Un percorso a ostacoli, in cui ogni passo falso potrebbe costare caro. Non bastava introdurre una nuova e quanto mai sgradevole imposta; era necessario pure complicare la vita a chi dovrà pagarla. Il modello F24, con il quale deve essere versato l’acconto dell’Imu, entro il 18 giugno, è composto da alcuni elementi di tutt’altro che facile interpretazione. Tra caselle, sbarramenti, calcoli, codici e detrazioni varie, l’insidia è dietro l’angolo e gli errori potrebbe tramutarsi in sanzioni. Claudio Santarelli, avvocato esperto di patrimonio immobiliare, spiega a ilSussidiario.net come il cittadino possa evitare di incapparci.
Sui codici di tributo stabiliti dall’Agenzia delle entrate, non ci dovrebbero essere particolari problemi. Si dovrà usare, per quanto riguarda i fabbricati diversi dalla prima abitazione, il codice 3918 per la quota del 50% spettante al Comune e il 3919 per il 50% spettante allo Stato. Per le abitazioni principali e per i fabbricati rurali strumentali, invece, il codice è uno solo per categoria; ovvero, rispettivamente, il 3912 e il 3913. Detto questo, di norma, quando ci si reca dal Caf o dal proprio commercialista per il calcolo dell’imposta, tali codici vengono forniti automaticamente. Non si avesse modo di parlare con un Caf o con un fiscalista, è ricavabile dal Comune stesso.
Anche quello va messo a mano e, ovviamente, sarà il 2012, l’anno a cui si riferisce l’imposta.
Va indicata in fondo, nelle caselle riguardanti il numero di rate e l’acconto. Va segnalata con estrema precisione. Se si fa una dichiarazione unica per nucleo familiare, non ci sono problemi. Se le dichiarazioni, invece, sono più di una, occorre parcellizzarle. L’eventualità può verificarsi, ad esempio, nel caso in cui i coniugi vivano in abitazioni diverse (perché, magari, separati) e solo uno dei due, quindi, ha diritto alla detrazione; oppure, nel caso in cui i coniugi abbiamo la residenza uguale ma la dimora abituale diversa.
Probabilmente, sarebbe stato meglio modificare la prima rata, spostandola in avanti nel tempo, magari ai primi di settembre. Per il momento, infatti, molti comuni non hanno ancora emanato i decreti attutivi con cui fissare le aliquote e, rispetto alla determinazione dei vari parametri, ci si basa su dati approssimativi. Resta il fatto che, una volta pagato l’acconto, sarà comunque necessario, prima o poi, determinare l’ammontare totale. Sia che si stabilito di pagare in due rate che in tre. Il che non sarà semplice.
In teoria, per la mancata o erronea dichiarazione e per il conseguente mancato o erroneo versamento, sono previste della sanzioni. Da quanto si evince, almeno sulla prima rata, sia per chi è intenzionato a pagarne due che per chi è intenzionato a pagarne tre, l’Agenzia delle entrare, benché difficilmente rinuncerà a sanzionare gli errori, con ogni probabilità emanerà delle circolari in cui spiegherà quali sono quelli meritevoli di sanatoria. Una cosa, infatti, è sbagliare la determinazione dell’importo di una riga. Altro conto, indicare solo una riga e lasciare tutte le altre vuote.