La campagna elettorale è ufficialmente iniziata. Alfano, Berlusconi e Brunetta mandano a casa Monti dopo aver espresso giudizi che, come ha sottolineato una recente nota del Colle, “costituiscono, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del governo e della sua linea d’azione”. Il presidente del Consiglio “non ritiene pertanto possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni”. A convincere Monti sarebbe stato innanzitutto l’affondo di Alfano, che venerdì scorso alla Camera ha chiaramente detto di “considerare conclusa l’esperienza del governo” tecnico. Il colpo di grazia è poi arrivato da Brunetta che, con tanto di grafici e dati, ha praticamente definito disastroso per l’Italia quest’ultimo anno di esecutivo. Ma che fine farà adesso Mario Monti? IlSussidiario.net lo ha chiesto a Leonardo Morlino, professore di Scienza della politica all’Istituto italiano di Scienze umane (Sum) di Firenze.
Professore, come ha reagito alle dimissioni di Monti?
Quella di Monti è stata una reazione estremamente ragionevole. Il Pdl, sottolineando gli aspetti negativi di quest’anno di governo, ha assunto una posizione che ovviamente si avvicina a quella della Lega, praticamente annunciando l’inizio della campagna elettorale. Monti ne ha semplicemente preso atto, decidendo di dimettersi. Per il momento si tratta quindi di un gesto giusto e doveroso, anche se adesso bisognerà capire che cosa deciderà di fare.
Cosa crede farà Monti?
Se tutte le forze centriste moderate, da Fini a Montezemolo, riuscissero a costituire un cartello adeguatamente ampio, avrebbero certamente la possibilità di sostituirsi, con questa legge elettorale, a ciò che è stato il Pdl fino ad oggi. Questo potrebbe effettivamente essere il potenziale possibile scenario, enormemente sostenuto da Monti se decidesse di inserire il suo nome in una lista. Se poi lo farà davvero sarà più chiaro solamente nelle prossime settimane.
Monti candidato, Monti premier, Monti al Quirinale. Quale ipotesi è più realistica?
I possibili scenari cambiano in base all’evoluzione di altre condizioni. Nel caso in cui il Pdl si fosse realmente ricostituito, rafforzato, e avesse fatto le primarie, probabilmente la soluzione più ovvia sarebbe stata quella di vedere Monti al Quirinale.
Nella situazione attuale invece?
In una condizione come quella a cui stiamo assistendo, con i moderati che tentano di dare una spallata al centrodestra e di ridurre notevolmente il Pdl, Monti potrebbe anche essere il capo di un governo politico oppure, molto più probabilmente, un superministro dell’Economia in un governo Bersani. Anche in questo secondo caso, però, con una vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni e con un centrodestra ricostituito ma estremamente indebolito, Monti potrebbe comunque puntare al Quirinale perché rappresenterebbe un elemento molto importante di garanzia per l’estero e per i mercati.
Visto il definitivo stallo sulla legge elettorale, crede che più avanti potrà realizzarsi anche un Monti bis?
Questo dipende molto dal risultato elettorale. Personalmente mi aspetto la vittoria del centrosinistra, quindi non vedo probabile l’ipotesi di un Monti bis, ma più che altro un governo Bersani in cui Monti, come ho detto, potrebbe ricoprire il ruolo di ministro dell’Economia oppure ricevere il sostegno verso il Quirinale.
Ma Bersani non potrebbe preferire Prodi al Quirinale?
Questo è assolutamente vero. La tentazione di “rispolverare” Prodi certamente ci sarebbe, però bisogna anche dire che solo Monti riuscirebbe a garantire un certo prestigio e sicurezza di fronte ai mercati. Se ci fosse la reale possibilità, probabilmente per un eventuale governo di centrosinistra sarebbe perfetto sistemare Prodi al Quirinale e Monti come superministro dell’Economia, ma al momento i vari scenari che abbiamo ipotizzato sono equamente possibili.
(Claudio Perlini)