Metro, autobus e tram più cari, in tutta Italia. Una serie di fattori hanno determinato, per i cittadini, un esborso maggiorato del 20 per cento in città come Brescia, Bologna, Parma e Cagliari mentre, in altre zone, la maggiorazione deve ancora arrivare. A Torino si verificherà un rincaro del 50 per cento, che già si è prodotto a Milano. Aumenti sono previsti anche in Liguria, Toscana e Veneto, mentre a Napoli, contestualmente, saranno mandati a casa 300 dipendenti. Tutto qui? Macché? Si prevede che, a ogni rincaro, ne seguirà un altro dopo un anno dalla sua entrata in vigore. Perché la situazione è giunta a tal punto? «Nel breve periodo dipende dalla mancanza di finanziamenti dovuti ai tagli del precedente governo. Da una visione d’insieme, tuttavia, si evince che la colpa è da attribuirsi alla pessima gestione del trasporto pubblico locale degli ultimi anni», spiega, interpellato da ilSussidiario.net, Andrea Giuricin, esperto di trasporti e Fellow dell’Istituto Bruno Leoni.
«Basti pensare – aggiunge – che i costi di produzione per un veicolo/chilometro sono il doppio rispetto a Svezia o Gran Bretagna». Il motivo? «È sempre mancata, in Italia – dice -, la reale concorrenza per affidare i servizi del trasporto pubblico locale a chi garantisse costi inferiori o servizi migliori a parità di costi. La situazione si è venuta a creare perché in nessuna città italiana è mai stata fatta una gara come si deve, tale per cui il vincitore risultasse chi, effettivamente, sarebbe potuto risultare in grado di garantire l’offerta più conveniente in grado di tagliare tutti gli sprechi». Non è un caso che «a Milano, ad esempio, abbia sempre vinto l’Atm o a Roma l’Atac». Qualcosa, da questo punto di vista, nella precedente manovra, in realtà, è stato fatto.
«Le norme del precedente governo, sul fronte delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali – spiega Giuricin – hanno lasciato la situazione pressoché invariata. Tuttavia, è auspicabile che l’articolo 37 della manovra finanziaria, che istituisce l’Autorità dei trasporti, qualcosa possa cambiare». Il nuovo ente avrà un compito ben preciso. «L’Autorità, infatti, avrà il potere di imporre che si facciano le gare e che si facciano bene, rispettando i criteri europei». Il che potrebbe innescare una positiva dinamica a livello del prezzo dei biglietti: «tale prezzo riesce a coprire solamente il 30 per cento del costo del servizio. La differenza ce la mette il contribuente con la tassazione ordinaria. Anche in tal caso, servirebbe tagliare tutti gli sprechi. In un sistema competitivo, lo stesso biglietto – al medesimo prezzo – sarebbe in grado di coprire sino al 70 per cento dei costi perché questi si ridurrebbero».
Chi non è messo meglio e, a breve, lo sarà ancora meno, sono i gestori del settore aereo europeo. Tutti i velivoli che atterrano in Europa, si dovranno, infatti, adeguare alla normativa del Vecchio Continente, che prevede il pagamento dei diritti per potere emettere Co2. «Per le compagnie straniere si tratterà di una stangata enorme. Molte di queste decideranno di non far più scalo nei grandi aeroporti europei, mentre risulteranno avvantaggiate quelle che fanno scali intercontinentali verso il medio oriente. Non è un caso che Obama abbia vietato alle compagnie Usa di pagare la tassa. Si tratta, quindi, in ultima analisi, di una norma che svantaggerà parecchio il settore aereo europeo».