Prosegue il dibattito sulla Tav, la linea dell’Alta velocità tra Torino e Lione. Il governo M5s-Lega potrebbe affidare ad un’analisi costi-benefici la decisione sul futuro dei lavori con i penta stellati che spingono per lo stop e i leghisti verso un nuovo via libera. La novità arriva dai governatori delle Regioni del Nord, guidati da Sergio Chiamparino: sono pronti a convocare un referendum popolare in caso di stop della Tav. E il segretario del Pd Maurizio Martina appoggia l’idea. «Penso che abbia ragione da vendere. Se Lega e Cinque Stelle bloccheranno la Torino-Lione facendo perdere all’Italia una occasione straordinaria di modernizzazione, lavoro e sviluppo, noi dovremo promuovere un referendum perché siano i cittadini a fermare questa follia pentaleghista», ha dichiarato Martina alla festa dell’unità di Brescia. Insorge anche Forza Italia: secondo Mara Carfagna e Maurizio Gasparri il blocco delle infrastrutture costerebbe 60 miliardi all’Italia. Stefano Maullu parla di «follia di M5s» e si appella alla Lega affinché eviti il peggio. (agg. di Silvana Palazzo)
MANIFESTANTI CONTRO TAV “PIÙ VICINI AL CANTIERE”
Tra i manifestanti del movimento No Tav denunciati dalla polizia, che durante la marcia di oggi sono arrivati a circa 150 metri dal cantiere della Torino-Lione di Chiomonte, in Val Susa, erano presenti – secondo le informazioni fornite dalla Questura di Torino – alcuni esponenti del centro sociale Askatasuna di Torino liberati di recente dagli arresti domiciliari e sottoposti ad altre misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri del Primo Maggio 2017 a Torino. Come riportato dall’Ansa, i partecipanti denunciati facenti parte del corteo No Tav hanno utilizzato un flessibile per abbattere la recinzione collocata a protezione del cantiere lungo i sentieri della Valle Clarea. Su Facebook nel frattempo esultano gli organizzatori della marcia:”Un risultato straordinario. Siamo riusciti a proseguire lungo il sentiero e ad avvicinarci al cantiere come non succedeva da tempo”. Ancora una volta, dunque, l’opinione pubblica si spacca sulla Torino-Lione, risuonano ancora forti le parole del governatore del Piemonte Chiamparino che si è detto pronto ad “andare fino in fondo” e ad indire un referendum popolare: “Sono pronto a farlo, anche se mi auguro che il governo non prenda una decisione così folle come quella di bloccare una ferrovia che è strategica sotto tutti i punti di vista: economico, ambientale e culturale”. Chi la spunterà? (agg. di Dario D’Angelo)
MARCIA NO TAV, POLIZIA DENUNCIA 20 PERSONE
Durante la marcia del movimento No Tav al cantiere della Torino-Lione di Chiomonte, in Val Susa, i partecipanti del corteo, oltre un migliaio, hanno abbattuto una recinzione posta lungo il sentiero arrivando a circa 150 metri dal cantiere. I manifestanti si sono poi fermanti al “campo delle bandiere”, dinanzi al cordone della polizia. A riportarlo è l’Ansa, secondo cui in questo momento i manifestanti stanno facendo ritorno a Venaus per prendere parte al festival ‘Alta Felicità’, tradizionale appuntamento No Tav in Valle di Susa. Nel frattempo la Questura di Torino ha reso noto che il corteo non era autorizzato e che la polizia ha denunciato una ventina di manifestanti No Tav con le accuse di danneggiamento e inottemperanza a provvedimento dell’autorità in relazione all’inibizione dell’area invasa nei pressi del cantiere della Torino-Lione disposta dal prefetto. (agg. di Dario D’Angelo)
NO TAV IN MARCIA VERSO IL CANTIERE
