Dentro o fuori il Regno Unito? Il giorno per decidere è arrivato, ed è oggi: i cittadini scozzesi – dalle 7.00 alle 22.00 – voteranno il referendum che decreterà il destino della Scozia del loro Paese. Se le conseguenze di una vittoria del “sì” provocherebbero un terremoto politico, costituzionale ed economico per tutta la Gran Bretagna, cosa succederà invece se a vincere sarà il “no”?
Lo status quo, dunque, se il risultato del referendum in Scozia dovesse veder prevalere il “no”, verrebbe preservato e l’Union jack continuerà a sventolare tinta di blu. Ma nonostante questo non bisogna pensare che tutto rimarrà invariato anche nel caso in cui il popolo scozzese dirà di no alla secessione. Il rapporto e l’equilibrio attuale fra Westminster e Holyrood cambierà e un eventuale esito negativo della consultazione del referendum non congelerà il processo di devoluzione già in atto. Un esempio? Il Parlamento di Londra ha approvato una serie di provvedimenti – che entreranno in vigore nei prossimi mesi – che daranno l’autorità al governo di Edimburgo di stabilire le aliquote d’imposta (a seconda del reddito) sui propri cittadini. Una vittoria del “no”, secondo le stime e i sondaggi, arriverebbe comunque per un massimo di 55% dei voti, indi per cui sarebbe impossibile e sbagliato ignorare un 45% (se non di più) di elettori secessionisti. Se la Scozia si troverà obbligata a rimandare o rinunciare alle proprie istante indipendentiste il governo scozzese non farà mancare pressioni su Londra in ottica di mantenere la Gran Bretagna all’interno dell’Unione Europea: magari, chissà, potrebbe aumentare l’influenza di Edimburgo sulle decisioni di politica estera. Infime, anche in caso di esito negativo, il Regno Unito si potrebbe vedere consigliato a rivedere la propria struttura costituzionale in quanto a trasferimento di competenze.