NUOVO INCONTRO CON I SINDACATI IL 3 AGOSTO
Ieri a Siena si è tenuto il secondo incontro tra Governo e sindacati relativo ai 1.200 esuberi da portare a termine nel 2017. A quanto riporta Il Sole 24 Ore, Montepaschi stima che i dipendenti in possesso di requisiti per accedere al Fondo di sostegno al reddito siano circa 1.600. Dai sindacati è arrivata comunque la richiesta di dati aggiuntivi relativi alla distribuzione territoriale e operativa dei dipendenti che saranno interessati, così da poter capire quali saranno le ricadute sul personale che rimarrà in servizio. Secondo quanto spiega Mf-DowJones, le organizzazioni dei lavoratori hanno anche chiesto di accelerare il processo di chiusura delle 600 filiali previste in modo che si possa ragionare sulla redistribuzione o riorganizzazione del lavoro, oltre a proporre di adottare alcune procedure informatiche già utilizzate in Widiba per sopperire alla riduzione dell’organico. Le parti hanno quindi fissato un nuovo incontro per il 3 agosto.
LE PREOCCUPAZIONI DEI POSSESSORI DI BOND SUBORDINATI
Tra gli obbligazionisti di Mps c’è sempre preoccupazione riguardo i loro risparmi. Un possessore di bond Upper Tier 2 in scadenza nel 2018 ha infatti scritto alla redazione di finanzareport.it chiedendo quanto rischia di perdere dalla conversione prevista dall’applicazione del burden sharing e dalla ricapitalizzazione precauzionale. “Il lettore, possessore delle obbligazioni MPS UT2 2018, non dovrebbe perdere nulla a condizione che le abbia acquistate entro il 31.12.2015 tramite una società del gruppo Mps”, risponde Carmelo Catalano, ricordando che comunque al momento non sono ancora note le procedure che bisognerà seguire per l’eventuale transazione. Un’operazione che si renderà necessaria per trasformare le azioni in cui verranno convertiti i bond subordinati in questione in obbligazioni senior della banca toscana.
LE PROTESTE DI ERIKA STEFANI SUL DECRETO VENETE
“Dopo il salvataggio di Mps ci si attendeva quantomeno un pari trattamento anche verso i risparmiatori del Nord-Est”. È quanto rileva Erika Stefani, senatrice della Lega Nord, dopo l’approvazione del decreto con cui si è deciso il destino di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Stefani, secondo quanto riporta VicenzaPiù, ricorda quanto le decisioni governative irresponsabili, insieme a condotte delinquenziali della dirigenza abbiamo portato migliaia di persone a perdere i risparmi, consegnando poi il monopolio del credito veneto a Banca Intesa per una cifra simbolica. “Ci siamo opposti anche a questo provvedimento frutto dell’assenza di una seria politica sul sistema bancario. Ancora una volta il governo ha classificato i veneti come cittadini di seconda serie”, aggunge la senatrice, spiegando come la maggioranza di governo abbia di fatto scritto “l’ennesimo vergognoso capitolo sul disastro delle banche venete”.
IL RIMBORSO PER GLI OBBLIGAZIONISTI SUBORDINATI
C’è attesa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti relativi alla ricapitalizzazione precauzionale di Monte dei Paschi. Non solo per sbloccare l’approvazione dei conti del secondo trimestre dell’anno da parte del board della banca, ma anche perché si capirà meglio come lo Stato ha intenzione di rimborsare i detentori di obbligazioni subordinate di Montepaschi. I decreti sono stati trasmessi alla Corte dei Conti e, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, la conversione delle azioni, che verranno date ai possessori di bond subordinati, in obbligazioni senior “sarà offerto a tutte le persone fisiche che hanno in portafoglio il bond subordinato Upper Tier II del 2008, a patto che non siano professionisti dell’intermediazione secondo le regole del Testo unico della finanza”. Inoltre, l’indennizzo varrà per chi ha acquistato i titoli dalla banca o da Monte dei Paschi Capital Services. In questo secondo caso, la conversione avverrà per il prezzo di acquisto, a meno che non sia superiore al valore nominale dei titoli stessi.
Per quanto riguarda gli investitori professionali, la conversione potrà avvenire a un valore pari al prezzo di acquisto. Il Governo sarebbe anche intenzionato a non porre alcun tetto a queste conversioni, né a porre condizioni particolari sulla situazione patrimoniale o reddituale dei risparmiatori, come avvenuto invece nel caso delle 4 banche salvate a fine 2015. Questo, spiega il quotidiano di Confindustria, per evitare “rischi legali” ed evitare cause da parte dei risparmiatori. Certo è che così si rischia di creare una disparità di trattamento che gli obbligazionisti subordinati di altri istituti come Banca Etruria e Banca Marche non accetteranno volentieri.