato è una goccia rispetto all’oceano che ha travolto il Paese. Fortuna che c’è Beppe Sala a consolare Matteo Renzi. L’ex commissario Expo che ha diviso il PD, è riuscito a confermare il governo di centrosinistra a Milano. Ma questo non basta a tranquillizzare il premier che, nonostante insista col guardare al referendum, prima o poi dovrà fare i conti con un dato abbastanza evidente: i democratici sono usciti distrutti da questa tornata elettorale e, forse, questo è un segnale forte da parte degli italiani che cercano il cambiamento.
Nel feudo di Giorgia Meloni, arriva la sconfitta clamorosa: a Latina in questi ballottaggi per le elezioni Comunali Amministrative 2016, il centrodestra aveva già perso al primo turno, esattamente come il Pd, e al secondo turno erano arrivati il candidato di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, Nicola Calandrini, assieme al candidato di lista Civica di area sinistra, Damiano Coletta. Ebbene, dopo la sconfitta storica di Varese, arriva la debacle anche a Latina, specialmente guardando i numeri: Coletta prende il 75,05% contro il 24,95% dello sfidante di destra. Una fortissima debacle che rende le dimensioni della destra nel Lazio quasi drammatiche: azzerata Forza Italia a Roma, regge solo Fratelli d’Italia che però perde nel feudo di Latina. Salvini, Meloni e Berlusconi, non c’è solo Renzi a leccarsi le ferite insomma: il centrodestra va reinventato e la coalizione a tre, in questa prima prova elettorale, ha sostanzialmente fallito e non solo perché Parisi ha mancato Milano – anche se per pochi voti – ma proprio per questa dimensione generale di sconfitta, quantomeno nei grandi poli. E’ invece trionfo per l’ex ministro e fondatore dell’Udeur Clemente Mastella che a Benevento diventa sindaco con il 62,8% dei voti. Un successo ottenuto con il sostegno di Forza Italia e Udc battendo il candidato del Pd, l’ex vice sindaco Raffaele Del Vecchio che aveva dalla sua il sostegno di ben otto liste. E Mastella si lascia andare a dichiarazioni altrettanto trionfali: “Qui a Benevento siamo l’Italia non grillinache ha avuto un successo clamoroso”. Mastella in passato era già stat sindaco nel suo paese natale, Ceppaloni, per due volte, la prima dal 1986 al 1992 e la seconda dal 2003 al 2008.
A Trieste il ballottaggio si è concluso con la vittoria del candidato di centrodestra Roberto Dipiazza che si è imposto con il 52,6% dei voti contro il rivale Roberto Cosolini del centrosinistra fermo al 47,3%. Michele de Pascale della coalizione di centrosinistra è invece il nuovo sindaco di Ravenna con il 53,3% dei voti contro il 46,5% dello sfidante di centrodestra Massimiliano Alberghini. A Salerno vince Vincenzo Napoli con il 70,4% dei voti contro il 9,5% del distaccatissimo Roberto Celano fermo al 9,5%. Vittoria dell’indipendente Damiano Coletta a Latina con uno schiacciante 75% dei voti contro l’esponente del centrodestra Calandrini che ha toccato quota 24,9%. A Novara nuovo sindaco è Alessandro Canelli del centrodestra con il 57,7% che ha battuto Ballarè del centro sinistra che ha raggiunto il 42,2% dei voti. A Brindisi Angela Carluccio è nuovo sindaco con il 51,1% delle preferenze contro il 48,8% di Fernando Marino mentre a Varese crolla la Lega nord che con il 48,1% del candidato Paolo Orrigoni perde la roccaforte leghista, nuovo sindaco è Davide Galimberti del centrosinistra che ha preso il 51,8%.
