Oggi Roberto Fico farà un ulteriore giro di consultazioni con M5s e Pd, nella speranza di fare breccia nei Dem. Intanto Renzi gira in bicicletta per Firenze e chiede ai fan se vogliono l’accordo con M5s, ottenendo un coro di no, ma il reggente Martina sostiene il contrario. Per Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità, o Di Maio intende davvero spaccare il Pd, oppure è un ingenuo. E in questo caso l’ex premier è pronto ad approfittarne. “Stiamo assistendo al tentativo di Renzi di rientrare in scena” avverte Caldarola.
Nel Pd o facendo un altro partito?
Ormai il confine tra una cosa e l’altra è diventato sottilissimo. Renzi e i renziani considerano praticabile l’alleanza con M5s solo se prevede una trattativa diretta tra Renzi e Di Maio. E quindi sono pronti a rompere con un Pd che andasse alla trattativa senza di loro.
Martina?
E’ andato all’incontro con Fico alla cieca, con una generosa volontà suicida. Ormai al posto del Pd ci sono due partiti, di cui uno ha una netta caratterizzazione personale. Un PdR ossia un Partito di Renzi che non intende andare al governo con Di Maio ma immagina piuttosto altri scenari.
Ad esempio?
Le elezioni anticipate, in cui punta a prendere da solo i voti dell’intero Pd.
Intanto però ci sono le consultazioni in corso, domani Fico riceverà di nuovo Pd ed M5s.
Ma Renzi considera inaccettabile che la trattativa si faccia senza di lui. E senza i renziani non si può obiettivamente fare, perché verrebbero a mancare i voti parlamentari necessari.
Però si potrebbe fare con l’apporto di LeU.
Qui voti arriverebbero, ma avremmo troppi galli in un pollaio. E’ facile che alla fine si torni allo schema Di Maio-Salvini, perché credo che il governo del Presidente andrà a sbattere. Avrebbe il no di Salvini e soprattutto il no di Di Maio, che lo vedrebbe come un commissariamento della vittoria politica di M5s.
Lei dice che Renzi aprirebbe una trattativa con M5s solo se potesse condurla personalmente. Però c’è un interlocutore istituzionale da non sottovalutare: il Quirinale. Se Mattarella preme, Renzi cosa fa?
Gli dice di no, perché è una partita in cui mors tua vita mea. Se si facesse un governo M5s-Pd senza Renzi o malgrado Renzi, o un governo del Presidente malgrado Renzi, Renzi avrebbe accettato la sconfitta. Impensabile.
Vediamo le cose dal punto di vista di M5s.
Se dentro i 5 Stelle ci fosse un leader realmente, politicamente luciferino, potremmo pensare che questa partita è giocata per far vedere all’opinione pubblica che il Pd è finito, e per mandare un messaggio al suo elettorato: perché siete ancora lì? Venite con noi…
Però Fico potrebbe ottenere un prolungamento del mandato esplorativo.
Durerà un po’ più a lungo perché ci sono alcuni segnali che Renzi non ha del tutto chiuso la porta all’ipotesi di venire coinvolto. Sia chiaro, il tentativo di rientrare in partita da parte di Renzi c’è, ho però il dubbio che i leader di M5s non abbiano afferrato il costo politico di quest’operazione. Ripeto, o puntano a spaccare il Pd, oppure sono ingenui come bambini.
Qual è questo prezzo troppo caro, Caldarola?
Il vincitore riconoscerebbe il perdente come unico interlocutore di una trattativa per dare un governo al paese. Sarebbe la morte del vincitore e la rinascita del perdente. Proprio quello che Renzi ha capito. E poi si tradurrebbe in ministeri simbolici a uomini ultra-renziani, il che non sarebbe poca cosa.
Nel frattempo la pattuglia dei responsabili va aumentando. Martina, Franceschini, Emiliano, Orlando, Zanda, perfino Minniti e Gentiloni. Cosa faranno?
La domanda vera, a cui non saprei rispondere neppure io, è: quanti voti hanno? L’unico che aveva un suo pacchetto di voti è Emiliano, che però in Puglia ha perso malamente contro M5s. Gli altri sono tutti ripescati e il loro numero sembra inversamente proporzionale ai voti che non hanno.
Dunque rivedremo lo schema Lega-M5s.
Sì, ma senza il trionfalismo del primo incontro, quello in cui si consideravano vincitori e avrebbero potuto perfino spartirsi nel tempo la guida del governo. Vi arriverebbero dopo una trattativa lunga ed estenuante, assai ammaccati, disponibili ad accettarsi solo perché i rispettivi elettorati li vogliono al governo.
Di Maio farà il premier?
Non credo, ha giocato questa partita in modo stupido. Fossi un militante sarei arrabbiato, perché non si è mosso nell’interesse del Movimento ma solo di se stesso, e alla fine ha messo M5s in un vicolo cieco.
(Federico Ferraù)