Berlusconi è rimasto mesi nell’angolo, dando l’impressione di essere del tutto disinteressato a quanto, nel frattempo, accadeva nella politica italiana. Addirittura, mentre si votava per le amministrative, stava in Russia, a festeggiare il compleanno di Putin. Pare, invece, che negli ultimi tempi abbia deciso di tornare al centro della scena. Il che, sta sempre più incrinando la suggestiva armonia che ha regnato, nei primi mesi del governo Monti, tra il Pdl, il Pd e l’Udc. La forzosa convivenza è messa a repentaglio, in particolare, da alcune sortire dell’ex premier sull’euro. Dopo aver ripetuto più volte che converrebbe uscirne, ha prospettato l’ipotesi di emettere euro con la nostra Zecca di Stato per poi schierarsi contro la Germania auspicandone l’uscita dalla divisa unica come unica soluzione per un reale rafforzamento della Bce. Una serie di prese di posizione che stanno inquietando il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Secondo il quale, il fantasma delle elezioni anticipate si sta sempre più concretizzando. «Il rischio del voto a ottobre esiste davvero», ha dichiarato a margine dell’assemblea dei circoli del Pd, aggiungendo: «D’altronde tutte le dichiarazioni e le azioni del Pdl delle ultime settimane portano lì». Abbiamo chiesto a Peppino Caldarola quali scenari si potrebbero prefigurare.
Bersani potrebbe avere ragione?
Il rischio, in effetti, c’è. E’ costituito, da un lato, da una sorta di impasse del governo Monti che sta dando l’impressione di annaspare di fronte alle difficoltà. Dall’altro, nel Pdl e, in particolare, in Berlusconi, si sta facendo sempre più strada l’idea di avvicinare lo scontro elettorale per trasformarlo nell’ennesimo referendum tra la sinistra e Berlusconi.
Crede che il Pdl realmente intenda uscire dall’euro?
E’ più probabile che intenda intercettare quel bacino elettorale composto da chi mantiene un atteggiamento diffidente nei confronti della divisa unica piuttosto che da chi è decisamene contrario. C’è la convinzione che potrebbe avere successo una linea tesa ad addossare tutte la colpe alla Germania e all’euro e ad alimentare l’euroscetticismo; il quale, tra l’altro, se ci ricordiamo il Tremonti di qualche anno fa, fa parte della natura del Pdl.
In ogni caso, i tempi tecnici consentirebbero l’effettivo ricorso alle urne anticipate?
I tempi sono estremamente ridotti. Dovremmo immaginarci una crisi di governo entro la prossima settima. Al limite, subito dopo il vertice europeo del 28 giugno, dove Mario Monti illustrerà all’Assemblea del Consiglio europeo quanto fatto sinora per l’Italia.
A quel punto, come reagirebbe Napolitano?
Lui, come ha fatto lasciato più volte intendere, è assolutamente contrario alle elezioni anticipate. Invece che sciogliere le Camere, potrebbe ridare l’incarico al premier per un Monti-bis o chiamare Giuliano Amato per transitare il Paese verso le elezioni di primavera. Potrebbe accettare il voto anticipato se giudicasse la situazione politica talmente sfilacciata da ritenere le urne il male minore, rispetto all’agonia della legislatura.
Bersani ha detto di temere la reazione dei mercati
I mercati possono reagire male sia alla notizia del voto anticipato che ad una situazione di paralisi parlamentare. Più che il voto anticipato, l’Italia potrebbe essere danneggiata dal contenuto dello scontro elettorale e dalla probabilità di vittoria di uno schieramento antieuropeo.
Il segretario del Pd ha fatto, inoltre, presente che con il secondo partito (M5S) che non vuole restituire il debito e il terzo (Pdl) che vuole uscire dall’euro, sarebbe impossibile governare, mentre gli investitori fuggirebbero dal nostro Paese
Credo, anzitutto, che Grillo sia decisamente sopravalutato dai sondaggi. Il vero problema del Pd, in ogni caso, è la coalizione con cui andrà al voto. Se si votasse a breve, è difficile immaginare che foto di Vasto diventerà realtà. Con Di Pietro, infatti, sono emerse, di recente, differenze di opinioni che non sono solo di carattere stilistico ma anche di contenuto. Basti pensare agli attacchi al capo dello Stato e l’opposizione viscerale al governo Monti. Il vero timore di Bersani, quindi, è che la situazione post-elettorale sia praticamente uguale a quella greca.
Che alternative ci sono?
Ci sono tre ipotesi: il Pd si presenta alle elezioni da solo; si presenta con Sel; si presenta con Sel e l’Udc. Sempre che Vendola accetti di fare una coalizione senza Di Pietro.
Le primarie ci sarebbero ugualmente?
Se si vota a ottobre, le primarie si dovrebbero fare ad agosto. Mi pare del tutto improbabile.
(Paolo Nessi)