Su 80 miliardi di euro per la crescita annunciati con il decreto sviluppo, soltanto uno sarebbe reale. A sostenerlo è il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha commentato il varo degli aiuti all’economia con le seguenti parole: “C’è un solo miliardo, 79 sono virtuali. Rispondo con un sorriso perché stamattina leggendo i giornali ho visto nelle prime pagine che erano stati stanziati 80 miliardi. Poi leggendo l’articolo ho capito che un miliardo era reale e 79 virtuali, si attiveranno se tutto andrà bene”. Per Franco Bechis, vicedirettore di Libero, “la cifra reale sarebbe ancora inferiore. Per arrivare a 80 miliardi ci vorranno 896 anni”.
Bechis, è vero che come dice Alfano c’è soltanto un miliardo reale?
No, secondo me ce n’è meno. Basta vedere la relazione tecnica, il calcolo della Ragioneria generale sul costo di ogni norma, dove si parla di 104 milioni su quest’anno, 89,6 milioni sull’anno prossimo, 240 milioni sul 2014. Arriveremo a più di un miliardo nel 2024, per fare 80 miliardi ci vorranno 896 anni.
Monti pensa di rimanere in carica così a lungo?
Questo non lo so, occorre però tenere conto del fatto che alcune norme del decreto sviluppo si limitano a spostare soldi da un capitolo all’altro. Se ci sono due miliardi di fondi sulle leggi per il mezzogiorno, gli incentivi alle imprese dell’82 e così via, e li spostiamo in un fondo unico per le imprese, quella somma non va considerata perché non aggiunge nulla. E’ possibile che il decreto sviluppo possa muovere cifre un po’ più consistenti attraverso i nuovi strumenti finanziari messi a disposizione dal governo, come le cambiali finanziarie per le piccole e medie imprese e i project bond per le imprese di costruzioni. Interventi che in teoria non hanno costo per le casse pubbliche, ma che potrebbero diventare alternativi ad altri strumenti finanziari come i titoli di Stato, rispetto a cui hanno lo stesso trattamento fiscale, o le obbligazioni, rispetto a cui hanno un trattamento fiscale migliore. In questo modo è possibile quindi che si liberi qualche risorsa in più.
E’ indubbio però che gli 80 miliardi tondi facciano il loro effetto …
Mi sembra che la dichiarazione sugli 80 miliardi di euro facciano il paio con l’uscita un po’ improvvida fatta da Monti sulle liberalizzazioni, quando affermò che valevano fino a 10 punti di Pil. In realtà prima di arrivarvi passeranno altri 100 o 200 anni, che comunque sono di meno di 896 anni. Capisco che Monti pensi all’interesse del Paese nel lungo periodo, forse però in questo caso per usare un eufemismo sta un po’ esagerando.
Viste le condizioni dei nostri conti pubblici, Monti avrebbe potuto fare di più?
I conti pubblici stanno andando peggio delle previsioni. Il governo ha sottoscritto dei patti con l’Ue per il rientro dal deficit che è difficile rispettare. L’andamento dell’economia, anche grazie agli interventi della manovra salva Italia, è peggiore rispetto alle previsioni, e quindi anche le entrate saranno inferiori. Senza rivedere i patti con l’Ue obiettivamente i soldi non ci sono. Lo dimostra del resto lo stesso decreto sviluppo, che pretende di riuscire a muovere la nostra economia con 104 milioni nel 2012 e 89 nel 2013, proprio nel momento in cui la crisi è più forte. Bisognava mettere in chiaro fin da subito che il pareggio di bilancio era un obiettivo irraggiungibile. Andava quindi rinviato di due o tre anni, come ha fatto anche la Spagna.
Difficile però convincere la Merkel ad accettare una rinegoziazione dei patti …
Se i soldi non ci sono non è colpa di nessuno, è meglio però evitare di sbandierare interventi irrealizzabili. L’idea che l’effetto annuncio degli 80 miliardi di euro possa sortire effetti positivi sui mercati è ingenua, perché prima o poi la realtà si impone sempre rispetto alla propaganda.
Al nostro governo però piacciono molto gli annunci …
E’ così purtroppo. Basti pensare alla conferenza stampa organizzata da Monti, Grilli e Passera per annunciare che con quattro decreti lo Stato avrebbe avviato il pagamento del suo debito nei confronti delle imprese. Avevano fornito addirittura tutte le istruzioni, in allegato c’era un modello per presentare domanda alla pubblica amministrazione che deve i soldi alle imprese. Da allora è passato un mese e il decreto non c’è ancora. Quell’annuncio ha avuto quindi un “effetto harakiri”, perché se l’obiettivo era quello di fare pubblicità al governo, ci si mette poco a rendersi conto che non ha mantenuto le promesse. Un’impresa che rischia di chiudere perché lo Stato non paga i suoi debiti, di fronte a questa vicenda si sente doppiamente presa in giro.
Possibile che il governo tecnico non sappia fare i conti?
Un presidente del Consiglio e un ministro dello Sviluppo non dovrebbero mettere la faccia su una cosa che non è vera. E’ un comportamento di cui non riesco a capacitarmi, la loro non è imperizia, è qualcosa di peggio: in questo caso si tratta anche di malafede.
(Pietro Vernizzi)