Il bilancio dei ballottaggi nelle principali città chiamate a votare è stato negativo per il Pd. Trionfano, invece, le donne del M5s, con Virginia Raggi nuovo sindaco di Roma e Chiara Appendino prima cittadina di Torino. Confermato Luigi de Magistris a Napoli, per cui il Pd riesce a vincere solo a Milano con Giuseppe Sala e a Bologna con Virginio Merola. Il Partito Democratico, dunque, non ha potuto far altro dopo lo spoglio che ammettere la sconfitta. In un breve comunicato, infatti, Il Pd ammette «una sconfitta netta senza attenuanti a Torino e Roma contro le candidate del M5S», rivendicando però «una vittoria chiara e forte a Milano e Bologna contro i candidati delle Destre». Nella nota i dem hanno spiegato anche che «il quadro nazionale, invece, è molto articolato. Perdiamo alcuni Comuni dove abbiamo governato a lungo e vinciamo in altri Comuni dove da vent’anni la destra era maggioranza». Resta, dunque, l’amarezza per le sconfitte pesanti, incluse quelle di Novara e Trieste.
Continuiamo a seguire i risultati definitivi di questo secondo turno elettorale delle elezioni amministrative 2016 andando a vedere quei comuni cosiddetti “minori”. A Isernia ad esempio con il 50,2% dei votanti si è imposto il candidato del centrodestra Giacomo D’Apollonio con il 59% dei voti che ha così battuto quello del centro sinistra, Gabriele Melogli, che non ha superato il 41% dei voti. A Pordenone è risultato vincente il sindaco della coalizione di centro destra Alessandro Ciriani con il 58,8% dei voti contro Daniela Giusti del centro sinsitra con il 41,1%. A Carbonia in Sardegna risulta vincitrice Paola Massidda del Movimento 5 Stelle che prende il 61,6% contro il candidato del centrosinistra Giuseppe Casti che si ferma al 38,4%. Sempre in Sardegna a Olbia nuovo sindaco è Settimo Nizzi del centrodestra con il 50,7% contro Carlo Careddu del centrosinistra con il 49,2%. A Savona nuovo sindaco sarà la candidata della Lega Nord Ilaria Caprioglio che ha preso il 52,8% dei voti contro Cristina Battaglia del centro sinistra che si è fermata al 47,1%. Nuovo sindaco di Crotone è Ugo Pugliese con il 59,2% dei voti contro Rosanna Barbieri del centrosinistra con il 40,7%. A Caserta si è imposto Carlo Marino del centrosinistra con il 62,7% battendo ill rappresentante del centrodestra Riccardo Ventre che si è fermato al 37,2%. A Grosseto infine Vivarelli Colonna del centrodestra è sindaco con il 54,8% contro Lorenzo Mascagni del centro sinistra con il 45,1%.
Secondo mandato per Virginio Merola, che ha battuto la Lega Nord e confermato il Pd alla guida di Bologna: «Onorato di fare ancora il sindaco di questa città, ha vinto l’unità del Pd, che non è un partito fai da te. Sarò il sindaco della strada. Abbiamo dimostrato che il centrosinistra esiste. Qui il Carroccio razzista non passa», ha dichiarato Merola, che ha dedicato la vittoria a sua moglie. Poi un messaggio al premier Renzi: «Il Pd ha avuto il migliore risultato perché è stato unito e perché non ha interpretato il ruolo del partito fai da te. Cosa dirò a Renzi? Gli dirò che ci sono questioni nazionali che vanno affrontate». Un applauso ha accolto Lucia Borgonzoni, la sfidante della Lega Nord, nella sede del suo comitato elettorale: «Gran bel risultato, a Bologna nessuno avrebbe mai detto che saremmo arrivati a questo punto. Faccio i miei auguri a Merola ma gli dico che non può permettersi di dare dei fascisti al 45% dei bolognesi». Marco Lisei di Forza Italia considera positiva la campagna elettorale del centrodestra: «Abbiamo costretto Merola a rimangiarsi gran parte di quello che ha fatto, ancora una settimana e votava Lucia. Voglio vedere come governa i prossimi cinque anni».
