Dopo aver studiato accuratamente i sondaggi e analizzato ogni scenario possibile, la decisione è stata presa: Silvio Berlusconi torna in campo e si candida a premier alle elezioni politiche del 2013. Dal momento dell’annuncio è stato un susseguirsi di ipotesi e dibattiti riguardo le eventuali novità che caratterizzeranno il partito di centrodestra e su quali ruoli rivestiranno l’attuale segretario e il presidente del Pdl. Gli ultimi sondaggi parlano chiaro: senza Berlusconi la percentuale di preferenze non arriverebbe al 10%, mentre con Alfano candidato premier e Berlusconi presidente del partito i voti salirebbero fino al 18%. Se invece il Cavaliere fosse in corsa per la poltrona di premier in un ticket con Alfano e un nuovo progetto politico che coinvolga una squadra di giovani dirigenti, il Pdl potrebbe raggiungere anche il 30%. Un’ultima ipotesi già smentita dallo stesso Alfano che, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha spiegato che “Berlusconi non ha bisogno di ticket, ha sempre vinto senza accompagnatori. Per quanto mi riguarda, se volesse farsi affiancare da qualcuno, gli consiglierei una protagonista femminile del nostro partito”. IlSussidiario.net cerca di fare luce sui diversi possibili scenari futuri in vista delle elezioni politiche contattando Arnaldo Ferrari Nasi, direttore dell’omonimo istituto di ricerca e Docente di Analisi della Pubblica Opinione all’Università di Genova. «Poco prima che Berlusconi annunciasse a febbraio che non si sarebbe ricandidato – spiega Ferrari Nasi – avevamo svolto un sondaggio chiedendo a elettori e simpatizzanti del Pdl cosa avrebbe dovuto fare in vista delle successive elezioni e se, nonostante le dimissioni da segretario, fosse comunque considerato ancora leader del partito. Il giorno stesso della pubblicazione dei dati Berlusconi annunciò alla stampa che non si sarebbe ricandidato ma, nonostante il sondaggio poi saltò, i risultati restano comunque validi». Ferrari Nasi ci rivela dunque che circa il 70% degli intervistati aveva risposto che Berlusconi non si sarebbe dovuto ricandidare per la carica di presidente del Consiglio, eppure la stessa percentuale ha detto di considerare Berlusconi ancora capo del Pdl. «In questo momento, anche se Berlusconi tornasse in gioco con il Pdl e il partito raggiungesse i suoi massimi, bisogna mettere in conto che a differenza del passato non esiste più un’alleanza con la Lega, che comunque non starebbe più al 10% ma al 3-4%, e con ogni probabilità anche con l’Udc. E’ ovvio quindi che la situazione è cambiata notevolmente rispetto alle scorse elezioni politiche». Inoltre, secondo Ferrari Nasi, un eventuale discesa in campo di Berlusconi spariglierebbe non poco le carte in tavola: «A mio giudizio, sia a destra che a sinistra, non c’è l’intenzione di creare un partito classico, il cui progetto non potrebbe funzionare in un momento come questo. Un tentativo plausibile sarebbe quello di proporre una sorta di coalizione, lasciando fuori gli estremi, simile a quella che sta attualmente sostenendo Monti».
Un progetto del genere, però, con la presenza di Berlusconi assumerebbe un aspetto decisamente complicato: «Casini difficilmente potrà accettare un piano del genere, né tantomeno Bersani, quindi per mettere in atto un piano simile si dovrebbe presumibilmente assistere a una rinuncia di Berlusconi», spiega Ferrari Nasi. «Difficile dire se realmente la presenza di Berlusconi potrà portare al Pdl molte più preferenze, però è chiaro che riesce ancora ad attirare un alto numero di fedelissimi e a creare coesione all’interno del partito e dell’elettorato. A mio giudizio la vera domanda che bisogna porsi è questa: è meglio un Pdl con Berlusconi e con qualche voto in più, che però rappresenta l’opposizione, oppure un Pdl rinnovato senza Berlusconi che appoggia Monti ma al governo? Credo quindi che adesso sia necessario capire se sarà possibile arrivare alla creazione di una coalizione a favore di Monti». Secondo Ferrari Nasi si tratta di un’ipotesi probabile, «ma è ancora più chiaro quello che ogni sondaggio ha mostrato fino ad oggi: i cittadini non vogliono tornare alla solita politica, chiedono qualcosa di nuovo che si dimostri realmente differente rispetto al passato, e questo vale sia a destra che a sinistra».
(Claudio Perlini)