Gli eventi hanno estinto la speranza di un centrodestra riqualificato in chiave europea, reso presentabile agli occhi dei partner internazionali e del Ppe, inscritto nella tradizione del popolarismo italiano. Il 2 ottobre, i cosiddetti governativi guidati da Alfano sembravano in procinto di riuscire nell’impresa. Per la prima volta, Berlusconi era stato messo in minoranza nel partito di cui è padrone, ed era stato costretto a votarsi contro. Qualcosa è andato storto, perché Berlusconi, da allora, ci ha messo ben poco a riorganizzarsi e riprendersi il partito. Lo ha fatto, semplicemente, cancellandolo, e fondandone un altro. Poco importa che si chiami come il primo. A questo punto, che senso ha la richiesta di Alfano di indire le primarie? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano.
Perché Alfano ha chiesto le primarie?
Da parte di Alfano, mi pare il tentativo di alzare il prezzo nella trattativa in corso nel Pdl.
Che trattativa?
Berlusconi, per quanto indebolito dalla decadenza, sta tentando di tenere unito il partito. Alfano, quindi, chiede delle condizioni che, tuttavia, potrebbero anche non verificarsi: Berlusconi dovrà, cioè, continuare e sostenere il governo e, nella distribuzione delle cariche del nuovo partito, tenere conto della corrente di Alfano, applicando il manuale Cencelli.
Le primarie saranno concesse o no?
Ma no, figuriamoci che la prima volta in cui Alfano le chiese aveva con sé tutto il partito mentre ora è pure in minoranza.
Cos’è andato storto nel piano di Alfano del 2 ottobre?
Ha dimostrato ancora una volta di non aver il quid. Inoltre, il 2 ottobre, avrebbe dovuto rompere sulla fiducia. In futuro, qualunque strappo sarà in merito alla decadenza: se i moderati non accetteranno di legarla alla tenuta del governo, laddove Berlusconi lo richiedesse, saranno additati come traditori.
Chiedere le primarie, da parte di Alfano, non potrebbe essere un modo per riaffermare la sua prospettiva politica?
Se anche fosse, il suo ragionamento non fa i conti con la situazione di Berlusconi. A questo punto, infatti, prima di compiere qualunque passo dovrà attendere l’esito della decadenza. Anche in seguito, tuttavia, Alfano sa benissimo che, seppure interdetto e ai domiciliari, Berlusconi resterà pur sempre il leader del partito. Inoltre, perché chiedere oggi le primarie se, verosimilmente, non si andrà a votare prima del 2015. Al ministro dell’Interno, inoltre, non può di certo essere sfuggito il fatto che ci attende il semestre di presidenza europea.
Berlusconi potrebbe far cadere il governo?
Non credo che sia un evento probabile. Non è escluso che Berlusconi tenti un blitz. Ma la classe politica che risiede in questo Parlamento farà di tutto per sopravvivere almeno fino alla fine della legislatura, ed evitare di andare a casa dopo solo un anno. Può anche darsi, quindi, che si ipotizzi una strada alternativa, quale il passaggio di Berlusconi all’opposizione senza bisogno che il governo cada su un voto di fiducia. Il prezzo di questa operazione, tuttavia, sarebbe evidentemente la scissione dai governativi.
La vicenda Cancellieri potrebbe far precipitare gli eventi?
Il Pdl sta cercando di strumentalizzarla. Tuttavia, al limite rappresenterà il pretesto per dar luogo ad un rimpasto.
Berlusconi, ora che è noto il giorno in cui si voterà la decadenza, ha detto che Napolitano è ancora in tempo per concedergl la grazia. Come legge questa sua affermazione?
Più volte, in passato, ho scritto dell’esistenza di una sorta di patto tra Berlusconi e Napolitano basato, probabilmente, su una sorta di equivoco; per intenderci, Berlusconi spera in una sorta di grazia motu proprio che, in ogni caso, il Quirinale non concederà.
(Paolo Nessi)