Il movimento No Tav si mette in marcia verso il cantiere della Torino-Lione di Chiomonte, in Valle di Susa. Ci sono anche famiglie e bambini nel corteo che ha raggiunto le recinzioni del cantiere, sotto la pioggia. I manifestanti, come riportato dall’Ansa, stanno battendo le reti metalliche con alcune pietre. Per ora non si registrano tensioni. “La Valle che resiste. No Tav” recita lo striscione che apre la marcia, tra gli eventi del festival dell’Alta Felicità, manifestazione ispirata alla cultura dello sviluppo sostenibile e all’opposizione alle grandi opere. Partecipano anche leader storici del movimento No Tav, come il valsusino Alberto Perino. «Continuiamo a essere vigili, attenti, non ci fidiamo delle dichiarazioni dei giornali e vogliamo vedere atti concreti perché un governo non opera con selfie, ma attraverso i documenti. Oggi come ieri siamo quindi pronti a resistere». Sono molti i partecipanti provenienti da tutta Italia e, dall’estero, Francia e Slovenia in particolare. (agg. di Silvana Palazzo)
CHIAMPARINO VUOLE UN REFERENDUM. FDI D’ACCORDO
Continua a tenere banco nel dibattito politico il tema della Tav. Contro il possibile arresto dei lavori per la Torino-Lione, Sergio Chiamparino annuncia di essere pronto “ad andare fino in fondo” convocando un referendum popolare. “Sono pronto a farlo, anche se mi auguro che il governo non prenda una decisione così folle come quella di bloccare una ferrovia che è strategica sotto tutti i punti di vista: economico, ambientale e culturale”. Il Presidente della Regione Piemonte si augura che anche i colleghi Giovanni Toti e Attilio Fontana facciano sentire la loro voce. Da Fratelli d’Italia arriva il plauso per le parole di Chiamparino, che di fatto confermano la proposta di referendum sulla Tav lanciata da Giorgia Meloni un mese fa. Osvaldo Napoli, di Forza Italia, si augura solo che il referendum venga considerato dal Governo una cosa seria e non una votazione da fare online. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
BLOCCO TAV, LA POSIZIONE FRANCESE
A ridosso della pausa estiva nel governo M5s-Lega scoppia il caso Tav. Il fronte della Torino-Lione era destinato ad aprirsi, visto che le visioni tra i due partiti sono differenti. In caso di stop ai cantieri, l’esecutivo dovrà tener conto della fitta rete di finanziamenti da restituire, penali da pagare per i contratti già stipulati ed eventuali sanzioni dall’Unione europea. «La Lione-Torino è un progetto importante non solo per la Francia e per l’Italia ma per tutta l’Europa, ed è importante che tutte le parti mantengano gli impegni», fanno già sapere da Bruxelles. In caso di virata, l’Ue potrebbe bloccare i finanziamenti per 5 anni a tutti i progetti per le grandi infrastrutture. La Francia reagisce in maniera veemente. «Siamo desolati che un progetto di questa portata si cancelli per considerazioni puramente politiche», dice il Comitato Transalpine che promuove la linea ad alta velocità Lione-Torino. E dà al governo un ulteriore avvertimento: abbandonare il progetto «costerà tanti, tanti soldi che dovranno essere sborsati senza nulla in cambio». Il delegato generale, Stephane Guggino attacca: «Fatichiamo a vederci chiaro, c’è tanta confusion: com’è possibile cambiare idea nel giro di 4 giorni?». (agg. di Silvana Palazzo)
GRILLO RILANCIA UN POST DEL 2005…
Pur senza alzare i toni, almeno per ora, Matteo Salvini non vuole cedere sulla TAV e dopo l’intervento mattutino nel quale ha commentato le parole del premier Giuseppe Conte in merito a un possibile stop della grande opera (anche se il Presidente del Consiglio ha mandato la palla poi in calcio d’angolo, spiegando che comunque il dossier non è ancora sul tavolo dell’esecutivo), pare che il leader del Carroccio e Ministro degli Interni voglia mettere all’angolo il Movimento 5 Stelle e Palazzo Chigi che sulla questione oggi è uscito allo scoperto sposando una linea che poco piace all’elettorato leghista. Ma intanto, mentre le opposizioni vanno all’attacco e nella maggioranza si avverte una tensione latente non ancora esplosa, a far rumore è soprattutto un post su Facebook di Beppe Grillo, o meglio un repost: il padre nobile dei pentastellati ha infatti riproposto a beneficio dei suoi followers un suo intervento sul blog datato addirittura 2005 e intitolato