Ha concluso il suo lungo intervento Matteo Renzi alla Direzione Nazionale Pd in corso ancora adesso alla sede del Partito Democratico in Via del Nazareno a Roma: tanti i punti toccati, otto come spieghiamo qui sotto, con una sfida lanciata con toni decisamente forti alla minoranza del partito, la quale avrà i prossimi interventi per poter ribattere. Si parla dell’organizzazione del Pd e del ruolo del segretario, con il Premier e segretario dem che afferma: «c’è bisogno di grande chiarezza, se volete che lasci non avete che da chiedere un congresso e vincerlo. Se volete dividere i due incarichi première e segretario, non avete che da chiedere una modifica statutaria e fare approvare. Se volete che si cambi il modello organizzativo, fate proposte. Se ci sono cose da cambiare, si cambiano, aiutateci a capire come. Ma prima mettiamoci d’accordo su dove andare», tuona l’ex sindaco di Firenze. Importante poi la sfida-minaccia di Renzi davanti all’intera Direzione del Pd: «Si pone il tema di come gestire l’organizzazione del nostro partito. Dobbiamo alla nostra gente un modello che non ricalchi gli errori del passato: finché il segretario lo faccio io, le correnti non tornano a governare questo partito. Lo dico prima di tutto ai renziani: non c’è garanzia per nessuno in questo partito, a cominciare da me». Ora la discussione continua, si attendono gli interventi di Cuperlo e soprattutto di Speranza, membri forti della minoranza dem.
È cominciata la lunga direzione Pd in diretta live video streaming e blog oltre che conta diretta offerta dal nostro quotidiano: Matteo Renzi sta già parlando da circa mezz’ora e ha presentato quelli che saranno gli 8 punti in campo nelle discussioni di oggi, al consueto con appoggi di grafici, immagini e video per rendere il tutto molto più “smart”. «Andremo a toccare questi punti, dallo scenario internazionale, con politica mondiale, Brexit e terrorismo, fino a quello più interno, con referendum, analisi del voto amministrativo, calendario, organizzazione del partito e ruolo del segretario», sono le basi su cui inizieranno le discussioni di oggi. Il premier, al solito in camicia bianca molto “informal”, sta presentando i nodi centrali di Europa e Referendum: «Conosco le critiche di molti di voi sulla personalizzazione del referendum (lancia un video con un brano dell’intervento di Giorgio Napolitano nel suo discorso di insediamento per il secondo mandato da Capo dello Stato, con le pesanti critiche ai partiti). Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale, non meno perdonabile resta la mancanza di riforme della Seconda parte della Costituzione, seppur mirate». Al vaglio ora il futuro dell’Europa dopo la Brexit…
“O si cambia o si va a sbattere”: tra pochi minuti inizia la direzione Pd in diretta streaming video live dal link qui sotto, con il premier Renzi che ha convocato il Partito Democratico dopo il rinvio avvenuto due settimane fa post voto Brexit, i dem devono ancora discutere del periodo elezioni, con le numerose fratture interne che oltre al voto per le Amministrative vedono sul campo anche Brexit, referendum, Italicum e soprattutto la leadership del partito nei prossimi mesi. Dopo le parole di Renzi che oggi ripeterà nel suo lungo discorso atteso tra pochi minuti, “il doppio incarico? Un dibattito lunare che deve finire”, ha replicato Pier Luigi Bersani alla presentazione di oggi al libro di Federico Fornaro. Come riporta Repubblica, «la separazione fra gli incarichi di segretario e premier non è un dibattito lunare. Non è la soluzione di tutti i problemi, è la premessa. E lui era anche d’accordo quando si candidò contro di me. Gli si può quindi far notare che non è cos’ lunare?». Tensioni forti, potrebbe essere oggi il giorno della frattura decisiva della minoranza del partito? Su quali punti invece rilancerà il premier? A breve avremo tutte le risposte, con il monito di Bersani che ancora riecheggia “o si cambia o si va a sbattere”.
