Pareva uno scherzo. E invece, l’abrogazione del Porcellum e il conseguente ripristino del sistema precedente affiorano come ipotesi realistiche. Dopo la bocciatura in commissione Affari costituzionali del Senato dell’ordine del giorno di Pd, Sel e Scelta civica che prevedeva il doppio turno di coalizione, pare non ci siano molte alternative. Il ritorno al Mattarellum è stato promosso dal senatore Roberto Calderoli come clausola di salvaguardia laddove non si riuscisse ad individuare altre soluzioni e avrebbe l’appoggio di Scelta civica e Sel. Abbiamo chiesto a Calderoli stesso, che peraltro è l’autore del Porcellum, così chiamato perché lui lo definì una “porcata”, di spiegarci il suo piano.
La strada del Mattarellum torna quindi praticabile?
Ne dubito. Anzitutto, il Pdl, che vuole andare e elezioni il prima possibile, preferisce notoriamente il Porcellum; ma il Mattarellum è inviso anche a quella larga fetta di parlamentari che vuole andare a elezioni il più tardi possibile.
Ci spieghi.
Per tornare alla legge Mattarella sarebbe sufficiente una legge di due commi in cui si dice che abroghiamo il sistema attuale e torniamo al precedente. Trascorse al massimo due settimane, servirebbero non più di due mesi per aggiornare i censimenti (fermi al 2001) e modificare i collegi. A febbraio, quindi, si potrebbe andare a votare. Anzi, si dovrebbe. Nel momento in cui si cambia la legge elettorale, infatti, il bon ton istituzionale vuole che si torni immediatamente alle urne. Tuttavia, moltissimi parlamentari, evidentemente, vogliono restare in carica fino al termine della legislatura, nel timore di non essere riconfermati, mentre i governativi vogliono ovviamente che il governo regga.
In ogni caso, se il Mattarellum, prima, non andava bene ed è stato cambiato, perché ora dovrebbe funzionare?
Infatti non funzionerebbe.
Come no?
Una legge elettorale buona dovrebbe garantire la governabilità, la stabilità, la rappresentatività democratica e l’individuazione dell’eletto da parte dell’elettore. Purtroppo il Mattarellum, consentendo l’indicazione diretta dell’elettore, garantisce solamente le ultime due. In questa fase storica, tuttavia, sarebbe opportuno privilegiare la stabilità dei governi.
E quindi, che senso ha la sua proposta?
La verità è che è l’unica legge “paracadute”. Mi spiego: tutti dicono di voler abolire il Porcellum. Ebbene, reintrodurre il Mattarellum è il modo più veloce. Ma neanche il Mattarellum piace ai partiti. Se, tuttavia, tale sistema fosse in corso d’approvazione, il Parlamento sarebbe stimolato a varare, finalmente, il percorso parallelo di riforme costituzionali (perché se non lo facesse si dovrebbe tenere il Mattarellum).
Continui…
A gennaio parte il Comitato per le riforme: se nell’arco di 4 o 5 mesi tagliasse realmente il numero dei parlamentari e superasse il bicameralismo perfetto al Senato, togliendogli il potere di dare la fiducia, potremmo a quel punto fare una legge elettorale come si deve, introducendo il doppio turno e un sistema analogo a quello dei sindaci (con il ballottaggio solo alla Camera). Se tale percorso di riforme andasse a buon fine, il Mattarellum avrebbe rappresentato, a quel punto, una legge transitoria; in caso contrario, si andrebbe a votare con un legge che è già stata, per lo meno, collaudata. E il tanto odiato, almeno a parole, Porcellum sarebbe stato abolito.
Tutto ciò perché abbiamo una legge che lei stesso ha definito una porcata…
La legge che io avevo scritto era ben diversa. Purtroppo gli interventi a cui concorsero tutte le forze politiche la cambiarono radicalmente: Berlusconi volle introdurre un premio di maggioranza a prescindere da una soglia minima; Fini pretese le liste bloccate sulla base delle attuali circoscrizioni, ritenendo che le preferenze alimentassero il voto di scambio; la presidenza della Repubblica chiese che il premio di maggioranza al Senato fosse diverso da quello alla Camera, per evitare vizi di costituzionalità; i partitini, infine, riuscirono a introdurre lo sbarramento di salvaguardia in modo che, tra i partiti coalizzati, quello che si avvicina di più al 2 per cento possa entrare in Parlamento.
(Paolo Nessi)