NESSUN RIMBORSO AGLI AZIONISTI DELLE BANCHE VENETE
Mentre si delineano le modalità con cui verranno rimborsati i possessori di obbligazioni subordinati di Mps, Pier Carlo Padoan ha fatto capire che gli azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca non potranno contare su alcun ristoro. “Chi compra azioni di una società, sia pure di una banca, assume un rischio elevato che contempla la possibilità di perdere completamente l’investimento”, ha detto il ministro dell’Economia durante il question time alla Camera di ieri. Dal suo punto di vista non sarebbe quindi giusto far pagare anche a contribuenti che non sono in grado di effettuare alcun risparmio né investimento le scelte di altri contribuenti che hanno disposto di redditi o patrimoni più consistenti”. Gli obbligazionisti, invece, potranno accedere a una forma di ristoro, non ancora definita nei dettagli, che non dovrebbe però garantire un rimborso totale.
INIZIATO CONFRONTO CON I SINDACATI SUGLI ESUBERI
Ieri c’è stato un primo incontro tra Mps e sindacati riguardo i 1.200 esuberi previsti per il 2017 (nello specifico a ottore) secondo il piano industriale che ha ricevuto il via libera delle istituzioni europee. Secondo quanto riporta Askanews, si è tratta di un breve confronto, durato circa un’ora, “di natura interlocutoria per avviare la discussione sui criteri di uscita”. Oggi è in programma un nuovo incontro di aggiornamento, ma si entrerà nel merito della questione a partire dalla prossima settimana. Quest’anno a maggio ci sono già state 600 uscite, dunque, considerando anche le 1.200 di cui si discuterà in questi giorni, per questo 2017 dovrebbero essere circa 1.8000 gli esuberi, tutti su base volontaria. “Dal 2018 i 1800 che avranno lasciato la banca nel 2017 produrranno un risparmio, su base annua, di circa 27 milioni” di euro.
AL VIA IL CONFRONTO CON I SINDACATI
Dopo l’invio della lettera ai sindacati da parte dei vertici aziendali, oggi comincia il confronto tra le parti sugli esuberi di Monte dei Paschi. Questa trattativa riguarderà 1.200 uscite sulle 5.500 previste fino al 2021. Secondo Franco Casini, Coordinatore Fabi di Mps, sarà importante ricordarsi che “se fino a oggi il gruppo è riuscito a far fronte al crollo della fiducia dei mercati e alla fuga dei depositi lo si deve ai lavoratori. Senza di loro il Monte dei Paschi di Siena non esisterebbe più”. La Federazione autonoma bancari italiani ricorda che al 2021 saranno circa 11.400 i posti di lavoro tagliati in nove anni da parte di Rocca Salimbeni. Senza dimenticare che ci sono stati anche mille esternalizzazioni del back office, il congelamento del contratto integrativo aziendale, del Tfr e dei percorsi di carriera, oltre che più di 600.000 giornate di solidarietà dal 2012 a oggi. Dunque per Casini, “il piano di riorganizzazione dovrà essere gestito in maniera morbida e condivisa attraverso uscite volontarie, senza alcuna forzatura, né deroga al contratto nazionale”.
Il Sole 24 Ore riporta anche le dichiarazioni di Fabio Brunamonti, Segretario responsabile della First-Cisl del gruppo Mps, secondo cui “le parti nel negoziato dovranno cercare di raggiungere il miglior accordo possibile. Con l’ultimo accordo sono uscite 600 persone al primo maggio, chiediamo che il nuovo fondo ricalchi quello precedente”. Per il sindacalista, bisognerà inoltre prestare attenzione “alla copertura dei ruoli, perché al di là del contenimento dei costi bisognerà parlare anche del rilancio del gruppo Mps e di come la banca potrà tornare a fare utili”.