emblematicamente “I 9 luoghi comuni sulla TAV”, in cui prova a smentire alcune affermazioni che ancora oggi circolano sui media, tra cui quelle secondo cui senza l’alta velocità il Piemonte sarebbe isolato, le linee ferroviarie sono sature di passeggeri e anche il fatto che l’opera attirerebbe capitali privati. Insomma, anche solo con un repost Beppe Grillo sembra aver dato ancora una volta la linea al Movimento e fatto intendere all’altro contraente del patto di Governo che sulla questione della Torino-Lione potrebbe consumarsi il primo, vero strappo del nuovo esecutivo giallo-blu. (agg. di R. G. Flore)
DE LUCA TUONA, “ALL’ESTERO SEMBRIAMO SQUINTERNATI”
Dopo che il premier Conte, prima di fare una parziale retromarcia e affermare che comunque il relativo dossier non è ancora arrivato sul tavolo del Consiglio dei Ministri, ha paventato l’ipotesi che possa arrivare uno stop alla TAV, un tourbillon di dichiarazioni rimbalza dalle agenzia da stampa, soprattutto da parte di esponenti dell’opposizione ma anche di diversi Governatori, segnatamente quello della Regione Piemonte che è parte in causa, ma pure di Giovanni Toti (Liguria) e Vincenzo De Luca (Campania): per quanto riguarda Sergio Chiamparino, quest’ultimo ha parlato di un “moto d’orgoglio” contro la decisione di un esecutivo che sembra voglia andare allo scontro con il Piemonte. Ma non meno duro è stato anche Toti, esponente di spicco di Forza Italia ma vicino da tempo alla Lega che, seguendo la linea del leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha tuonato dicendo che, al pari di Lombardia e Piemonte, anche la sua Liguria ha istituito da anni una cabina di regia per coordinare le politiche di sviluppo e quindi il Governo” dovrebbe rinunciare alle ambiguità” dato che a suo dire la TAV è una infrastruttura necessaria per la modernizzazione del Paese. Più dura e, come è nel suo stile, attaccando a testa basa, è stata invece la dichiarazione di De Luca, governatore dem della Campania: “Veramente si può immaginare di bloccarla?” ha detto il Governatore nel corso di un intervento a Lira Tv, spiegando che la TAV ha cambiato la vita della gente e le penali da pagare in caso di stop sarebbero un aspetto non secondario. E poi la chiusa: “Questa vicenda e quella della TAP viste dall’estero ci fanno sembrare degli squinternati”. (agg. di R. G. Flore)
MAGGIORANZA SPACCATA SULLA TAV
Prima il no, poi il parziale dietrofront spiegando che il dossier non è ancora sul tavolo quindi nessune decisione in merito è stata ancora presa. Le parole del premier Giuseppe Conte a proposito della Tav, come era prevedibile, sono detonate nella giornata già calda per il Governo impegnato nelle nomine Rai e hanno aperto un nuovo fronte polemico. Se le opposizioni criticano questa presa di posizione e Oltralpe gli omologhi francesi chiedono delucidazioni, è all’interno dell’esecutivo giallo-blu che si potrebbe consumare la battaglia più aspra dal momento che, come è noto, la Lega di Matteo Salvini sin dalla campagna elettorale ha spiegato che la priorità è quella di completare la grande opera in Val di Susa. “Occorre andare avanti, non indietro” ha detto il leader del Carroccio, pur non volendo alzare volutamente i toni col Presidente del Consiglio e prendendo anche lui tempo dato che, a suo dire, si attende innanzitutto una valutazione seria dei costi-benefici, come peraltro verrà fatto nel caso di altre infrastrutture strategiche come la Pedemontana, il Terzo Valico e anche, in Puglia, il tanto contestato Tap. Insomma, a parole la spaccatura nella maggioranza si è già consumata e le dichiarazioni di Conte sembrano quasi essere servite a tastare il campo per una resa dei conti che, inevitabilmente, vedrà il Movimento 5 Stelle opposto alla Lega su uno dei tempi-cardine da sempre del programma pentastellato. (agg. di R. G. Flore)
COMITAVO FRANCESE, “CHI SE NE ASSUME LA RESPONSABILITA'”?
