Ci salveranno le vecchie zie, sussurrava ai suoi contemporanei il Longanesi più lucido, maturato a seguito di non poche disillusioni e disincanti epocali. Le vecchie zie sono le custodi del sano buon senso, del 2+2=4, dell’erba verde in estate, per la quale dobbiamo fare guerre e diatribe a non finire, vista la non riconosciuta evidenza di questo elementare dato di fatto. Così è anche per l’Europa: ma di che stiamo parlando? Di che si tratta? Qual è l’oggetto? Si presuppone, da sola, l’Europa appunto, come soggetto, ma il punto è che non ha più l’oggetto. Quindi, entriamo in quella tavola pitagorica del debunking, o demitizzazione, detta all’europea (parlo di cultura, ora, non di Juncker), che sta diventando sempre più una disciplina parallela alla neolingua burocratica.
Procederò non da “esperto” della materia, perché non conosco sedicente “esperto” che non sia servo sciocco dell’eurocrazja, quindi per esperienza sa che siffatto pachiderma portatore del nulla è molto vantaggioso al suo domani. Auguri e tanta eurocrazia, non mi interessa il prodotto. Procederò dunque da dilettante non allo sbaraglio, ma scrupoloso nell’analisi linguistica. Perché – vecchia lezione di Orwell – il nesso tra lingua e politica è ciò che ci riguarda sempre, il resto è appunto roba da “esperti”.
1) Veniamo allo Juncker di giornata, anche se preferiremmo l’uovo di giornata. Ma tant’è, che Juncker sia. Allora, il supercommissario del vascello fantasma, dopo il flop di Ventotene, il ridicolo elevato all’ennesima potenza di Bratislava, e dopo le neo-tirate di maniera all’establishment burocratico da parte di Renzi (a costo zero, ormai, ma anche su questo punto, vedi sopra), tira fuori tutta la sua genialità dialettica e argomentativa. Muoviamoci di fiore in fiore.
2) “Non parlo del Discorso sullo Stato dell’Unione, perché l’Unione va molto male. Un anno fa dicevo che non c’era abbastanza Unione e dopo un anno non posso che ripeterlo. Le rotture e le fessure sono numerose e sono pericolose”. Lo dice il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker alla plenaria del Cese, sottolineando che “c’è ancora troppa disoccupazione, anche se l’Europa ha creato 8 milioni di posti di lavoro” e “il tasso di occupazione è vicino a quello degli Usa” quando alcuni anni fa era “più basso di 5 punti” (Fonte: Ansa).
Allora, in ordine: a) non c’è abbastanza unione: e perché, egregio commissario, non c’è Unione? Perché le “fessure” e le “rotture” sono numerose e pericolose? Tutti matti, fra i 600 e passa milioni di europei? E l’eurocrazja, niente? Nessun problema? Nessuna questione da porre a se stessa? In tutto il mondo, non esiste più un punto di equilibrio e tutti i poteri sono in subbuglio, mutano forma e condotta, tutti, tranne l’Unione. E la Russia? Ne vogliamo parlare? E la Merkel che perde pezzi per strada, con la Deutsche Bank che ha raccattato tutta l’immondizia dei derivati dell’area che guarda all’Atlantico e in parte di fronte al Pacifico, niente? Tutto va bene, madama la marchesa? Perché accade tutto ciò? Il destino cinico e baro? Follia collettiva? Bambini cattivi che non riconoscono l’autorità del Padre Commissario e della Regina Madre del Reich? Juncker è alla canna del gas, come l’Europa, di cui attendiamo l’esalazione dell’ultimo respiro, è solo questione di tempo. Se un economista come Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, dunque non un pericoloso “populista” anti-Ue, afferma in un convegno a Milano che “entrare (ndr: nell’euro) fu un errore e, in caso di nuova crisi, piuttosto che dover rinegoziare il debito, sarebbe preferibile sganciarsi (ndr: dall’euro)”, c’è bisogno di aggiungere altro?
3) Juncker racconta fesserie sul patto di stabilità, un fiasco tecnico e perfino contabile da parte dei cervelloni dell’eurocrazja, su questo ho già scritto, può bastare. Quel che è interessante sottolineare è invece il sottile argomento che il supercommissario del nulla avanza, sentite qua che luce intellettuale: “La solidarietà nella ripartizione dei rifugiati tra i diversi ci ‘deve essere’. Alcuni paesi lo fanno, altri dicono di no perché sono cattolici e non vogliono musulmani. Questo è inaccettabile”, perché non si tratta di musulmani ma di esseri umani. Lo dice Juncker aggiungendo che comunque se quei paesi “non possono fare la ripartizione, allora devono partecipare di più al rafforzamento della protezione delle frontiere esterne che va fatta entro fine ottobre” (Fonte: Ansa). Wow! Strabiliante performance culturale, che finezza d’analisi e soprattutto di osservazione della realtà. Allora, c’è un Papa, che si chiama Francesco, che un giorno sì e l’altro pure, sta dicendo a tutti che, senta qua, sor Juncker: in quanto cattolici dobbiamo accogliere i migranti, tutti, indiscriminatamente, tonnellate di pronunciamenti, Angelus, meditazioni su questo, e cosa dice Juncker? Che i cattolici non vogliono i migranti, perché sono musulmani. Ok, può bastare davvero, per oggi. Il tema vero forse è: chi accoglie i cattolici nelle terre musulmane? Quali diritti hanno in tali terre? Come vengono trattati? Ma capisco che, quando si è alla canna del gas, come Juncker, soprattutto di questi tempi, può succedere questo ed altro.
P.S.: Una nota a margine. Nel Far East, precisamente nelle Filippine, con un leader che Juncker sicuramente definirebbe, schifato, “populista”, parlo di Rodrigo Duterte, circolano reazioni di questa natura nei confronti dell’Ue. Siamo sicuri che, nelle segrete stanze o nei bar frequentati dal popolo (“populismo” è un “ismo” diventato blasfemia pura, ma accoglie in sé la parola latina “populus”, vale a dire ciò che l’eurocrazia ignora, salvo poi dover valutare post factum le conseguenze di questo atteggiamento) non circolino commenti di questa stessa natura?