Le primarie Pd si terranno presumibilmente tra fine 2017 e inizio 2018: i sondaggi politici ed elettorali però iniziano già ora a comprendere chi realmente potrà essere l’avversario credibile conto cui Matteo Renzi battaglierà per la riconferma alla guida della segreteria dem. Con la convocazione del Congresso a fine mandato, dunque fine dicembre 2017, le primarie per il nuovo segretario dovrebbero tenere per statuto subito dopo nei mesi successivi. Sarà importante veder come si intreccerà il voto delle primarie con quello delle Elezioni Politiche: Renzi, in questo senso, arriverà alle urne con la riconferma della segreteria o vedrà un’altra sconfitta cocente come quella del referendum? Stando ai sondaggi politici prodotti da Index Research, al momento nessuno convince davvero tra gli elettori Pd per prendere il posto di Renzi; col 43% l’ex premier verrebbe riconfermato segretario Pd, per il 28% i favori andrebbero a Michele Emiliano e solo il 10% tenterebbe la via della minoranza dem, Roberto Speranza (il 5% di Enrico Rossi conferma un ruolo non da protagonista alle prossime primarie per il Governatore della Toscana). Da qui a fine anno ci sarà un candidato più “stimato” dagli elettori da opporre a Renzi?
Negli ultimi sondaggi politici elettorali prodotti sulla scia dei risultati del referendum dello corso 4 dicembre, si è cercato di dare un volto e un nome al vero vincitore della tornata elettorale che era chiamata a giudicare la riforma Boschi sulla nuova Costituzione. Se di sicuro è Matteo Renzi il vero sconfitto dell’intera campagna referendaria, tanto che ci ha rimesso pure il ruolo da premier (per scelta personale sono arrivate le sue dimissioni, va ricordato) il vincitore de referendum costituzionale che potrà portarlo come risultato alle prossime decisive Elezioni Nazionali, chi è? Secondo i sondaggi prodotti da Ipsos, è più di tutti Beppe Grillo ad avere “vinto” la partita perché ha indebolito il principale rivale per la prossima campagna elettorale di questi mesi; con il 22% viene ritenuto dagli italiani come il vincitore, mentre col 13% sarebbe Berlusconi ad aver guadagnato di più dopo la vittoria del No al referendum. Matteo Salvini subito dopo, con il 12%, mentre Pierluigi Bersani e tutta la minoranza dem, che ha lottato da dentro il Pd contro la proposta del proprio stesso partito, ottiene un basso 2%.
I sondaggi elettorali e politici presentati in queste settimane post referendum costituzionale hanno provato e provano ancora a mostrare tutte le interessanti indicazioni che si possono trarre per i prossimi appuntamenti elettorali come le Politiche Nazionali, su tutte. Dati che vanno ovviamente oltre al Sì/No il cui risultato è stato piuttosto netto, ma che provano a mostrare come le intenzioni degli elettori nei vari partiti potranno riprendere scelte e opinioni anche in eventuali e probabili prossime Politiche. I sondaggi di Euromedia però hanno fatto il contrario, provando a verificare dove vanno le opinioni di chi non ha votato al referendum e si è astenuto. L’appartenenza politica vede il 30% e maggioranza M5s, mentre la Lega Nord e Forza Italia rappresentano le altre due forze politiche dei maggiori astenuti italiani (29,8% e 21,2%). A sorpresa una forza di destra assai critica con l’allora governo Renzi, Fratelli d’Italia, ha cifre di astensione più basse (il loro 19,9% ha scelto di non votare), mentre tra gli elettori di Area Popolare sono solo il 19,7% che non ha voluto recarsi a giudicare la riforma costituzionale. Basse anche le quote del Pd, come pronosticatile, con il 19,1% dei loro elettori che non ha partecipato e si è astenuto al referendum 4 dicembre.
Tra i sondaggi elettorali di questo ultimo periodo, le intenzioni di voto sono contraddittorie e vedono in alcuni risultati un Pd davanti a tutti, in altri il Movimento 5 stelle e in altri ancora la forza di centrodestra unito battere tutti, un po’ a sorpresa. Questo fa comprendere come a pochi mesi dalle probabili Elezioni Politiche, la confusione regna sovrana tra gli italiani, come del resto si è evidenziato nell’ultimo referendum, con una riforma costituzionale che è diventata, anche per colpa di Renzi e dei principali avversati, un plebiscito pro/contro il governo. Secondo i sondaggi politici prodotti da Index Research, al primo turno ad oggi la spunterebbe il Movimento 5 Stelle, che ancora non “paga” il caos sulla Giunta Raggi a Roma e i problemi interni sul codice etico appena approvato. Male il Pd, ma occhio al centrodestra che compatto ancora resta dietro ma che viene dato in aumento ormai da quasi tutti i sondaggisti italiani. Nei dati dei sondaggi si sorge un M5s battere il Pd 32,6% vs 28,3%, con un abisso dietro di loro se si osservano i partiti singoli: Forza Italia al 11,6%, Lega Nord al 12,2% e Fratelli d’Italia al 4,1%. Insieme però raccolgono un interessante 28% complessivo che pressa il Pd e si pone come terzo importante attore della partita elettorale.
In uno degli ultimi sondaggi politici ed elettorali dello scorso anno, è stato analizzato il possibile futuro in questo nuovo 2017 che comincia per il segretario Pd Matteo Renzi, protagonista indiscusso degli ultimi due anni e mezzo di politica, con una fine sicuramente negativa col referendum perso lo scorso 4 dicembre: le sue dimissioni hanno portato un nuovo governo a guida Gentiloni e soprattutto la possibilità molto probabile di elezioni anticipate nel prossimi mesi. Ma secondo la platea degli elettori dem, quale dovrebbe essere il futuro e lo scenario di azione per l’ex Presidente del Consiglio? Secondo i sondaggi politici elettorali da Winpoll-Scenari Politici si scopre che per il 36% degli elettori Pd, Renzi dovrebbe anticipare il congresso e candidasti alla guida del Pd. Per il 28% di loro invece l’ex sindaco di Firenze dovrebbe prendersi un anno sabbatico e tornare poi a fare politica ma nelle prossime legislature; per il 24% invece Renzi avrebbe dovuto chiedere immediatamente di andare al voto, mentre per il solo 12% degli elettori del Partito Democratico, il segretario fiorentino avrebbe dovuto uscire definitivamente dalla scena politica dopo la sconfitta nel Referendum costituzionale. Il “vero” Renzi a questo punto, cosa farà?