I bookmakers danno l’ascesa di Mario Monti a Palazzo Chigi cento a uno contro qualunque altra ipotesi. Dopo le dimissioni di Berlusconi, una volta approvato il maxiemendamento alla legge di stabilità contenente le indicazioni europee, sarà la volta del governo tecnico. Che, secondo Alfredo Mantovano, deputato del Pdl, ex An, contattato da ilSussidiario.net «non potrà mai essere esclusivamente tecnico. Qualunque soluzione necessità di un certo tasso di politicità». Non a caso, proprio dagli ex An (Alemanno, Gasparri, La Russa, Urso, Ronchi, Matteoli) giungono i più sentiti malumori. Con toni e sfumature diverse, sono tutti contrari a un esecutivo che non sia di natura politica. «Mi pare che i margini di discrezionalità lasciati all’Italia non siano molto ampi. Tuttavia – spiega Mantovano – tra le larghe intese a guida tecnica e composte unicamente da ministri tecnici e le elezioni anticipate, si può compiere ancora qualche scelta; e dar vita a un’ipotesi intermedia di equilibri maggiore».
Mantovano spiega la sua via di mezzo: «se il mondo della finanza e delle istituzioni europee spinge per una guida tecnica, mi chiedo se un tale approccio sia obbligatoriamente applicabile, oltre che alla presidenza del Consiglio al ministero dell’Economia e ai ministeri economici, anche alle altre realtà istituzionali. Per esempio, ai ministeri di Cultura, Istruzione o Giustizia». C’è, poi, in ballo un’altra grande questione. «Mi sembra, inoltre, inevitabile che nell’ipotesi in cui si punti a concludere la legislatura con un governo a guida tecnica, il nodo della legge elettorale sia ineludibile. E, una discussione su un tale provvedimento è palesemente politica». Quindi, non resta che chiedere alcune assicurazioni. «Posto, quindi, che siamo obbligati a certe scelte, prima di dare la fiducia al nuovo governo, il Pdl e gli altri partiti dovrebbero chiedere garanzie circa la modifica della legge elettorale, nella direzione del mantenimento del bipolarismo e di una maggiore rappresentatività mediante la reintroduzione delle preferenze». Sulle ipotesi di scissioni, si dimostra decisamente scettico. «Nella stessa ex An le posizioni non sono precisamente sovrapponibili. Quelle di Matteoli sono diverse da quelle di Alemanno, come, a loro volta, lo sono quelle di Gasparri e La Russa. C’è un dibattito in corso che non è riconducibile a un unico punto di vista».
Altrettanto improbabile è il ricongiungimento con Fini. «Questo, ormai, è un discorso abbondantemente superato. Va sottolineato come, dopo la sua uscita dal Pdl, tutti noi ex An siamo rimasti nel Pdl, abbiamo mantenuto le posizioni, e ci sentiamo a pieno titolo parte integrante del partito. Caso mai, alcuni membri di Fli sono tornati indietro».
(Paolo Nessi)