Torna a farsi caldo il dibattito sulla riforma elettorale, dopo mesi di discussioni che di fatto non hanno portato ancora a nulla di concreto. Il tema torna in primo piano in seguito a un intervento del Capo dello Stato che ha sottolineato come l’unica riforma da portare a termine sia quella elettorale. Di conseguenza tornano a farsi sentire i rappresentanti dei partiti. Pierluigi Bersani, ad esempio, parlando all’incontro di “Libertà e giustizia” ha detto che il suo partito è per il doppio turno, “anche se non ci conviene. Ma la destra non lo vuole, perciò dobbiamo trattare per trovare una soluzione di compromesso che elimini almeno i difetti più grandi del Porcellum”. Dal canto suo Beppe Grillo supera a pié pari il problema dicendo che qualunque legge elettorale sia in atto, il Movimento Cinque Stelle prenderà parte alle prossime elezioni nazionali senza problema. IlSussidiario.net ha chiesto al professor Augusto Barbera un commento su una riforma che sembra non compiersi mai. “Aver legato la riforma elettorale a quella costituzionale” dice “ha creato dei seri problemi che hanno bloccato l’iter”.
Si torna a discutere di riforma delle legge elettorale. Come mai dopo mesi di dibattito siamo ancora a un punto fermo?
Perché tutti a parole dicono che vogliono la riforma elettorale. Però aver legato la riforma elettorale alla riforma costituzionale ha creato dei problemi e bloccato entrambe. Questo collegamento tra le riforme può essere a un livello massimo come si è prospettato, vedasi il doppio turno e altri suggerimenti, ma direi che non è realistico in questo scorcio di legislatura pensare a una riforma elettorale e a una costituzionale. L’unico collegamento che andrebbe operato è la riduzione del numero dei parlamentari.
Questo potrebbe portare a uno sblocco della situazione?
Se si facesse solo questa mini riforma, ma importante, allora l’ipotesi di una legge elettorale diventerebbe molto più concreta.
Perché importante?
Perché o si rinuncia a questa riduzione, oppure se si vuole davvero la riduzione del numero dei parlamentari bisogna sapere i numeri esatti degli stessi. Per costruire la legge elettorale, per costruire i collegi, bisogna sapere quanti deputati eleggere.
Lei sembra quasi suggerire che in realtà non si voglia affatto procedere con la riduzione dei parlamentari…
Bisogna capire una cosa: la riduzione del numero dei parlamentari e la riforma elettorale sono obbiettivi entrambi essenziali presso l’opinione pubblica. La riduzione del numero dei parlamentari e la legge elettorale sono stati un mantra in questi ultimi anni ripetuto di continuo. Se le forze politiche non raggiungono questi due obiettivi, credo che la delegittimazione del sistema dei partiti possa anche diventare definitiva.
Bersani proprio in questi giorni ha detto che il Pd è per il doppio turno, anche se non gli conviene. Perché non gli converrebbe?
Non lo so francamente. Il doppio turno è una proposta tipica del Pd, ma è realistico ritenere che non ci siano oggi le premesse per portarlo avanti. Che poi non convenga o convenga sono calcoli che lasciamo a loro.
Ha detto anche che il centro destra non lo vuole.
Tradizionalmente il Pd è sempre stato per il doppio turno e altrettanto tradizionalmente il centro destra è stato contro. Lo è stato in passato per due motivi: primo perché al secondo turno sarebbe stato difficile mettere insieme l’elettorato della Lega con quello del Pdl, e in secondo luogo perché c’è questa strana convinzione che i moderati alla domenica, cioè al secondo turno, votano di meno.
Lei quale pensa sarebbe la scelta giusta?
Io penso che il doppio turno favorirebbe il dibattito democratico in Italia e favorirebbe potenzialmente sia il Pd che il centro destra ma ripeto non vedo le condizioni per il doppio turno.
Perché?
Perché le discussioni che hanno fatto fino ad oggi escludevano il doppio turno. Hanno discusso su un modello definito ispano-tedesco, definito così perché ha dentro due possibili esiti. O un esito proporzionale come in Germania o un esito più maggioritario come quello spagnolo. In ogni caso entrambi i sistemi non richiedono necessariamente la precostituzione di alleanze elettorali. Guardando con occhio realistico è quello che non è possibile adesso ne a destra ne a sinistra, intendo le alleanze elettorali. A sinistra hanno il problema di Vendola e di Di Pietro, a destra quello della Lega. Dico questo da osservatore, sono rimasto fermo al referendum sul Mattarellum che la Corte costituzione non ha ammesso.
Se invece fosse passato, sarebbe stato un passo avanti utile?
Certamente. Lo si vede adesso, se la Corte avesse ammesso il referendum e si fosse vinto non ci troveremmo alla situazione in cui ci troviamo oggi e probabilmente non avrei avuto una intervista alle due della domenica pomeriggio. Che dimostra come siamo ancora in alto mare.
Beppe Grillo dice che il suo movimento si presenterà qualunque sia la legge elettorale: le sembra un atteggiamento giusto, politicamente?
Per loro sì, hanno il vento in poppa e comunque l’unica legge che avrebbe potuto in astratto fermare una forza piritica in ascesa è lo sbarramento del 5% , sbarramento che loro hanno comunque già superato.