Si entra nel vivo delle discussioni per il ddl Cirinnà: domani la legge sulle unioni civili arriva in Senato per il primo voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, anche se fino a giovedì di fatto ci sarà solo la discussioni generale sui molti emendamenti e presumibilmente dal 9 febbraio in poi si dovrebbe iniziare a pigiare i vari pulsanti del Senato per i primi voti. Rimarrà tutto invariato nell’impianto della legge sulle unioni civili o il Family Day ha smosso qualcosa nelle parti cattoliche della maggioranza? Per questo bisognerà attendere domani e i prossimi giorni: sono idealmente 7 giorni in cui il premier Renzi è chiamato a mediare, ascoltare, imporre e decidere, insomma giorni di fuoco per il segretario Pd che cercherò di porre una via di mezzo tra le richieste dei cattolici da un lato e dal Movimento Cinque Stelle dall’altro. Trovare una quadra in questo momento sembra impossibile, e il nodo è sempre quello, Stepchild Adoption. Sette giorni intensi, sette giorni renziani: ce la farà ancora una volta ad accontentare tutti senza soddisfare nessuno, ma la generale resistenza che continua?
Passato il Family Day, il Parlamento torna sulla legge Unioni Civili: parte oggi la settimana decisiva del ddl Cirinnà che entra nel vivo con le prime votazioni domani e la presentazione e discussione di tutti gli emendamenti al Senato. La piazza certamente ha leggermente cambiato le dinamiche in campo, con le minoranze cattoliche che hanno presentato una forte argomentazione riguardante le persone riunite al Circo Massimo – non saranno stati 2 milioni ma erano comunque una buona moltitudine – alle quali ora non si può far finta di non vedere. Alfano ha chiesto modifiche al testo, la piazza lo ha fatto e di contro il Movimento 5 Stelle minaccia di non dare l’appoggio se cambiassero troppe parti del ddl. Per il Pd che fare dunque? Intanto ha parlato il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda secondo cui “c’è un’apertura alle modifiche, purché non stravolgano il testo e solo se migliorative”. Come dire, se ne parla ma con estrema cautela e l’impianto rimarrà così come è: «se la piazza chiede di lavorare per migliorare la legge è un imperativo che dobbiamo seguire», chiude Zanda. Da domani ripartono le votazioni e l’impressione che la battaglia non sia certo finita qui.