La manovra finanziaria in discussione in questi giorni in Parlamento e su cui il Governo ha posto la fiducia non smette di sollevare polemiche, in particolare per quanto concerne gli effetti sul trasporto pubblico locale.
La finanziaria è contestata da più parti, specialmente dai Presidenti delle Regioni, che accusano il governo di scaricare i costi di popolarità , o meglio impopolarità, sulle Regioni. Infatti la manovra in votazione nei due rami del Parlamento fa pesare circa la metà del totale del saldo alle Regioni, in quanto dei complessivi 20 miliardi ben 10 verrebbero da tagli ai trasferimenti regionali, determinando una forte riduzione dei bilanci e di conseguenza della possibilità di offrire servizi adeguati ai cittadini e alle imprese.
La riduzione dei trasferimenti statali colpirebbe pesantemente il settore del TPL (trasporto pubblico locale) con una contrazione dei finanziamenti di 3,5 miliardi di euro nel periodo 2010-2012. Per dare un esempio concreto, significa che la Lombardia dovrebbe ridurre di 100 milioni di euro i trasferimenti per la sola ATM di Milano.
Per gli utenti questo può significare solamente due cose: un aumento dei costi dei biglietti o un taglio dei servizi offerti. Ancora una volta a pagare saranno sopratutto gli studenti e i lavoratori che usano abitualmente i trasporti pubblici per spostarsi ovvero questi tagli colpiranno i pendolari che già adesso soffrono spesso di disagi e di un servizio non sempre all’altezza.
Per avere un’idea più precisa, in base ai dati forniti da Asstra, l’associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico, di proprietà sia degli enti locali sia private, si calcola che in caso di riduzione delle risorse del 10% dovute alla manovra, le aziende si vedranno costrette a incrementare le tariffe del 36%.
Sempre secondo le previsioni di Asstra l’aumento dei prezzi o la riduzione delle corse offerte porterebbe a una diminuzione dell’uso del TPL con una perdita di oltre 270 milioni di passeggeri ogni anno, corrispondenti a circa 740mila persone al giorno che si riverserebbero sulle strade già congestionate del Belpaese.
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Un’alternativa possibile ci sarebbe: se si avesse il coraggio di affrontare seriamente il tema della liberalizzazione dei servizi, si potrebbero avere dei risparmi nel prossimo triennio per diversi miliardi di euro, specialmente per quanto riguarda il trasporto ferroviario, come dimostrano le esperienze avute in paesi che hanno già liberalizzato come il Regno Unito.
Si potrebbero inoltre avere ulteriori diminuzioni di costo attraverso delle gare di affidamento serie e complete per i contratti di servizio, con l’introduzione di una Authority dei trasporti, che favorisca una competizione tra i diversi operatori e con una separazione del gestore della rete, Rete Ferroviaria Italiana, dall’operatore ferroviario dominante, Trenitalia. Queste semplici misure a costo zero garantirebbero un mercato competitivo.
Invece si decide di tagliare drasticamente i finanziamenti chiudendo nel contempo la possibilità di liberalizzare il settore portando una ventata di concorrenza che porterebbe ad una maggiore efficienza e a costi inferiori per gli utenti.
È ovvio che il Governo voglia ridurre le spese in un momento in cui la crisi dei debiti colpisce duramente l’Europa. È meno ovvio che il Governo non abbia intrapreso delle azioni forti a favore della concorrenza, che renderebbe più facile fare quei tagli necessari alla spesa pubblica nel momento in cui la crisi del debito colpisce l’Europa.
Ma dato che è molto improbabile che la manovra finanziaria non venga approvata è facile prevedere che nei prossimi mesi vedremo proteste sia da parte dei lavoratori che rischiano il posto di lavoro (sempre nell’ipotesi di una riduzione delle risorse del 10% Asstra calcola una riduzione del personale a livello nazionale di quasi 10.000 dipendenti), sia da parte degli utenti che vedranno tagli dei servizi e aumenti dei costi.
Mai come quest’anno il rientro dalle vacanze potrebbe essere così traumatico.