Insieme a Giulio Andreotti non se ne va solamente un importante pezzo di storia italiana, ma anche un uomo politico e uno statista arguto e sagace. Nel corso della sua lunga vita, terminata questa mattina all’età di 94 anni, il senatore a vita ha lasciato dietro di sé pensieri, battute e aforismi che hanno sempre caratterizzato il suo carattere. C’è chi dice che il suo “motto” fosse “il potere logora chi non ce l’ha”, frase che però gli storici attribuiscono al politico francese del Settecento Charles Maurice de Tayllerand. Ma sono comunque tante le frasi celebri di Andreotti, come quella pronunciata al termine del lungo calvario processuale che lo vedeva imputato per mafia, dal quale però uscì assolto: “A parte le guerre puniche, mi viene attribuito veramente tutto”. Andreotti aveva qualcosa da dire anche sulla propria morte: “Non sono pronto. Spero di morire il più tardi possibile. Ma se dovessi morire tra un minuto, so che non sarei chiamato a rispondere né di Pecorelli, né della mafia. Di altre cose sì, ma su questo ho le carte in regola”. Era il 17 febbraio del 1991 quando invece disse: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, una frase rimasta scolpita nella storia della politica italiana. Andreotti pronunciò quelle parole in risposta a Ciriaco De Mita che aveva detto: “E’ meglio andare alle elezioni anticipate che tirare a campare”. “Non mi pare che tiriamo a campare – replicò Andreotti -. Tra l’altro quella di De Mita è una bella frase d’effetto romanesca. Comunque è meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. E poi ancora: “L’umiltà è una virtù stupenda ma non quando la si esercita nella dichiarazione dei redditi”, diceva il senatore a vita. “I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato”. Disse infine durante un’intervista al Corriere della Sera: “Feste in mio onore? Ne riparleremo quando compirò cent’anni”.