La fiducia in Renzi è al 35%, con un valore inferiore a quella della Merkel (50%), ma superiore a quella di Hollande (18%). A renderlo noto è Nicola Piepoli, presidente e fondatore dell’Istituto Piepoli, secondo cui il 51% degli italiani voterà sì al referendum e il 49% no. La tendenza negativa per i sì è stata interrotta una settimana fa, e per Piepoli questo si spiega con un accordo tra Renzi e Berlusconi. Tra i partiti il Pd è ancora in testa con il 31,5%, contro il 27,5% di M5s.
Piepoli, come è cambiata nel tempo la fiducia degli italiani in Renzi?
Il 13 aprile 2015 era al 47%, il 4 maggio al 49%, il 10 luglio al 33%, il 5 ottobre al 41%, il 18 febbraio 2016 al 40% e adesso è al 35%. E’ un trend abbastanza buono, nell’attuale Europa chi è sopra al 30% ha un buono share di fiducia.
E la fiducia negli schieramenti politici?
Quella nel centrosinistra è al 56%, quella nel centrodestra al 22%, quella in M5s al 15%.
Gli altri premier in Europa a quanto sono?
La Merkel è intorno al 50%, Hollande è al 18%, mentre prima di dimettersi Cameron era oltre il 40%.
In passato gli altri presidenti del consiglio italiani avevano una fiducia superiore o inferiore a Renzi?
Nel 2008 Berlusconi è partito dal 58%, per poi finire con meno del 20% nel 2011. Monti a fine mandato era al 18%, ma è crollato in pochi mesi precipitando come uno sciatore impazzito, eppure nel 2011 aveva iniziato con il 54-55%. Letta al contrario è iniziato non molto alto, intorno al 45%, ma è riuscito a mantenere la sua fiducia inalterata nel tempo.
Che cosa interessa di più agli italiani? L’Italicum, il referendum o l’economia?
Gli italiani vogliono panem et circenses, proprio come i romani 2000 anni fa. Quello che vuole la gente è guadagnare di più. Renzi dovrebbe destinare qualche miliardo a infrastrutture, linee ferroviarie veloci nel Centro-Sud, oltre a raddoppiare le linee a un solo binario come a Bari. Dovrebbe inoltre occuparsi di scuole, riempiendole di nozioni, e di ospedali, riempiendoli di strumenti che allungano la vita alla gente. Se Renzi farà tutto questo la gente lo acclamerà come un cantante o un calciatore, altrimenti gli farà una croce sopra.
Lei che cosa si aspetta dal referendum costituzionale di ottobre?
La situazione è molto incerta, in questo momento i sì sono al 51% e i no al 49%. Il 9 maggio scorso i sì erano al 62% e i no al 38%, il 16 maggio i sì al 55% e i no al 45%, il 23 maggio i sì al 54% e i no al 46%, il 30 maggio i sì erano al 53% e i no al 47%, il 27 giugno i sì erano al 51% e i no al 49%, il 4 luglio erano alla pari al 50%, mentre l’11 luglio sono tornati nuovamente al 51% contro il 49%, interrompendo così il trend negativo.
Lei come si spiega questa inversione di tendenza?
Se dovessi fare il maligno, potrei dire che Berlusconi si è accordato con Renzi per farlo vincere.
In cambio di che cosa?
Questo lo deve chiedere a Berlusconi, oppure a Renzi.
Come sta andando invece M5s?
Ben lontani dall’essere i “primi della classe”, come dicono alcuni miei colleghi, i Cinque Stelle hanno raggiunto il 28% e non si muovono più di lì, anzi sono scesi al 27,5%.
Possono salire ancora sopra al 28%?
Dipende dalle sparate che fanno. Se continuano a dire che vogliono abolire la Tav, gli italiani si renderanno conto che i Cinque Stelle non capiscono nulla. Chi nega il futuro di per sé non esiste, e dire no alla Tav significa opporsi al futuro, soprattutto per chi amministra una città come Torino.
E il Pd come è messo?
Il Pd è al 31,5%, era al 31,1% una settimana fa, mentre in precedenza è rimasto stabile al 31% per tre settimane. Quattro settimane fa era al 32,4%.
(Pietro Vernizzi)