Enrico Letta ha spiegato di non poter iniziare il suo discorso per ottenere la fiducia senza prima fare un accenno personale e senza esprimere un senso di gratitudine profonda verso chi, con estrema generosità e con un profondo e antico senso della lealtà, lo ha sostenuto anche in questo difficile e fondamentale passaggio. Dopo aver fatto il nome di Pierluigi Bersani, quasi tutto il Parlamento ha iniziato ad applaudire l’ex segretario del Pd. Lui, dal canto suo, ha chinato al testa in segno di ringraziamento. Dicono che fosse commosso. Non sarebbe, tuttavia, la prima volta in cui gli vengono attribuiti comportamenti che, in realtà, non gli appartengono. Dopo l’insuccesso della votazione di Romano Prodi, Bersani era stato visto con la testa tra le mani, e si era detto che stava piangendo. In suo soccorso era giunta la moglie che, in via del tutto inedita, aveva deciso di parlare pubblicamente per smentire le voci sul marito: «è un gesto per lui abituale, lo fa anche quando ride. No, non è tipo da queste cose». In ogni caso, al termine del discorso del presidente del Consiglio, l’ex ministro per lo Sviluppo economico ci ha tenuto a tessere le lodi di Enrico Letta, dicendosi convinto che si tratti della corretta impostazione e che il voto di fiducia al governo sarà decisamente convinto.