Prosegue la querelle a distanza all’interno del governo giallo-verde, circa il futuro della Tav. Il Movimento 5 Stelle si è schierato compatto, invocando la fine dei lavori, mentre dall’altra parte dello schieramento c’è la Lega, capitanata dal suo leader Matteo Salvini, che ha già fatto capire senza troppi giri di parole che bisogna andare avanti. In mezzo c’è il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che ufficialmente non ha ancora ricevuto alcun dossier, come riferito da Palazzo Chigi. Intanto è uscito allo scoperto il comitato francese Transalpine, favorevole alla linea ad alta velocità fra Lione e Torino. Stephano Guggino, delegato generale del gruppo in questione, ha ammesso: «Stamattina siamo venuti a sapere delle posizioni italiane – le parole riportate da IlSole24Ore – seguiamo la situazione con grande attenzione, ma onestamente facciamo fatica a vederci chiaro, perché c’è tanta confusione. Lunedì, su radio 1, il ministro Toninelli dice che la Tav va migliorata, ora dicono che la vogliono bloccare. Mi chiedo come sia possibile cambiare idea così nel giro di 4 giorni?». Quindi la Guggino ha concluso e intimato: «qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NESSUN DOSSIER SUL TAVOLO DI CONTE
Dopo le indiscrezioni uscite questa mattina sulla Stampa, arriva una nota di Palazzo Chigi che prova a rimettere “in ordine” il tutto, spiegando che «il dossier sulla Tav al momento non è ancora giunto sul tavolo del presidente del Consiglio, dunque nessuna decisione e’ stata ancora presa e soprattutto non ci sono state valutazioni al riguardo». Non solo, sempre secondo le fonti di Palazzo Chigi pubblicate da Adnkronos poco fa, il dossier è in fase istruttoria presso il Ministro Toninelli: «è impegnato in una valutazione costi-benefici che poi sarà sottoposta e condivisa con il presidente del consiglio e con l’intero governo. Ad ogni modo la soluzione sarà in linea con quella contenuta nel contratto di governo», concludono le fonti di Governo. Arriva intanto forte la voce del Governatore Piemonte, Sergio Chiamparino, che teme lo stop del Governo ad un progetto considerato fondamentale e con costi di disimpegno troppo più alti rispetto al proseguire i lavori. «Entro settembre faremo un incontro di tutte le rappresentanze economiche, sociali, istituzionali e politiche per far risuonare chiare e forti le voci della società piemontese a favore dell’opera. E’ indispensabile un moto d’orgoglio che impedisca che la nostra regione venga messa ai margini di tutte le relazioni economiche, nazionali e internazionali», ha spiegato il Presidente piemontese che chiama a raccolta anche Toti e Fontana (Liguria e Lombardia). Poi l’appello ‘finale’ rivolto al Carroccio, «Mi auguro che, sulla scorta di quanto dichiarato da Matteo Salvini, i leghisti – che nel loro programma elettorale avevano il completamento del Tav – insorgano per bloccare questa deriva anti-piemontese e contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell’intero Paese».
CAOS TAV: CONTE CON M5S VERSO LO STOP
E ora il caos è servito: dopo che anche il Premier Conte sembrerebbe “allinearsi” alla battaglia del Movimento 5 Stelle contro la Tav (Treni ad Alta Velocità) la Lega di Salvini si ritrova “sola” a combattere sul tema delle Grandi Opere con l’elettorato del Centrodestra tutt’altro che “simile” a quello grillino sull’interrompere i lavori della Tav dopo anni di discussioni e scontri con la Sinistra. Tutto nasce – anzi, ri-nasce – dalle parole riportate dalla Stampa questa mattina del Premier Giuseppe Conte sulla possibilità che «la Tav non si farà più», esattamente quanto voluto dai Ministri Di Maio e Toninelli. In realtà, l’ufficialità di quelle parole manca, con il Presidente del Consiglio che oggi intervistato dal Corriere della Sera non ha toccato direttamente l’argomento (e non ci sembra un caso): ma l’intento, ormai, sembra chiaro da parte del Premier. Fare “digerire” al Movimento 5 Stelle e al suo elettorato il Sì alla Tap e il salvataggio di Ilva e Alitalia, “sacrificando” l’Alta Velocità tra Piemonte e Francia. Nel contratto di Governo Lega-M5s sul tema Tav si legge «ridiscutere integralmente l’infrastruttura», che vuole dire tutto e vuol dire niente: da una parte i grillini vogliono togliere tutto, dall’altro il Carroccio intende mantenere barra dritta sui lavori delle Grande Opere.
SALVINI, “OCCORRE ANDARE AVANTI NON INDIETRO”
Eh sì, perché Salvini questa mattina “nasando” l’aria che tira rilascia un importante dichiarazione-monito per tutto il Governo: «dal punto di vista personale conviene andare avanti e non indietro. Sto garantendo in Piemonte come in Puglia analisi, costi e benefici. L’opera serve? Costa di più bloccarla o proseguire? E questo vale per la Tav, la Tap, la Pedemontana, il Terzo Valico», e poi sottolinea ancora sempre intervenendo a Radio24 per una lunga intervista, «Questo c’è scritto e questo faremo. C’è l’analisi costi-benefici, non è che faccio pagare agli italiani miliardi». E ora, con le dinamiche e gli equilibri di Governo, come la mettiamo? L’impressione è che Giorgetti, uomo-ombra e collante delle due forze di maggioranza, dovrà fare uno sforzo titanico per “riportare” Conte in una posizione di “arbitro non sbilanciato” tra Lega e M5s. Immediata la replica piccata del Pd che teme lo stop di un’opera su cui, tra Renzi e Gentiloni, molto è stato investito (come del resto anche Berlusconi e Monti prima di loro): «Due miliardi di euro di penali, il blocco di finanziamenti europei, 4 mila posti di lavoro a rischio. La follia del governo di bloccare la Torino-Lione la pagherà un Paese intero», ha scritto su Twitter il segretario Maurizio Martina.