La ripresa dell’economia italiana è trainata principalmente da due forze esterne: il boom globale che dinamizza l’export e la protezione del debito pubblico fuori misura da parte della Bce. Il mercato interno e l’occupazione, infatti, crescono molto lentamente perché bloccati da troppe rigidità regolamentari, sindacali, eccessi di prelievo fiscale, mancanza di investimenti pubblici stimolativi e restrizioni del credito.
Nel 2018 l’inefficienza del mercato interno non sarà modificata, pur migliorando il credito. Pertanto la possibilità di continuare la ripresa dipende dalla continuità di condizioni esterne favorevoli. La riforma fiscale negli Stati Uniti, che porta la tassazione sulle imprese dal 35% al 21% nominali, promette di aumentare gli utili delle aziende quotate e di tenere in rialzo i corsi azionari nonostante le sopravalutazioni correnti. La non caduta della Borsa americana, oscillazioni a parte, favorirà la tenuta di quelle mondiali e il recupero di quella italiana che è ancora sottovalutata a causa della recessione 2012-14 e della crisi bancaria 2015-16. Molte piccole e medie imprese sono pronte a quotarsi e questo sarà un segnale di ripresa molto più importante di quanto si creda.
L’eventuale incertezza post-elettorale potrebbe penalizzare la Borsa, ma sarà più determinante la posizione della Bce. Al riguardo c’è la buona notizia che il suo programma di acquisto degli eurodebiti – un modo per stampare denaro per scopi di reflazione – durerà fino all’autunno 2018 e che, probabilmente, i titoli acquistati, quelli italiani attorno ai 300 miliardi, saranno tenuti in portafoglio e rifinanziati dalla Bce stessa, cioè sterilizzati. Se così, allora il debito italiano nelle mani del mercato sarà ridotto a circa 1.900 miliardi di euro, dai 2.200 e qualcosa di oggi, riducendo il rischio di una crisi finanziaria nazionale.
Se, poi, l’Ue continuerà a perdonare l’Italia per i suoi eccessi di debito e deficit, combinati con assenza di riforme di efficienza, tale protezione esterna aiuterà la ripresa. Germania e Francia non hanno interesse, per ora, a strette contro un’Italia disordinata che minerebbero l’euro. Il mercato globale, pur cumulando tensioni, nel 2018 dovrebbe restare sufficientemente stabile perché nessuna potenza – tutte con problemi interni – ha al momento interesse a creare guai. L’inflazione latente sta crescendo, ma non esploderà in modi destabilizzanti nel 2018.
In conclusione, dovrebbe essere un anno economico di quiete prima delle possibili tempeste 2019-20, da usare per evitarle o attutirle.