Il governo M5s-Lega è nelle cose e si farà, è solo questione di tempo. Ne è convinto Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione oggi alla guida de Il Dubbio. Ma non tutto potrebbe andare come previsto. Archiviato il vertice di Arcore e la grigliata Di Maio-Grillo-Casaleggio, ieri è stato il giorno delle bordate tra Salvini e il capo politico di M5s. Governo centrodestra-M5s al 51 per cento, ha detto Salvini all’indirizzo di Di Maio. Pronta la risposta: zero per cento di possibilità. Il veto assoluto di Di Maio nei confronti di Berlusconi rende l’ipotesi impraticabile. Nel fine settimana Giorgetti (Lega) aveva chiesto a tutti un passo indietro, come condizione alla quale un accordo (su una figura terza) è ancora possibile. Ieri, invece, il voto è parso improvvisamente più vicino.
Sarà così, Sansonetti? Torneremo presto alle urne?
A me pare che il problema, più che Di Maio, sia Salvini. Il 4 marzo hanno vinto i populisti, che hanno preso più del 50 per cento. Però sono divisi in due partiti, M5s e Lega. In qualsiasi altro paese al mondo avrebbero già fatto il governo insieme.
Perché il problema secondo lei si chiama Salvini?
Salvini senza Berlusconi si sente debole. Però c’è poco da fare, l’alleanza di centrodestra è innaturale, Berlusconi non è più quello di 15 anni fa, si è spostato su posizioni moderate, centriste. Oggi è vicino alla Merkel. Come può Salvini andare a braccetto con la Merkel?
Allora il centrodestra è destinato a rompersi.
Io penso di sì, e penso che alla fine Salvini farà il governo con Di Maio. Però capisco che per lui è una prova complicata, perché andrebbe al governo in una posizione di debolezza.
Appunto. E non ci casca.
Sì, ma non può pretendere di rappresentare il centrodestra. E’ solo l’ala leghista e nordista del populismo. Se ha preso meno voti di Di Maio non può farci nulla. Per il resto, tutti parlano di crisi complicata, ma non è vero. E’ tutto chiarissimo. Si sa molto bene chi ha la maggioranza, no?
Insomma bisognerebbe essere coerenti e trarne le conseguenze. I programmi sono o non sono un problema?
No che non lo sono. Sul programma Di Maio e Salvini sono d’accordo. Flat tax e reddito di cittadinanza sono due ballon d’essai. Nessuno dei due crede né a una cosa né all’altra.
Davvero?
Ma certo. E hanno già rinunciato. Di Maio ha spiegato cos’è il reddito di cittadinanza, ma se ce lo diciamo con parole nostre ci accorgiamo che non è altro che una cassa integrazione. Dal canto suo, Salvini sa benissimo che non si possono portare le tasse al 15 per cento.
Allora dove sta la questione?
Non si trovano d’accordo su chi fa il premier.
Salvini ha già fatto passi indietro, Di Maio non ci pensa.
Se Di Maio accettasse si sbloccherebbe tutto. Andrà così, anche se non ho facoltà divinatorie. Non c’è nessun altro accordo possibile: Berlusconi e il centrosinistra non hanno la maggioranza, come fanno a fare un governo?
A proposito, Forza Italia e Pd sono destinati a diventare un unico partito?
Destinati non lo so, ma da qui a due-tre anni può darsi che succeda. Dopotutto sono l’ala destra e l’ala sinistra di una formazione moderata.
Il suo scenario è avvalorato dal fatto che Di Maio e il Gotha di M5s, secondo quanto riporta Affari Italiani, starebbero pensando di mettere nel cassetto il diktat dei “due mandati e poi a casa”. Ovvero, più possibilità di rimanere sulla scena a fare politica.
Se M5s cede sul premier, e va da Salvini a dire “facciamo il governo insieme, lasciamo fuori tutti gli altri, concordiamo insieme il presidente del Consiglio”, come fa la Lega a dire di no?
Dunque è solo questione di tempo.
Sì. A volte però il tempo invece di far digerire le cose le manda di traverso. E’ imprevedibile.
Cosa potrebbe succedere?
Che si vada alle elezioni anche se nessuno lo vuole. Quasi nessuno.
C’è chi dice che Mattarella voglia un governo nei pieni poteri per fine giugno, quando ci sarà il Consiglio europeo sulla riforma dell’eurozona. Secondo altri, non vorrebbe sciogliere le camere per permettere a FI e Pd di rafforzarsi e sopravvivere.
Mattarella è molto esperto e molto bravo, ma né lui né nessun altro è in grado di prevedere i flussi elettorali. Io non credo che il risultato si scosterebbe di molto, ma non si può escludere nulla: gli spostamenti potrebbero favorire sia il Pd sia i 5 Stelle. E poi è improbabile che in un voto a ottobre Salvini e Berlusconi si presentino ancora uniti.
Però Salvini al nord ha conquistato i collegi uninominali anche con i voti di Forza Italia.
Ma da solo potrebbe anche prendere di più. Ci sarebbe un pezzo di elettorato che vota Salvini proprio perché non è alleato con Berlusconi. Se si dividono, può darsi benissimo che Salvini rubi voti ai 5 Stelle. Anzi, ti tirò che Salvini secondo me è l’unico che ha da guadagnarci a tornare al voto.
Cosa pensa del rapporto patologico tra Pd ed M5s?
Sono assolutamente incompatibili; hanno due idee di democrazia completamente diverse, ammesso che M5s ne abbia una. Quelli che dicono “sediamoci e parliamo” stanno pensando solo alla lotta interna. Ai 5 Stelle è più avvicinabile Berlusconi del Pd.
Addirittura. Nonostante il veto assoluto nei suoi confronti.
Berlusconi è molto cambiato, ma la sua forza all’inizio affondava nel populismo, non dimentichiamolo. Il populismo in Italia lo ha cominciato Berlusconi, mica Grillo.
E poi?
E poi Grillo gli ha portato via un sacco di voti; non è vero che M5s ha rubato voti solo al Pd. Come concezione della politica e anche come programmi, pensa solo alla componente liberista, Grillo è molto più simile a Berlusconi che al Pd. Ovviamente non sto dicendo che sono la stessa cosa.
Però il mantra “onestà, onestà” è estraneo al al berlusconismo.
Ma anche ai grillini. Hanno dentro più truffatori loro di tutti gli altri, mi pare, no?
(Federico Ferraù)