Ricapitalizzazione pubblica, ma anche ritorno al listino e poi un giro di nomine. Dopo un periodo lontano dai riflettori – certamente con un minimo sollievo dei vertici e della città di Siena – il Monte dei Paschi torna al centro della cronaca finanziaria con l’annuncio che Tesoro italiano e Unione europea hanno formalizzato l’accordo sulla messa in sicurezza. L’avvitamento finale delle Popolari Venete ha ampiamente rubato la scena a Rocca Salimbeni, che tuttavia – a sei mesi dal varo originario del decreto salva-banche – deve ancora concretizzare l’intero manovra di stabilizzazione del più grave dissesto bancario nazionale.
Ora tutto è pronto per l’effettiva ricostituzione patrimoniale, alla fine stimata in 8,1 miliardi (con un leggero sconto rispetto al picco di 8,8 miliardi della più severo stress test da parte della vigilanza Bce). Lo Stato italiano verserà poco meno di 4 miliardi (dal plafond di 20 cui verranno attinti anche gli aiuti para-pubblici all’acquisizione delle Popolari venete da parte di Intesa Sanpaolo) Altri 4 miliardi abbondanti saranno al servizio della conversione dei bond subordinati in azioni. Sul canovaccio seguito per le banche greche, i possessori di bond subordinati Mps aderiranno a un concambio differenziato: i più rischiosi titoli “Tier 1” saranno convertiti in azioni al 75% del valore nominale, mentre i Tier 2 (posseduti principalmente dai risparmiatori individuali) al 100%. Nessun impatto è invece previsto per chi possiede obbligazioni “senior” Mps e tanto meno per i correntisti o per chi è esposto verso la banca con un mutuo. La regola del cosiddetto “burden sharing” si fermerà infatti ai bond subordinati, altre categorie di portatori di interessi non soffriranno oneri o danni per il salvataggio.
Le azioni del gruppo senese, sospese da oltre sei mesi in Piazza Affari, puntano alla riammissione subito dopo l’iniezione di mezzi freschi pubblici e lo swap bond/equity. Toccherà comunque alla Consob fissare la data del ritorno agli scambi, La legge Salva-Risparmio prevede che il valore delle nuove azioni emesse dalla banca sia il minore tra il prezzo di riferimento medio degli ultimi 30 giorni di negoziazione e quello determinato sulla base del patrimonio. In questo secondo caso il Monte ripulito e ricapitalizzato quoterebbe al 100% del valore patrimoniale.
Dopo i ritocchi statutari necessari a dar spazio alla presenza del Tesoro – presenza ingombrante ma necessaria – quasi inevitabile una rivistazione della governance: dove comunque la posizione del Ceo Marco Morelli non sembra in discussione. La presenza alla presidenza di Alessandro Falciai – ancora in veste parziale di garante locale – sembra invece destinata a essere avvicendata con una figura di presidio pubblico. Carlo Salvatori – banchiere di lunghissimo corso apprezzato sia dal mercato che dalle authority di vigilanza – è candidato accreditato: ma non senza la concorrenza del fiorentino Lorenzo Bini Smaghi, ex membro dell’esecutivo Bce e attuale presidente del consiglio di sorveglianza di Société Gènérale.