Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso di intervenire con una lettera ai Presidenti delle Camere per richiamare le forze politiche. Napolitano scrive: “La riforma elettorale non è più rinviabile”. Aggiunge una considerazione il Capo dello Stato che fa comprendere l’urgenza della riforma, perché il Paese sta vivendo un autentico stato di necessità non solo dal punto di vista economico-finanziario: “Non è più rinviabile anche rimettendo a quella che sarà la volontà maggioritaria delle Camere la decisione sui punti che non risultassero oggetto di più larga intesa preventiva”. E’ una vera “bachettata” ai partiti che sembrano girare intorno ai problemi, senza avvertire l’urgenza della riforma. L’ex Presidente della Camera, Luciano Violante, condivide pienamente l’intervento e l’invito di Giorgio Napolitano, partendo da una considerazione di fondo: “Non si può affrontare più un’altra tornata elettorale senza che siano garantiti due punti fondamentali: il primo è quello di restituire ai cittadini la rappresentanza in Parlamento, il secondo è quello di evitare la frammentazione politica. Questo sono i nodi che dobbiamo sciogliere”.
In questo momento le forze politiche, anche quelle che si trovano nella stessa maggioranza che sostengono il governo di Mario Monti sono divise
Il dissenso maggiore è sulle preferenze. Il Pd, il mio partito, è contrario alle preferenze, mentre una parte del Pdl e l’Udc sono favorevoli al ritorno.
Per quale ragione lei e il suo partito siete contrari?
I cittadini comuni ritengono che la preferenza dia loro un vero potere di scelta. Purtroppo é una illusione. Perché il meccanismo della preferenze eleva molto il costo delle campagne elettorali e quindi favorisce i candidati con più risorse; premia, inoltre, i candidati che sono espressione di gruppi organizzati sul territorio, sindacati, cooperative, associazioni di vario tipo, anche organizzazioni criminali, che concentrano il voto da loro controllato sul proprio candidato. Alla fine non avviene affatto un ricambio della classe dirigente come tanti giustamente vogliono e si augurano. Alla fine prevalgono i più noti o i più supportati dall’esterno. E’ per questa ragione che non siamo d’accordo sulle preferenze. Noi vogliamo avviare un vero ricambio.
Questo è il punto di massima divisione
Guardi, il Partito democratico è l’unico che fino a oggi ha presentato un progetto compiuto di riforma elettorale, proponendo il doppio turno. La proposta piace solo a noi. Si può quindi trovare una intesa su un’altra soluzione. L’altra proposta che avanziamo è quella di costituire dei collegi elettorali, dove verrebbero eletti i tre quarti dei parlamentari. L’altro quarto può essere indicato nel cosiddetto listino.
Ci sono delle obiezioni al riguardo
Si, le obiezioni sono legate al fatto che questo sistema favorirebbe i candidati “paracadutati” nei cosiddetti collegi sicuri. Non so se ci sono più collegi sicuri. In ogni caso si può trovare la soluzione prescrivendo che i candidati devono risiedere da almeno da due anni nella circoscrizione.
Per varare una nuova legge elettorale occorrono dei tempi tecnici, non si può più perdere molto tempo
Per ridisegnare i collegi ci vogliono tre mesi di tempo e quindi occorre muoversi presto. Occorre una volontà politica e un lavoro costruttivo che deve avere un’agenda ben precisa. Teniamo presente una cosa: il problema della riforma elettorale in Italia è innanzitutto interesse italiano, ma su questo punto si stanno interrogando anche le istituzioni europee, per capire quale sarà il nuovo quadro politico italiano che esce dalle consultazioni elettorali dell’anno prossimo.
Da quello che lei dice, si capisce che lo stato di emergenza non riguarda solo l’aspetto economico e finanziario, ma anche politico e istituzionale
E’ quello che sostanzialmente ha fatto comprendere il Presidente della Repubblica con la sua lettera ai Presidenti delle Camere. Noi siamo in uno stato di emergenza dopo il crollo del governo Berlusconi. E in questo stato di emergenza c’è anche la questione legata alla legge elettorale. Il nodo della questione è che dalle urne esca una maggioranza che sia in grado di governare il Paese, evitando quindi fenomeni di frammentazione politica.
Ma di questo dovrebbero rendersene conto tutti i partiti.
Non c’è dubbio. Ma lei guardi i sondaggi e veda lo sfasamento che c’è tra l’attuale rappresentanza in Parlamento. Il primo partito del Parlamento italiano in questo momento é al terzo posto nei sondaggi. E’ per questa ragione che spesso si tende anche ad aggirare il nodo centrale del dibattito sulla riforma elettorale.
Per superare questo momento di crisi, di stato d’emergenza che cosa ci vorrebbe?
Uno spirito diverso da parte di tutti. Sono stato a un convegno di imprenditori a Mestre indetto da Liberafondazione dell’on. Giustina Destro . Ho notato che non ci si ferma solo alle lamentele sulla crisi. Si guarda avanti, si cercano le soluzioni possibili, si tentano nuove strade da percorrere. Se questo stesso spirito coinvolgesse tutto il Paese, saremmo già sulla pista giusta.
(Gianluigi Da Rold)