Dopo la schiacciante vittoria di Renzi in direzione Pd e il voto di un documento non unitario, la minoranza del partito sembra avere margini di manovra molto stretti. Alternative fuori dal Pd non ce ne sono, e per questo l’unica chance è dare battaglia al Senato. Dove i numeri potrebbero anche riservare sorprese. Pippo Civati, storico oppositore del premier, non gliela manda a dire: scopra le carte, dica subito se vuole andare al voto, se saremo commissariati, o —peggio — se governa sotto dettatura.
Civati, cosa sta succedendo all’interno del Pd?
La vera novità è che la minoranza critica si allarga, invece di restringersi come si è letto in giro.
Ne è sicuro?
Sì, perché Renzi aveva già sulla carta i voti di chi ha votato con lui. L’unica aggiunta sono i Giovani turchi, i quali però stanno col segretario da tempo e infatti sono stati premiati… Mentre prima la voce fuori dal coro rispetto alle questioni politiche di fondo ero solo io, la mozione di minoranza si è estesa ad altre individualità non banali, definiamole così. E poi…
E poi?
Non si era mai andati così in fondo, nel merito, a questioni importanti come si è fatto lunedì per la prima volta. Di solito è così: se non si affronta un problema nel modo dovuto, prima o poi la questione di merito emerge.
Ogni occasione è buona per polemizzare con Renzi, insomma. Al sussidiario Francesco Boccia, lettiano, ha detto che per quello che Renzi vuole fare manca la copertura.
E Boccia è anche presidente della commissione Bilancio della Camera. Guardi, una delle domande non retoriche che ho fatto a Renzi durante la discussione è stata proprio questa: facci vedere un foglio excel con i costi previsti. Un normalissimo foglio excel come quello che Renzi chiedeva a Enrico Letta.
Risposta?
Quando in direzione Renzi ha parlato di cifre in vista della legge di stabilità, è stato così veloce e stringato che non ho fatto nemmeno in tempo a prendere appunti… Se Renzi vuole davvero intervenire sugli ammortizzatori, come sembra, deve dirci anche come intende finanziarli.
Il lavoro diventerà più precario?
Bisognerebbe innanzitutto capire quanti contratti rimangono oltre al contratto unico di cui si parla. Se è unico, per definizione dovrebbero rimanere fuori delle forme residuali. Intanto, se un imprenditore ha due strumenti, il contratto unico a tutele crescenti e quello a tempo determinato di Poletti, che può essere gestito nel corso di tre anni con grande libertà, secondo lei che cosa fa?
E l’articolo 18?
Per ora abbiamo una strana rilettura della riforma Fornero, a riprova che non si tratta di un testo di 44 anni fa ma di due. Renzi ha la responsabilità di aver fatto una campagna feroce dal punto di vista mediatico, per poi fare una retromarcia verso una soluzione pasticciata e confusa.
Lei cosa avrebbe fatto?
Avrei proseguendo sulla strada della sperimentazione, soltanto abbozzata da parte di Letta, del reddito minimo garantito. Avrei concentrato le risorse su quello, cercando allo stesso tempo una migliore armonizzazione di tutte le altre forme contributive e assicurative in direzione di una formula semplificata e altrettanto universale, come chiede l’Europa.
Renzi non è disposto a mediare e dice che in Senato non ci saranno difficoltà. Sarà così?
Bisogna innanzitutto capire quali sono i testi che andranno votati, e se ci sarà un’apertura sugli emendamenti presentati dalla perfida minoranza del Pd… In direzione ho chiesto se c’è la volontà di trovare una mediazione alta, non pasticciando l’articolo 18 che serve a risolvere le controversie quando lavoratore e imprenditore non sono d’accordo al momento del licenziamento, perché di questo parliamo, non della difesa dell’Unione Sovietica, come dice Renzi. Ma nessuno mi ha risposto.
Tornando al Senato?
Se durante la discussione ci saranno segnali diversi, testi comprensibili e chiari, come spero, ragioneremo su quelli. In questo momento parliamo di cose che non sono scritte. Oggi per esempio si parla di Tfr in busta paga. Se invece di annunciarlo, qualcuno lo spiegasse come si deve?
Dunque ha ragione D’Alema nel dire che Renzi va avanti solo a slogan?
Aveva ragione Civati, che ha fatto queste obiezioni prima di D’Alema. Se c’è la volontà di andare allo scontro lo stabiliranno Renzi e la maggioranza, perché hanno i numeri per decidere che strada vogliono prendere. Di sicuro non c’è alcun “complotto” per far cadere il governo. Certo sarebbe meglio che Renzi facesse le cose che erano state promesse ai nostri elettori.
Grillo ha detto che l’articolo 18 non si tocca. E se Renzi avesse bisogno dei voti di Berlusconi?
Sarebbe una decisione molto grave che minerebbe la maggioranza, portandola in modo non indolore verso l’elezione del nuovo capo dello stato. Certe cose non si possono fare senza una maggioranza definita, con Berlusconi che entra ed esce a piacimento. Ripeto, tutto dipenderà dalla qualità del dibattito.
Insomma anche lei si atterrà alle indicazioni del partito.
C’è la disciplina verso le indicazioni del partito e io la riconosco. Però c’è anche la disciplina verso il mandato elettorale.
C’è ormai la sensazione che Renzi non possa più alzare l’asticella, e che la sfida del Jobs Act sia quella decisiva. Anche per la nostra credibilità internazionale. E’ così?
Dipende da Renzi. Vuole andare al voto? Lo dica subito. E’ stato commissariato dall’Europa, non ce lo dice ma intende farcelo capire? Chiarisca subito anche questo. Sta facendo delle cose sotto dettatura? In tal caso non è colpa di Bersani né di Civati.
Adesso si parla di Tfr in busta paga. Che ne pensa?
Quando si arriva al Tfr in busta paga vuol dire che non si sa più cosa inventare. Anche perché non sono soldi in più, sono soldi dei lavoratori. Darlo ai lavoratori prima del tempo potrebbe essere fonte di gravi squilibri, a meno che non ci sia una garanzia. Ma questa chi la dà? Perché invece Renzi non chiede alla Bce di garantire investimenti per creare lavoro, dando così qualcosa in busta paga a chi non ha niente?
Una previsione?
Si parla di una legge delega, vuol dire che quando le camere l’avranno votata, avremo una legge che il governo potrà interpretare. E i tempi saranno molto più lunghi di quello che sembra. Intanto la crisi andrà avanti.
(Federico Ferraù)