Interessante, alla vigilia della Direzione Pd convocata da Renzi tra due ore, forse la più importante della storia renziana all’interno del Partito Democratico, è poter osservare come la cosiddetta minoranza dem interna al Pd non sia in realtà univoca. Stando anche alla ricostruzione dell’Unità, sono almeno 7 le anime del partito che fanno capo ad altrettanti protagonisti, i quali Renzi si troverà di nuovo tutti davanti in questa sfida intera al futuro del renzismo e del maggior partito nazionale. La minoranza in senso stretto, vede D’Alema e Bersani come “padri fondatori, ma Roberto Speranza come vera cartuccia per minare la leadership di Renzi; Cuperlo è invece quel filo che prova a tenere insieme la minoranza e l’area più renziana possibile, ma senza mai lo strappo decisivo. Andrea Orlando e Matteo Orfini sono invece i protagonisti, quei giovani turchi tanto discussi, dell’ala schierata con Renzi “ma non troppo”, in parziale autonomia e che potrebbero sopravvivere anche in una segreteria non più retta dall’ex sindaco di Firenze. Sula stessa scia, ma più legato forse alla parentesi renziana vista la provenienza ex Dc, è il ministro Franceschini; poi ci sono infine i due volti della stessa medaglia, chi più vicino e chi più lontano al premier, Graziano Delrio ed Enrico Letta. Quelli forse con più futuro nel partito, ma sempre con un legame, che sia antagonista o di alleanza, rispetto a Renzi: quale “anima” prevarrà in futuro? Italicum e riforme, ma soprattutto la perdita di terreno con le elezioni Amministrative, faranno da contenuti essenziali per capire quale corrente potrebbe imporsi.
Una direzione del Pd ricca di tensioni quella che oggi si riunisce alle ore 15 con Matteo Renzi che dovrà affrontare il fuoco incrociato delle vaie anime e correnti del suo Partito Democratico in crisi post-elezioni e pre-referendum. Resta comunque il primo partito d’Italia e quello con la maggioranza al Governo, dunque le prossime sfide vanno ragionate bene per evitare di prendere l’inversione negativa iniziata con le amministrative vinte dai grillini del Movimento 5 Stelle. Uno degli elementi di maggior critica al renzismo e alla direzione della segretaria è proprio l’utilizzo del doppio incarico tra palazzo Chigi e la sede del Nazareno. Premier e segretario, alla sinistra dem questo ormai non va più giù e nelle invettive di oggi sicuramente i Cuperlo e Speranza riproporranno il problema: ieri a Renzi è stato chiesto nell’intervista a SkyTg24 e la risposta è stata piuttosto eloquente. «Non ci sarà un rimpasto al governo e quanto al Pd, meglio una polemica in meno e una discussione sui contenuti in più. È un dibattito lunare quello sul mio doppio incarico». Un Renzi combattivo che non intende gettare la spugna, specie prima del referendum che ormai è sempre di più l’elemento vitale del suo governo (e della sua permanenza in politica). «Basti guardare all’Europa e alla civilissima Inghilterra, dove “il leader della destra Cameron lascerà perche’ ha perso il referendum, si farà un congresso, si sceglierà un nuovo leader e questo diventerà primo ministro. Nel resto d’Europa il capo del primo partito e’ il presidente del Consiglio».
Matteo Renzi ha convocato a sorpresa la Direzione Pd per oggi, lunedì 4 luglio 2016 (l’orario ancora non è stato reso noto, ma dovrebbe tenersi a metà pomeriggio, tra le 15 e le 17) dopo che la scorsa e decisiva riunione del Partito Democratico doveva tenersi lo scorso 24 giugno. Venne poi tutto rinviato perché quel giorno avvenne il risultato clamoroso della Brexit che sconvolse le politiche nazionali e internazionali, e anche durante la riunione di oggi si parlerà certamente di futuro dell’Europa e ruolo centrale o minoritario che l’Italia potrà e dovrà esercitare. Tante le insidie sul campo per il giovane segretario-presidente del Consiglio, con la minoranza dem “carica” come non mai per provare a mettere i bastoni alle ruote della segreterie, attaccata su più fronti dopo le sconfitte alle elezioni Amministrative, le polemiche sulla campagna elettorale con priorità al referendum costituzionale e le riforme cruciali come l’Italicum che ancora dividono l’opinione pubblica. Secondo le parole stesse dette ieri nell’intervista a Maria Latella su SkyTg24, Renzi non intende sentir parlare di nuove modifiche alla legge elettorale, “non c’è una maggioranza per una legge alternativa e il dibattito sta rischiando davvero di diventare ‘lunare’“.
Ma sono le riforme del Governo a trovate maggiore attenzione nelle parole di Renzi che alla vigilia della Direzione Pd si scaglia contro Massimo D’Alema: «Le riforme proposte da D’Alema con la Bicamerale erano molto più impattanti delle nostre, ma lui non riuscì a farle passare. Ma non sono le riforme l’unica cosa su cui D’Alema ha perso un’occasione. Non fece la riforma del mercato del lavoro, mentre noi abbiamo fatto il Jobs act». Per il giovane presidente del Consiglio, “D’Alema purtroppo molto spesso parla ma i risultati delle sue azioni gli italiani li hanno visti negli ultimi 20 anni e sceglieranno loro…”, dando l’impressione che domani, durante la direzione del Partito Democratico i toni non saranno certamente di lieve entità. Focus importante si terrà su possibili cambi all’interno della segreteria: in pole Piero Fassino, Serracchiani e Matteo Orfini invece rischiano.