Il Giappone potrebbe attraversare il peggiore ciclo recessivo dal 1945, con un Pil in picchiata del 4% nel 2009, il doppio del -2% del 1998, durante il cosiddetto ‘decennio perduto’. E’ l’ipotesi dell’ultimo rapporto sull’economia nipponica elaborato da Standard & Poor’s e rilasciato proprio all’indomani dell’annuncio del crollo (-45,7%) dell’export di gennaio e alla vigilia del dato sulla produzione industriale sempre di gennaio che – per gli analisti – segnera’ un calo del 10%.
‘Ora e’ molto probabile che il Giappone viva la peggiore recessione dalla Seconda guerra mondiale’, avverte l’agenzia di valutazione, aggiungendo che la seconda economia al mondo sta risentendo della crisi finanziaria scoppiata lo scorso anno e della successiva brusca frenata globale. L’Arcipelago, che e’ufficialmente in recessione dalla fine dei tre mesi a settembre 2008, ha avuto un ultimo trimestre (ottobre-dicembre) disastroso con un Pil in ulteriore contrazione del 3,3% congiunturale (-12,7% annuo) che vale come la peggiore performance dal primo trimestre del 1974, nel corso del primo choc petrolifero.
Oltre all’export, S&P’s individua il rapido peggioramento della domanda anche sul fronte interno, mentre l’ambiente operativo di colossi come Sharp e Toyota e’ peggiorato a tal punto da generare la prospettiva di chiusura d’esercizio in rosso per la prima volta nelle rispettive storie aziendali. Non va meglio a Nissan e Sony, mentre conti critici e in perdita sono attesi da Panasonic, insieme a gran parte del comparto manifatturiero, in evidente affanno. L’agenzia punta il dito contro le misure economiche volute dal governo di Taro Aso che stentano a ‘produrre gli effetti desiderati’ e contro la particolare situazione politica che vede i due rami del parlamento controllati da forze politiche totalmente diverse: la Camera Bassa, che ha piu’ poteri, vede prevalere la coalizione Liberaldemocratici-New Komeito; nella Camera Alta, invece, le opposizioni guidate dal DpJ, il partito Democratico del Giappone, vantano un’ampia maggioranza.
‘Nonostante l’urgenza e la gravita’ dei problemi che colpiscono l’economia, non e’ ancora definito un quadro comune in materia di politica fiscale ed economica’, osserva S&P’s, che rimarca pure il fatto che e’ ancora in discussione il varo del budget 2009. A questo si aggiunge una Banca centrale ormai con le armi spuntate, sul fronte della leva monetaria, visto che i tassi sono scesi fino allo 0,1%.