Lunedì si guardano in cagnesco, martedì si ammiccano, mercoledì boh, sabato e domenica, con i social si scambiano rancori. Giovedì, pausa caffè. Non sono un politico, faccio fatica a comprendere cosa cacchio stiano facendo; manco un intellettuale per schernirli, non sono un grande elettore per farmi dare ascolto, né un pedagogo per metterli d’accordo. Veniamo al fatto, quello che sta dietro i tanti troppi fattacci, che li tiene distanti e distinti: l’uno rimprovera agli altri un vecchio “operaismo”; di rimando gli altri lo accusano di fare politica con i “padroni”.
Che v’aspettate: inviperiti l’un l’altro, da una crisi economica che non riescono a scalfire, cosa c’è di meglio che mandare ancora in scena l’antiquata tenzone tra capitale e lavoro? Ma se gli ultimi due Presidenti di Confindustria hanno auspicato l’avvento di una “società dei produttori”, dentro la quale far fare squadra a un’insolita accolita proprio tra chi mette il capitale e chi si associa lavorando, trovando pure benevola accoglienza da parte dei sindacati, non tutti però, qualcosa vorrà pur dire! Già mentre loro, invece, a scambiar lucciole per lanterne.
Così quando nella sua e-news Matteo Renzi scrive: “Abbiamo indetto il congresso secondo le regole dello Statuto. Si terrà nei tempi previsti. Chi ha idee si candidi. E vinca il migliore”. Beh, un’idea ce l’ho, mi candido! Mi candido pure per raccapezzare i cocci e farli riappacificare. Sì, si può fare.
Bene signori, la ricchezza economica si genera con spesa, non con la produzione, né con il lavoro. Quando manca quella spesa il capitalista ci rimette il capitale, chi lavora il lavoro; entrambi guadagni. Confindustria lo sa, per questo tenta di mettere insieme ‘sti poveracci per fare squadra. Già, c’è un però, però: una squadra con due brocchi perde; mettere insieme due debolezze non fa una forza! I forti stanno altrove! Sì, forti son quelli che con la spesa trasformano la merce in ricchezza; consumando l’acquistato fanno riprodurre, creano occupazione, danno spinta al ciclo, sostanza alla crescita. Giust’appunto, la gente che spende!
Al valore economico di questo fare occorre dare rappresentazione. Come? Eh no, i politici siete voi. Io sono un Professional Consumer, dispongo però di un paradigma nuovo di zecca, ve lo mando con un tweet, provate a trasformarlo in azione politica: ”La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”. Se non vi è chiaro, prima di cestinarlo, rileggetelo. E non seguite scorciatoie, non è un problema di redistribuzione.
Nicchiate? Volete ancora andar per la via vecchia? D’accordo, per farlo dovrete prima passare per quel tweet, trasformarlo in azione politica; di là si va oltre la crisi, proprio quella del capitale, del lavoro e dei redditi. Beh, hic et nunc, non domani. Da Economaio tanto vi dovevo dire per debito d’ufficio.