489,19 miliardi di euro: è la cifra assegnata a 523 banche che hanno aderito alla prima asta di rifinanziamento a 3 anni senza limite di ammontare della Bce. Una misura straordinaria, cui si somma l’assegnazione di 30 miliardi nell’asta a tre mesi e di 33 miliardi in quella a 14 giorni. Giuseppe Pennisi, economista interpellato da ilSussidiario.net, spiega in che termini è avvenuta l’operazione, e quali effetti intende sortire: «Il fatto che la Bce eroghi liquidità nella forma di obbligazioni altamente spendibili sul mercato o in denaro contante è indifferente. In genere, tuttavia, la forma utilizzata è la prima», precisa anzitutto. Venendo, poi, al significato dell’iniziativa, afferma: «Le banche europee hanno grandi problemi di liquidità; in certi casi, addirittura, di solvibilità. Tanto che l’Eba, l’Autorità bancaria europea, ha suggerito caldamente loro di ricapitalizzarsi». Laddove un istituto di credito che ne ha bisogno decidesse di non farlo, si determinerebbero gravi ripercussioni: «Una banca che ha necessità di ricapitalizzarsi e non lo fa non riesce a operare, deve ridurre drasticamente i propri finanziamenti. Il che suscita la stretta del credito risentita da imprese e privati». Per questi motivi, secondo Pennisi, «non meraviglia che la Bce abbia deciso di dar vita a un’operazione del genere. Né che le banche abbiano aderito in misura così massiccia». Del resto, il tasso applicato è stato decisamente basso.
«L’1%, in questo periodo, in Europa, corrisponde a denaro regalato. È un tasso più basso addirittura dell’inflazione che, nell’Eurozona è attorno al 3%». Di sicuro, tuttavia, non si tratta di una misura sufficiente per mettere al riparo le banche dai rischi cui sono, attualmente, sottoposte. «Gli istituti sono affetti da una malattia i cui tratti non sono ancora definiti. Un “morbo” sconosciuto. Per cui, possiamo dire che l’iniezione di liquidità, in questo momento, contribuisca a far scendere la febbre. Non ci certo a curare la malattia». Di cui, tuttavia, sono note, almeno in parte, le cause scatenanti. «Molte banche hanno comprato obbligazioni di governi che avevano tassi appetibili senza riflettere sul fatto che nascondessero rischi elevati».
L’erogazione di liquidità consentirà alla banche anche di sostenere la crisi dei debiti sovrani. Sono in molti, da questo punto di vista, a chiedere che la Bce svolga il ruolo di prestatore di ultima istanza anche nei confronti dei governi. Su quest’ultimo punto, Pennisi rivela: «I suoi statuti glielo consentono. In realtà, dispone già degli istituti giuridici per svolgere questo ruolo. Se non assume una tale forma, dipende esclusivamente dalla volontà politica del suo board».