Mentre prende sempre più piede l’ipotesi di un esecutivo tecnico guidato da Mauro Monti, si è già aperto il toto-ministri per individuare i membri del nuovo governo.
– Secondo il quotidiano Libero, Silvio Berlusconi avrebbe chiesto e ottenuto da Giorgio Napolitano di garantirgli che una parte dei ministri saranno scelti tra gli esponenti del Pdl. Franco Frattini manterrebbe quindi l’incarico di ministro degli Esteri, Raffaele Fitto quello degli Affari regionali e Gianni Letta conserverebbe il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Francesco Nitto Palma, l’ultimo ministro in ordine di tempo scelto da Berlusconi, resterebbe al dicastero della Giustizia. Mentre Roberto Maroni potrebbe essere riconfermato ministro degli Interni, ma solo a patto che Umberto Bossi appoggi il nuovo governo, cosa che al momento sembra esclusa.
– In pole position per la nomina a ministro dell’Economia ci sono due tecnici che non hanno fatto parte dell’ultimo governo Berlusconi: Giuliano Amato e Fabrizio Saccomanni. E visto che con ogni probabilità il nuovo governo avrà il sostegno dell’Udc, anche Pier Ferdinando Casini avrà un incarico. Ben diverso lo scenario tratteggiato invece da La Stampa, secondo cui i dodici ministri sarebbero tutti delle figure tecniche scelti tra gli esponenti di spicco della società civile, mentre ai partiti resterebbe l’indicazione di viceministri e sottosegretari. Se questa ipotesi si dovesse realizzare, Frattini sarebbe sostituito da Amato nel ruolo di ministro degli Esteri e Lorenzo Bini Smaghi o Fabrizio Saccomanni sarebbero scelti per l’Economia al posto di Tremonti.
– Alla Giustizia andrebbe invece una figura imparziale, ma comunque in grado di superare un veto del Pdl. Enrico Letta, vicesegretario del Pd, potrebbe aspirare invece al ruolo di sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con un ideale turn over con lo zio Gianni Letta.
– Resta però aperta anche una delle prime ipotesi circolate dopo l’annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi: quella di un governo guidato da Giuliano Amato, già in questo ruolo nel 1992 subito dopo l’esplosione di Tangentopoli.
IL FUTURO DI BERLUSCONI – Come scrive Affari Italiani, “se Monti si è raffreddato, il nome più plausibile per la caratura internazionale, l’esperienza, la sua natura bipartisan, il suo spirito di servizio è quello di Giuliano Amato”. Dopo l’addio al governo, resta tutto da vedere che cosa deciderà di fare Berlusconi. C’è chi ha ipotizzato che farà parte del nuovo governo con un ruolo di ministro. In una recente intervista, il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, gli ha chiesto esplicitamente: “E lei adesso cosa farà, è disposto davvero a stare un passo indietro?”. “Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan”, è stata la risposta. Calabresi a quel punto gli ha detto di non crederci, e a quel punto il Cavaliere ha aggiunto: “Beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale, quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo”.
(Pietro Vernizzi)