Nasce una nuova formazione politica, o forse, semplicemente, torna fuori dal dimenticatoio. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ha infatti presentato ufficialmente il Movimento arancione in vista delle prossime politiche. Lui personalmente non intende candidarsi, ma invita a resuscitare lo spirito degli arancioni che portarono lo stesso De Magistris alla vittoria a Napoli e Pisapia a Milano. Posizionandosi a sinistra, il sindaco di Napoli pone però condizioni precise a Bersani: no a Casini e no a Monti. Filippo Facci, contattato da Ilsussidiario.net, non usa mezzi termini: siamo davanti “soltanto a un’altra setta politica che va ad alimentare il casino della sinistra”. Tra Grillo, Di Pietro e lo stesso De Magistris, aggiunge Facci, “il mercato del risentimento in Italia sembra ormai saturo”.
Che senso ha secondo lei un nuovo movimento in una scena politica come quella attuale? E soprattutto, cosa resta dei vecchi arancioni che conquistarono Milano e Napoli?
Che De Magistris fosse un ambizioso che taglia i ponti dopo il suo passaggio ce lo aveva scritto in faccia. Pisapia, sindaco arancione per eccellenza o per lo meno quanto De Magistris, se non erro ha già disconosciuto la paternità di un movimento autonomo che si rifaccia agli arancioni. Che fino a prova contraria rimane una setta religiosa… Quindi c’è solo il rischio che, anche per i toni usati, il movimento di De Magistris sia soltanto un’altra setta, religiosa e questa volta anche politica, che va ad alimentare il casino della sinistra in questo paese.
Stando a quanto detto dallo stesso De Magistris, gli arancioni si collocano nello spazio della sinistra radicale.
Più radicale che altro, non necessariamente di sinistra. Per rimanere in zona, e relativamente all’ex professione dello stesso De Magistris, la nuova creatura non si differenzia molto, o almeno io non vedo la differenza, da Di Pietro.
Infatti De Magistris ha detto di stare dalla parte dei “magistrati con le palle” e cioè gli Ingroia, i di Matteo e altri ancora.
Ecco: come vogliamo chiamarlo tutto questo, cannibalismo forcaiolo? Poi in Italia c’è sempre questa comica per cui si tende a dire che la nascita di determinati movimenti serva a controllare gli estremismi tenendo in piedi una certa coesione sociale. Ma non si sa più chi contenga chi, tra Grillo, Di Pietro, adesso gli arancioni. Uno contiene l’altro o è la legge dei vasi comunicanti?
Si può parlare di populismo, parola che va molto di moda oggigiorno?
Domanda retorica. I populismi fondamentalmente si basano sull’ignoranza e la faciloneria del popolo. Destra e sinistra, berlusconiani o meno fa lo stesso. Le crisi li aggravano, e soprattutto fanno approvare o prediligere forze politiche indipendentemente dal fatto che abbiano non dico un programma credibile, ma proprio un programma.
Cosa intende?
Se lei prova a fermare per strada un qualsiasi elettore di Grillo, o di De Magistris, o di Di Pietro e gli chiede cosa c’è nel loro programma, a parte battersi contro qualcuno secondo me non sanno che rispondere. Spesso è solo una scossa rabbiosa che può essere declinata in un modo o nell’altro, ma ormai anche il mercato del risentimento sembra saturo.
Un’ultima battuta: chi vince queste elezioni? Bersani sembra nettamente favorito.
Sì, vincerà Bersani nonostante tutto, e non escludo che possa essere un bene se l’alternativa è che vinca un tecnocrate sospinto da oltre confine.
Si riferisce a Monti?
Domanda retorica.