La rete è democrazia? L’M5S è la rete? No. Il sillogismo non sta in piedi. Ne è convinto Evgeny Morozov , politologo bielorusso, autore di The Net Delusion (L’ingenuità della Rete) particolarmente ascoltato negli Usa. Che, intervistato da Repubblica, dice la sua sul comico genovese. Spiegando, anzitutto, che la sua ascesa non può essere attribuita al ruolo della cultura di Internet, quanto alle trasformazioni, ai problemi strutturali e alle mancanze del nostro sistema economico e sociale. D’altro canto, come ricorda Morozov, «l’ultima volta che me ne sono occupato il M5S aveva un leader – anche piuttosto buffo – e anche un ufficio in una zona piuttosto costosa di Milano. Non è questa una sorta di gerarchia?». Alla giornalista Raffaella Menichini che lo ha sollecitato sul fatto che, secondo molti, il controllo esercitato da Grill e Casaleggio sugli aderenti all’M5S sia assoluto, ha risposto facendo presente che, d’altro canto, nessuno conosce i meccanismi di realtà come Wikipedia o Google. Stessa cosa vale per Twitter. Tutti sono convinti che sia la massima espressione della democrazia. Che consenta a chiunque di aver la stessa visibilità di un leader politico o di un commentatore televisivo. Invece, è la stessa azienda Twitter spiega Morozov – che compila le liste di chi è meglio seguire, consentendogli molti più follower di chiunque altro. «Secondo me molte delle piattaforme online usate per l’impegno politico funzionano più o meno come scatole nere che nessuno può aprire e scrutare. La gente ha l’illusione di partecipare al processo politico senza avere mai la piena certezza che le proprie azioni contano». Sempre in tema di internet e democrazia, l’intellettuale ha, infine, fatto presente che, probabilmente, se prendessimo gli argomenti dell’M5S depurandoli di tutta la retorica sulla rete, non reggerebbero ad un ora di dibattito in un seminario di Scienze Politiche di base. «L’unico motivo per cui passano per seri è perché sono ammantati della retorica emancipatoria del sublime digitale».