L’eterno ritorno di Clemente Mastella: il fondatore dell’Udeur ed ex ministro della Giustizia è, infatti, il nuovo sindaco di Benevento. Ha battuto con il 62,88% il candidato del centrosinistra Raffaele Del Vecchio, che ha raccolto il 37,12%. «Siamo l’Italia non grillina che ha avuto un successo clamoroso. Farò il sindaco e posso dare suggerimenti per una forma di ripartenza», il commento di Mastella dal suo comitato elettorale. Poi la dedica alla sua famiglia: «In questi giorni ha subito tante umiliazioni e tante cattiverie». L’avversario lo ha chiamato per congratularsi e Mastella lo punzecchia: «Non mi è piaciuto il suo atteggiamento, forse perchè si è fatto strumentalizzare da chi voleva mantenere il controllo della città. Oggi Benevento si è liberata». Ancor più aspro, però, è Mastella quando, come riporta Il Giornale, parla di Matteo Renzi: «La sconfitta del Partito Democratico è devastante. A Renzi consiglio di giocare su un turno unico l’Italicum, altrimenti perde le elezioni». Del Vecchio dal canto suo aveva già commentato la sconfitta prima che lo scrutinio fosse completato: «Sedere tra i banchi dell’opposizione non mi fa paura, auguri a chi è chiamato a governare per i prossimi 5 anni».
Un dato che a chiusura dello spoglio di questi ballottaggi delle elezioni comunali amministrative esprime bene, forse più di tutti gli altri, anche di quelli macroscopici della sconfitta Pd a Torino e Roma, il dramma del Partito democratico e certifica la sua sconfitta. Per ora su 9 comuni dell’Emilia-Romagna il Pd vince in 2. In Toscana, su 6 vince in 2. In due regioni tradizionalmente rosse si assiste cioè ad un vero e proprio rigetto del Pd. A Bologna Merola (Pd) vince su Borgonzoni con il 54,7%, il Pd vince anche a Ravenna per soli 5 punti, facendo prevalere Michele De Pascale (52,9%) su Massimiliano Alberghini (47%). A Casina vince Stefano Costi (Lista Civica) con il 55,76%, a Cattolica Mariano Gennari (M5s) si impone sul candidato Pd, Sergio Gambini, con il 56%; a Cento vince Fabrizio Toselli (Lista Civica) imponendosi con il 54,07% su Diego Contri (Lega); a Cesenatico Matteo Gozzoli (Pd) diventa sindaco con il 58%, a Finale Emilia Sandro Palazzi (Lega) batte il candidato Pd Elena Terzi e vince con il 62,75%. A Pavullo nel Frignano Luciano Biolchini (61%) si impone su Stefano Iseppi del centrosinistra; a San Giovanni in Persiceto Lorenzo Pellegatti (Lista Civica) diventa sindaco con il 55,9% dei voti a scapito di Tommaso Cotti (Pd). In Toscana ad Altopascio Sara D’Ambrosio (Pd) vince con il 52,37%, a Cascina Susanna Ceccardi (Lega) batte Alessio Antonelli (Pd) con il 50,29%. A Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna (centrodestra) batte il Lorenzo Mascagni (Pd) con il 55%; a Montevarchi Silvia Chiassai (centrodestra) si impone con il 59,4% su Paolo Antonio Ricci (Pd); a Sansepolcro la Lista Civica di Mauro Cornioli si aggiudica il sindaco con il 68,2% battendo Daniela Frullani (Pd); a Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi di Sinistra Italiana batte il candidato Pd Lorenzo Zambini con il 65,5%.
A conclusione dello spoglio di queste amministrative, ecco il bilancio complessivo politico delle elezioni comunali 2016 nei comuni capoluogo al ballottaggio. su 18 città, 6 vanno al Partito democratico e al centrosinistra, 2 a liste civiche, 3 al Movimento Cinque Stelle, 7 al centrodestra. M5s si aggiudica Roma (Raggi), Torino (Appendino) e Carbonia (Massidda). Al Pd e al centrosinistra vanno Bologna (Merola), Caserta (Marino), Latina (Coletta), Milano (Sala), Ravenna (De Pascale), Varese (Galimberti). Il centrodestra conquista i sindaci di Benevento (Mastella), Crotone (Pugliese), Grosseto (Vivarelli Colonna), Novara (Canelli), Olbia (Nizzi), Savona (Caprioglio), Isernia (D’Apollonio). Le Liste Civiche si aggiudicano invece Brindisi (Carluccio), Napoli (de Magistris). I dati e la suddivisione sono tratti dal sito del Viminale, a spoglio pressoché completato.
