Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha obbligato il governo a risarcire i pensionati, ne è in arrivo una seconda sul blocco dei contratti nella Pubblica amministrazione. Gli stipendi della PA sono fermi dal 2010 e l’adeguamento in teoria sarebbe dovuto ripartire dal 2017. L’Avvocatura Generale dello Stato ha calcolato che un’eventuale nuova sentenza di illegittimità costerebbe 35 miliardi di euro per il pregresso e 13 miliardi l’anno strutturali a partire dal 2016. Per il professor Francesco Forte, «se il governo avesse colloquiato maggiormente con i sindacati, che dovrebbero rappresentare il suo punto di riferimento, avrebbe evitato l’attuale disastro. Invece l’arroganza del potere di Renzi lo pone in questa situazione».
Che cosa ne pensa di questo nuovo caso di fronte alla Corte costituzionale?
Il governo Renzi non ha pensato ai problemi che potevano nascere da questo nuovo caso di fronte alla Corte costituzionale ed è stato imprevidente e superficiale. Se non avesse consumato tutti i possibili margini stando sempre al limite del deficit consentito per compiere operazioni populiste, adesso la situazione sarebbe migliore. Se la Consulta dovesse optare per l’illegittimità, la situazione diventerebbe critica perché bisognerebbe compiere tagli drastici di spesa in quanto non è pensabile un aumento delle imposte. L’onere sarebbe pari a quasi un punto di Pil.
Dopo la sentenza sulle pensioni, sarebbe un secondo colpo per il governo Renzi. Quale significato avrebbe?
Il blocco della PA non è stato deciso dal governo Renzi, ma resta il fatto che questo esecutivo è caratterizzato da un’estrema superficialità dal punto di vista giuridico. Ha un ministro della Giustizia che non è un grande giurista, non ha da nessuna parte degli esperti importanti di diritto e continua ad approvare leggi deboli. Renzi non sembra volersi occupare di capire che cosa sta avvenendo nei vari vertici dello Stato. La stessa norma sulla bad bank cui sta lavorando il governo sembra prescindere dalle normative comunitarie.
Quali sarebbero le conseguenze economiche di una sentenza della Corte che dichiarasse illegittima la norma?
A quel punto non si potrebbe più procedere con l’assunzione dei 100mila precari della scuola perché diventerebbe estremamente pericoloso. Il fatto che il governo non abbia margini di deficit fa sì che ci troviamo in una situazione difficile. Lo stesso sgravio fiscale sulle nuove assunzioni riduce le entrate dell’Inps nonostante sia in atto un aumento dell’occupazione.
Qual è stato da questo punto di vista l’errore del governo?
Il fatto di avere basato tutta la sua popolarità e le possibilità di rilancio economico su operazioni di spesa facile, che adesso fanno sì che non possiamo pretendere di dilatare il bilancio perché non ci sono margini. Nello stesso tempo non ci sono però neanche margini per aumentare le imposte. Bisognerebbe quindi tagliare le spese o finire per trovarsi in una procedura d’infrazione.
Sappiamo che una parte significativa dei consensi del Pd viene dai dipendenti pubblici. Quali sarebbero le conseguenze politiche della sentenza?
Questo governo è in guerra con i sindacati, in quanto è convinto di essere portatore di una politica sociale che può attuare per conto proprio senza il bisogno di dialogare con nessuno. Nello stesso tempo ha in mente di attuare una riforma della Pubblica amministrazione. In questo modo Renzi si è isolato dal mondo della sinistra, che è quello più vicino ai sindacati, e quindi se la Consulta dichiarasse la norma illegittima, la situazione diventerebbe esplosiva.
Qual è stato l’errore politico di fondo che ha determinato questa situazione?
I sindacati, che sono l’elemento su cui la sinistra ha storicamente vinto contro Berlusconi, adesso sono considerati da Renzi come un nemico. Una mossa che può essere controproducente soprattutto nel pubblico impiego, che rappresenta la base elettorale fondamentale per il Pd. Quella che si apre è una nuova faida all’interno della sinistra.
(Pietro Vernizzi)