Pure la guerra civile. Che poi, evocata da Bondi, fa anche un certo effetto. Sta di fatto che la sentenza di condanna di Berlusconi sta privando di lucidità buona parte del mondo politico. Nel Pdl, mentre responsabilmente i ministri non parteciperanno alla manifestazione di oggi per non prestarsi a strumentalizzazioni, la mente di molti è offuscata da un senso di sopraffazione dall’ingiustizia e dalla volontà di rivalsa; nel Pd, dall’opprimente sensazione di quanto restare al governo con un condannato sia inopportuno. Elettoralmente. Che scenari si prefigurano? Ne abbiamo parlato con il ministro della Difesa Mario Mauro.
Nel governo si avverte la sensazione del rischio che possa crollare tutto?
Certo. Il governo è frutto di una maggioranza parlamentare con caratteristiche fuori dal comune, dato che mette insieme chi insieme, normalmente, non potrebbe stare. Tale circostanza è dettata dall’emergenza in cui il paese versa da prima del governo Monti. E se, parzialmente è stata sanata da alcune riforme, occorrono ancora profondi interventi che può condurre a termine solamente la grande coalizione. Tuttavia, il fattore che stabilisce se le larghe intese possano resistere oppure no, è che sussistano le condizioni per realizzare o meno tali riforme.
Cosa succede se cade il governo?
Non dobbiamo drammatizzare, ma essere consapevoli di alcune importanti questioni: un’opzione consisterebbe nelle elezioni anticipate. In alternativa, vedremmo nascere un governo sostenuto da maggioranze improbabili che sarebbero tutt’altro che orientato alle riforme. Passeremmo dai piccoli passi in avanti del governo Letta a grandi balzi indietro. Tutto questo determinerebbe un ulteriore perdita di credibilità per il Paese.
Esiste il rischio di un attacco speculativo finanziario tale da farci fare la fine della Grecia?
No, non credo che sia corretto evocare scenari di questo genere.
Cosa ne pensa del comportamento Pdl che, oggi, sarà in piazza e ha minacciato di staccare la spina al governo se non sarà immediatamente varata le riforma della giustizia?
Sbaglierebbe gravemente a insistere con l’attuale atteggiamento. Sta dando il pretesto per sentirsi legittimato a chi vorrebbe svincolare il Pd dalla responsabilità di governo, ritenendo che è indegno restarci con un uomo condannato. La verità è che il Pdl è qualcosa molto più grande e complesso e, in questo momento, va aiutato a mantenere quei nessi con il contesto costituzionale e istituzionale che ne possano favorire la sua partecipazione alla vita democratica e l’esercizio della responsabilità di governo.
Berlusconi e il Pdl fanno sul serio o è tattica?
Non credo che ci sia nulla di tattico in quello a cui stiamo assistendo. Vedo, piuttosto, il rammarico e la profonda costernazione per una vicenda vissuta all’interno dello scontro politico.
Anche nel Pd la tensione è alle stelle
Sul Pd c’è una pressione enorme. Rischia molto, perché è una forza politica dove sono presenti punti di vista con forte differenziazioni. In ogni caso, sia per il Pd che per il Pdl la bussola non può che essere l’anteposizione del bene dell’Italia agli interessi del partito. In tal senso, l’invito di Napolitano a unirsi per riformare la giustizia rappresenta una strada per uscire dal guado.
Folli, su queste pagine, affermava che, giunti a questo punto, Berlusconi dovrebbe definitivamente uscire di scena, per favorire l’emersione di una leadership moderata
Su questo mi sono già espresso quando ero parte del Pdl. Tengo solo a dire che in questo momento, in cui Berlusconi è in ginocchio e ferito, sia utile manifestare solidarietà sul piano umano, distinguendola con nettezza dalla vicenda politica del nostro Paese, che ha bisogno dei partiti che compongono queste maggioranza per andare avanti.
Cosa sta facendo Enrico Letta per tenere assieme tutto?
Ha parlato con chiarezza, facendo presente che questo governo non può essere il frutto dei problemi interni dei partiti, e ha chiesto ai partiti di far risaltare ciò che in termini concreti si può fare per il Paese.
(Paolo Nessi)