Ballottaggi 2016, prosegue lo spoglio delle urne di queste amministrative appena concluse. A Roma Virginia Raggi (M5s) con il 67,5% sbaraglia Roberto Giachetti (Pd) fermato sul 32,5%. A Milano invece è minimo il distacco tra Sala e Parisi: Beppe Sala (Pd), mister Expo, è davanti a Parisi con il 51,8% ed è tallonato a due punti di distanza dal candidato del centrodestra (48,2%). Proprio Sala, poco fa, si è lasciato andare su Twitter: “Andiamo a palazzo Marino!”. A Napoli, in una giornata elettorale segnata da accuse reciproche, Luigi de Magistris si è imposto con il 66,8% sul candidato di Forza Italia Gianni Lettieri (33,2%). L’altra sorpresa viene da Torino, dove Chiara Appendino (M5s) si è imposta con il 54,5% su Piero Fassino (Pd), fermatosi al 45,5%. A Bologna Virginio Merola (Pd) si aggiudica Palazzo d’Accursio, aggiudicandosi il 54,9% dei voti e prevalendo su Laura Borgonzoni (Lega) che ha ottenuto il 45,1%. A Trieste, Dipiazza (centrodestra) è il nuovo sindaco con il 52,6% dei voti, dietro di lui Consolini (centrosinistra) si ferma al 47,4%.
Le urne del ballottaggio 2016 per le elezioni amministrative comunali sono chiuse ed i giochi sono fatti, con gli elettori che hanno sentenziato i nomi dei nuovi sindaci che guideranno città come Roma, Napoli, Milano, Bologna e Torino nei prossimi cinque anni. In attesa di conoscere i risultati definitivi, ricordiamo quali sono stati i consensi ottenuti dai vari candidati al primo turno. A Roma Virginia Raggi sostenuta dal Movimento Cinque Stelle ha ottenuto 461.190 voti pari al 35,36% mentre Roberto Giachetti del Partito Democratico ha conquistato 325.835 consensi pari al 24,91% del totale. A Milano Beppe Sala del Partito Democratico ha ottenuto complessivamente 224.156 voti pari al 41,70% mentre Stefano Parisi candidato della coalizione di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) ha raccolto un consenso di 219.218 voti pari al 40,78%. A Napoli il sindaco uscente Luigi De Magistris ha totalizzato al primo turno 172.710 voti pari al 42,82% mentre Gianni Lettieri candidato della coalizione di centrodestra capeggiata da Forza Italia si è fermato a 96.961 voti pari al 24,04%. A Torino il sindaco uscente Piero Fassino sostenuto dal Partito Democratico ha raccolto 160.023 voti pari al 41,83% del totale mentre Chiara Appendino del Movimento Cinque Stelle ha saputo conquistare la fiducia di 118.273 torinesi pari al 30,92%. A Bologna il sindaco uscente Virginio Merola sostenuto dal Partito Democratico ha raccolto 68.772 consensi pari al 39,48% mentre la propria sfidante Lucia Borgonzoni sostenuta da Forza Italia, dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia, ha complessivamente ottenuto 38.807 voti pari al 22,27%. A Trieste Roberto Dipiazza sostenuto da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia ha ottenuto 39.493 voti pari al 40,80% mente il sindaco uscente Roberto Cosolini sostenuto dal PD si è fermato a 28.275 consensi pari al 29,21%. A Benevento Clemente Mastella (Forza Italia e Udc) al primo turno ha ottenuto il 33,66% e Raffaele Del Vecchio (Pd) ha raccolto il 33,23% dei consensi. A Caserta Carlo Marino (PD) riparte dal 45,11% del primo turno contro Riccardo Ventre (Forza Italia) con il 19,54%. A Ravenna Michele De Pacale (Pd) ha raccolto il 46,50% mentre Massimiliano Alberghini (Lega Nord e Forza Italia) si è fermato al 27,97%. A Pordenone Alessandro Cirani (Centrodestra) riparte dal 45,48% mentre Daniela Giust (Pd) dal 33,23%. A Latina Nicola Calandrini (Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 22,17% mentre Damiano Coletta (Lista civica) il 22,11%. A Savona Cristina Battaglia (Pd) ha ottenuto il 31,78% mentre Ilaria Caprioglio (Lega Nord) si è fermata al 26,61%. A Varese Paolo Orrigoni (centrodestra) ha ottenuto il 47,10% dei consensi mentre Davide Galimberti (Pd) ha ottenuto il 41,95%. A Isernia Giacomo D’Apollonio (Fratelli d’Italia) ha ottenuto il 25,14% dei consensi mentre Gabriele Melogli (Forza Italia) si è fermato al 19,13%. A Novara Alessandro Canelli (centrodestra) ha raccolto il 32,77% mentre Andrea Ballarè (Pd) ha ottenuto il 28,40%. A Brindisi Fernando Marino (Pd) riparte dal 32,07% e Angela Carluccio (Lista civica) dal 24,61%. A Carbonia Giuseppe Casti (Pd) ha ottenuto il 36,15% mentre Paola Massidda (M5S) ha ottenuto il 21,95%. A Olbia Carlo Careddu (Pd) ha raccolto il 32,43% dei consensi mentre Settimio Nizzi (Forza Italia) si è fermato al 27,62%. A Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna (centrodestra) il consenso ottenuto è stato del 39,50% mentre Lorenzo Mascagni (Pd) ha ottenuto il 34,52%.
