Vittorio Valletta, Vittorio Ghidella, Cesare Romiti: quanti top manager della Fiat hanno conquistato il cuore degli Agnelli – e lo scettro della Fiat – ma non hanno interrotto la relazione biunvoica fra la famiglia e il Lingotto? Qualcuno (Romiti) ha sostituito un Agnelli alla presidenza: l’Avvocato che aveva ri-avocato a sé (da Valletta) ciò che aveva ricevuto in eredità dinastica dal nonno.E se Valletta aveva avuto in fabbrica poteri assoluti, Romiti aveva invece lottare duramente per conquistarli e mantenerli: prima sfruttando l’impazienza di Carlo De Benedetti, poi spuntandola in un logorante confronto con il super-ingegnere Ghidella, sempre riuscendo a tenere a bada Umberto Agnelli grazia all’appoggio decisivo della Mediobanca di Enrico Cuccia.
Quando l’Avvocato ristrutturò la catena di controllo di Ifi, Ifil e Fiat – ormai molto articolata per i rami della grande famiglia di Villar Perosa – creò la Giovanni Agnelli Sapaz e vi chiamò inizialmente anche Romiti come “socio accomandatario” a fianco dei due fratelli Agnelli e dei due plenipotenziari di famiglia, l’avvocato Franco Grande Stevens e il finanziere Gianluigi Gabetti. Ma – vivo l’Avvocato – neppure questo “doppio incarico” di Romiti fece sensazione come invece l’ha fatto ieri l’annuncio che Sergio Marchionne è stato nominato vicepresidente di Exor. Jaky Elkann – erede diretto dell’Avvocato e come lui doppio presidente della finanziaria di degli Agnelli e di Fca – si è affrettato a battezzare la sua come una scelta dettata dalla volontà di riconoscere il “lavoro straordinario” svolto da Marchionne nel tenere viva la Fiat e e nell’internazionalizzarla con Chrysler. Tuttavia il comunicato di Exor è giunto al termine di un’altra giornata ad alta tensione sull’asse Torino-Detroit.
Il giorno dopo che Elkann aveva funto da fotografo di Marchionne durante la visita del premier Renzi alla Fiat di Pomigliano, non sono cessati i segnali di nervosismo riguardo le “avance” di Fca verso GM, che avrebbe dal canto suo chiuso la porta a un’ipotesi di fusione con Fca. Nel gioco dei “rumor”, due soli elementi sembrano credibili. Il primo è che la fuga di notizie – soprattutto sugli scambi di mail fra Fca e Detroit – non può essere certo ricondotta a Marchionne: che è rimasto inequivocabilmente contrariato. Il secondo dato è che l’Opa miliardaria tentata da Exor negli Usa – con l’inedito obiettivo del riassicuratore Partner Re – sta segnando il passo.
Difficile capire se Marchionne abbia voluto “commissariare” il suo azionista italiano (non importa se responsabile di leggerezze, di eccessiva autonomia o addirittura di scarsa “loyalty” verso il suo super-manager). O se – in ogni caso – Elkann abbia voluto chiamare a bordo un personaggio ormai molto profilato anche negli States, come Marchionne. Certo, al 116esimo anno della saga, al Lingotto – dove peraltro Marchionne ha chiuso da tempo il suo ufficio – qualcosa sta davvero cambiando.