Disco verde della Commissione Ue alla Legge di stabilità del governo italiano, anche se a marzo è previsto un nuovo esame. Ancora tutto da vedere inoltre se scatterà la clausola di salvaguardia con un rincaro dell’Iva ipotizzato dal Def. Un’eventualità quest’ultima esclusa da Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi, nel corso di un’intervista a Otto e mezzo. Tanti i ritocchi alla manovra che ha incassato l’ok della commissione Bilancio della Camera. In particolare, il bonus bebè andrà solo alle famiglie con reddito Isee inferiore ai 25mila euro, anziché al di sotto dei 90mila euro come previsto precedentemente. In questo modo l’assegno raddoppia a 160 euro per chi ha un reddito Isee inferiore ai 7mila euro l’anno. Viene inoltre cancellata la precedente norma in base a cui il limite di reddito non valeva per i figli successivi al quarto. Abbiamo chiesto un commento a Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Ritiene che i ritocchi della commissione Bilancio migliorino il bonus bebè?
La misura a favore dei nuovi nati era già in partenza relativamente poco sostanziosa rispetto ad altri capitoli di spesa, e adesso si è più che dimezzata. È stato quindi necessario concentrare i fondi sulle famiglie con un reddito più basso. Un aspetto positivo è il fatto che non ci sono più limiti legati alla dimensione familiare. È un miglioramento che costa pochissimo, perché le famiglie al di sopra dei sei figli sono molto rare, ma che va accolto con grande favore.
Il bonus bebè è in grado di dare risposte al problema della povertà delle famiglie?
Attraverso il bonus bebè, le politiche per la povertà e quelle familiari si sovrappongono, mentre dovrebbero camminare su binari distinti anche se paralleli. Ciò di cui si sta parlando è la tutela dei diritti dei nuovi nati, della loro salute fisica, dell’ambiente in cui un bambino cresce nei primi anni di vita. Tutto questo è vitale per le famiglie con basso reddito e fa parte di una politica economica per l’inclusione sociale. Dovrebbe diventare una misura a favore non solo delle famiglie con basso reddito, ma dei figli in generale.
Lei che cosa ne pensa della nuova Sabatini e dei 200 milioni per il commercio estero, due misure a favore delle imprese contenute nella manovra?
Trovo che sarebbe ingeneroso esprimere giudizi a priori. Di certo quello che ci dobbiamo augurare è che queste risorse siano spese al meglio, perché in questo momento di crisi così pesante per i consumi interni, l’unica strada percorribile rimane il commercio estero.
A marzo la manovra dovrà passare da una revisione da parte della Commissione Ue. L’Italia riuscirà a superarla?
Sì, la Commissione Ue alla fine darà parere positivo. Anche se la continuazione di queste politiche economiche sta davvero mettendo il Paese in ginocchio, perché mancano totalmente delle misure per la crescita.
Renzi è costretto a non attuare politiche per la crescita per rispettare i vincoli europei?
Sì, in quanto dovrebbe esistere una politica europea per la crescita che di fatto invece non c’è. Ogni Paese va per la sua strada, in particolare la Germania.
La responsabilità della mancanza di politiche per la crescita è della Commissione Ue o del governo italiano?
Il governo italiano fa parte della Commissione Ue. Non è solamente l’Italia a trovarsi in una situazione critica. Spagna, Portogallo e Grecia continuano a rimanere ai margini, e chissà quando riemergeranno. Adesso anche la Francia è formalmente in una situazione di mancato rispetto delle regole europee, ma ciò per il momento è senza particolari conseguenze per Parigi che pure sarà oggetto di ulteriore verifica.
Perché l’Ue non riesce ad attuare politiche improntate alla crescita?
Il trattato di Maastricht si fonda sul principio di sussidiarietà, eppure dalla sussidiarietà siamo passati al paternalismo poco informato e spesso oscuro. Molti dei criteri su cui queste politiche si basano sono ignoti e sconosciuti, a partire dal fatto che ancora oggi non si conosce come si misuri il prodotto potenziale di ciascun Paese. Un indicatore, quest’ultimo, che rispecchia disoccupazione e crisi, sulla cui base sono poi prese le decisioni della Commissione Ue. La trovo una situazione più che imbarazzante.
Gutgeld si è detto certo del fatto che la clausola di salvaguardia con l’aumento dell’Iva non scatterà. Lo ritiene credibile?
Siamo davvero in una situazione tra l’incudine e il martello, o se vogliamo in una trappola. Le misure di cui si parla stanno comunque portando la pressione fiscale a livelli insostenibili. D’altra parte l’alternativa è l’entrata in vigore di altri tipi di provvedimenti che incidono sul reddito disponibile delle famiglie. Il quadro complessivo per i consumi interni rimane quindi molto pesante.
(Pietro Vernizzi)