A Roma si votò nel 2013 con la vittoria di Ignazio Marino (centrosinistra) con 664.490 voti pari al 63,93% contro Gianni Alemanno (centrodestra) con 374.883 voti pari al 36,075. A Milano si impose nel 2011 Giuliano Pisapia (Centrosinistra) con 365.657 voti pari al 55,10% ai danni di Letizia Moratti che si fermò a297.874 voti pari al 44,89%. A Napoli Luigi De Magitris (Movimento Arancione) sempre nel 2011 ha battuto Gianni Lettieri con 264.773 voti pari al 65,37% . Il candidato del centrodestra ne ottenne 140.203 pari al 34,62%. A Torino, Piero Fassino (centrosinistra) si impose al primo turno con il 56,66% dei voti per cui non si andò al ballottaggio. A Bologna ugualmente non si andò al ballottaggio con la vittoria con Virginio Merola (centrosinistra) che vinse al primo turno con il 50,46%. A Trieste sempre nel 2011 vi fu il ballottaggio con Roberto Cosolini (centrosinistra) che ottenne la vittoria al con il 57,51% dei voti ai danni di Roberto Antonione (centrodestra) che si fermò al 42,49%. A Benevento non si andò al ballottaggio in quanto Fausto Pepe (centrosinistra) si impose al primo turno con il 51,60% dei voti. A Caserta non si andò al ballottaggio nel 2011 in quanto Pio Del Gaudio (centrodestra) vinse al primo turno con il 52,64%. A Ravenna non si andò al ballottaggio con Fabrizio Matteucci (centrosinistra) che al primo turno ottenne il 54,98%. A Pordenone al ballottaggio si impose Claudio Pedrotti (Pd) con il 59,64% ai danni di Giuseppe Pedicini (centrodestra). A Latina non ci fu il ballottaggio per effetto della vittoria al primo turno di Giovanni Di Giorgi (Centrosinistra) con il 50,96%. A Savona non si andò al ballottaggio con la vittoria al primo turno di Federico Berruti (centrosinistra) con il 57,99% mentre a Varese al ballottaggio vinse Attilio Fontana (centrodestra) con il 53,89% ai danni di Luisa Oprandi (centrosinistra). Ad Isernia le precedente elezioni si sono tenute nel 2013 con la vittoria di Luigi Brasiello (centrosinistra) al primo turno con il 50,54%. A Novara nel 2011 vittoria al ballottaggio per Andrea Ballarè (centrosinistra) con il 52,91% dei voti ai danni di Mauro Franzinelli (centrodestra). A Brindisi nel 2012 vinse al primo turno Cosimo Consales (centrosinistra) con il 53,16% dei consensi. A Carbonia nel 2011 non ci fu il ballottaggio in ragione della vittoria al primo turno di Giuseppe Casti (centrosinistra) con il 62,36%. A Olbia nemmeno ci fu il ballottaggio con la vittoria di Giovanni Maria Giovannelli (centrosinistra) con il 52,37%. Infine, a Grosseto si andò al ballottaggio nel 2011 con la vittoria di Emilio Bonifazi (centrosinistra) con il 57,27% ai danni di Mario Lolini (centrodestra).