La partita dell’Italicum entra nel vivo. Stamane si vota sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate da Forza Italia, M5S, Lega Nord e Sel, e sulle pregiudiziali di merito avanzate da M5S e Sel. “Se questa legge elettorale non passa è l’idea stessa di Partito Democratico come motore del cambiamento dell’Italia che viene meno”: lo ha scritto ieri il premier in una lettera indirizzata ai segretari dei circoli dem. Una strategia che non ammette aperture, concessioni, cedimenti di sorta, quella del capo del governo. Ma Renzi “si sta comportando come un giocatore di poker che rilancia alto, nella speranza che nessuno venga a vedere il punto che ha per davvero. Tecnicamente potrebbe essere un bluff” dice il costituzionalista Stelio Mangiameli.
Perché Renzi continua ancora ad alzare la posta?
Perché si rende conto che in gioco c’è la sua leadership e il suo gruppo dirigente del partito e, con molta probabilità, esiste una base elettorale tradizionalmente di sinistra che non è particolarmente contenta della sua conduzione del partito.
Partiamo dal vertice.
Il Pd può essere inteso come gruppo dirigente stretto e, in questo caso, bisognerebbe dire che vi sono non uno, ma due gruppi dirigenti: quello di Renzi e quello della minoranza dem che — a questo punto — sembra essere guidato da uno più giovane di Renzi e certamente non meno bravo di lui, che è l’onorevole Speranza, capogruppo dimessosi proprio sulla vicenda dell’Italicum. Ma il Pd può essere inteso anche come partito composto dai quadri territoriali, e già qui non è facile dire che il partito è a favore di Renzi.
Perché?
Perché Renzi è uomo delle primarie, anche con qualche trucco, mentre i quadri territoriali del Pd vengono da una diversa tradizione e amerebbero essere valorizzati piuttosto che essere messi da parte. Infine, il Pd può essere inteso come base elettorale, e qui la situazione per Renzi potrebbe diventare ancora più difficile, come ha dimostrato la vicenda dell’elezione regionale in Emilia-Romagna e come potrebbe confermare la prossima elezione in Liguria.
Per questo Renzi gioca al rialzo?
Sì: Renzi alza la posta perché vuole ingaggiare un confronto con l’altro gruppo dirigente del Pd, sperando che ceda e che non abbia bisogno di confrontarsi con i quadri territoriali e con la base elettorale.
Dunque la sua strategia potrebbe non essere un atto di forza, ma il tentativo di nascondere una debolezza?
Anche più di una debolezza. Infatti, le vicende italiane stentano a migliorare e anche il prestigio del Paese sembra risentirne. A ciò si aggiungano alcuni fatti che stanno segnando l’immagine dell’Italia, come il caso del cooperante ucciso dal fuoco amico e la cui morte è stata taciuta dal presidente Obama, e la situazione dei migranti nel canale di Sicilia, rispetto alla quale solo gli ingenui possono credere che il confronto europeo sia stato un successo, soprattutto dopo le dichiarazioni di Cameron.
Da qui l’importanza cruciale del passaggio sull’Italicum.
Certo. Se dovesse aprirsi il fronte della legge elettorale, Renzi correrebbe il rischio di non potere più dominare il Pd e all’interno di questo si aprirebbe un redde rationem al quale potrebbero partecipare persino Prodi e il redivivo Enrico Letta.
Nella lettera Renzi prende evidentemente di mira i suoi oppositori interni, che tuttavia tergiversano, si dividono, tutto sono meno che compatti, almeno a prima vista. Perché?
Il tono è, come sempre, apocalittico, ma ormai ai cambiamenti rapidi di Renzi si crede sempre di meno. La pressione che Renzi intende esercitare con questi toni nasconde i problemi enormi che l’Italicum porterebbe con sé per la democrazia e per l’esistenza di partiti che siano strumento di partecipazione politica dei cittadini e non associazioni di “devoti” del leader. Senza dimenticare l’incidenza sulla forma di governo che non sarebbe più parlamentare, come prevede la Costituzione, ma una tipica forma di governo del primo ministro.
Roberto Speranza si è dimesso contro il metodo-Renzi, opponendosi al voto di fiducia. E tuttavia, ha detto l’ex capogruppo, “sarò leale nei confronti del mio partito”. Come la mettiamo?
Questo è il nodo vero dell’intera vicenda del Pd. Speranza e la minoranza dem sino a questo momento sono sembrati come un cane che abbaia, ma che con un “accuccia” si placa. Se anche questa volta dovesse essere così, allora stiamo perdendo tempo e la minoranza sarebbe spacciata. In realtà, Speranza ha posto un problema di lealtà non a se stesso, ma a Renzi e cioè ha detto: se vuoi che manteniamo unito il partito non devi mettere la fiducia sulla legge elettorale e devi concedere di modificare alcuni elementi che hanno un significato simbolico, ma che non sono solo simbolici. La minoranza dem vuole che vengano fatti fuori i capilista bloccati che erano il frutto del patto del Nazareno, in modo che mai si possa dire che questa è la legge nata dall’intesa con FI e con Berlusconi.
Se l’Italicum non avesse il sì della Camera, Renzi ha detto che si chiuderebbe l’esperienza del suo governo. A quel punto secondo lei che cosa farebbe il capo dello Stato?
Renzi non dice solo che finirebbe l’esperienza del suo governo, ma che si scioglierebbe il Parlamento e vi sarebbero nuove elezioni. Il che è veramente troppo. Renzi e i renziani giocano da tempo la carta “dopo di me il diluvio”, ma non è diluviato dopo Luigi XIV e non diluvierà dopo la caduta del governo Renzi.
Ma come fa Renzi a dire che si scioglierebbe il Parlamento?
Appunto: in ogni caso è improprio che Renzi paventi le elezioni se cade il governo, perché menoma le prerogative del presidente della Repubblica. A questi, e solo a questi, spetterebbe valutare l’ipotesi dello scioglimento anticipato e, come in altre occasioni, non è da escludere che il capo dello Stato possa sperimentare se in Parlamento è possibile una maggioranza che sostenga un altro governo.
Fino ad ora Mattarella non ha detto nulla dell’Italicum. Di per sé non è un avallo alla scelta di Renzi nel metodo e nel merito?
No! Niente affatto. Sarebbe una semplificazione inaccettabile. Si attribuire al silenzio del presidente Mattarella un inedito significato politico.
Perché?
La circostanza che il presidente Mattarella non si sia pronunciato sulla vicenda Italicum e Pd è un elemento di correttezza costituzionale. La legge elettorale è prerogativa delle Camere e solo delle Camere; la presenza di Renzi nel dibattito si giustifica in quanto segretario del partito che ha nelle Camere i gruppi più numerosi, ma come presidente del Consiglio dei ministri dovrebbe tacere e insieme a lui tutti i ministri; ecco perché l’ipotesi della fiducia è considerata negativamente.
Dunque Mattarella…
Per il momento fa bene a mantenere una certa discrezione, quando sarà ora eserciterà le sue prerogative sulla legge elettorale secondo quanto prevede la Costituzione e nel rispetto delle forme in cui è previsto il dialogo tra capo dello Stato e Camere: rinvio, messaggio, eccetera.
Non è verosimile che Renzi, prima di garantire i voti del Pd a Mattarella per insediarlo sul Colle, gli abbia chiesto un sì previo sulla legge elettorale?
Non è affatto verosimile che Renzi possa aver chiesto alcunché, in cambio della candidatura del giudice costituzionale Sergio Mattarella. Sarebbe stata un’offesa all’uomo, alla sua storia personale e politica e all’istituzione nella quale al momento era inserito.
Il primo test è oggi con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, poste anche da Forza Italia. Lei come spiega il balletto di Berlusconi?
Anche Berlusconi ha distrutto il suo partito con il patto del Nazareno e i sondaggi non danno segni di ripresa; inoltre la sua riabilitazione, che doveva avvenire con il decreto fiscale, non si è realizzata. L’abbraccio di Renzi poteva diventare mortale. Di qui il cambiamento di linea. Non fa una bella figura nell’avversare un testo di legge che ha concordato e votato, ma questo per Berlusconi è il problema minore.
Secondo lei questa versione dell’Italicum sarebbe ancora emendabile?
L’Italicum è così brutto che è difficilmente emendabile. Nessuna delle condizioni della sentenza costituzionale n. 1 del 2014 è stata rispettata, e questo dopo avere criticato oltre misura la legge Calderoli.
Ma allora Renzi cosa sta facendo?
Si sta comportando come un giocatore di poker che rilancia alto, nella speranza che nessuno venga a vedere il punto che ha per davvero. Tecnicamente potrebbe essere un bluff. Deve stare attento; se si va a vedere e il punto è basso corre il rischio di perdere tutto.
(Federico Ferraù)