I capi di Stato e di Governo europei hanno concluso pochi giorni fa un vertice informale indetto dalla presidenza ceca sulla crisi dell’economia. In preparazione del G20 dell’aprile prossimo, i leader, alla presenza del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e del governatore della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, hanno posto sul tavolo, ufficialmente, i temi del rilancio, la supervisione dei mercati finanziari, ma anche la questione del settore dell’auto.
La situazione è complessa: se, da una parte, la Repubblica ceca, Romania, Bulgaria, Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Slovacchia e Ungheria, cioè i Paesi della Nuova Europa che hanno visto una vivace crescita economica e che a causa della crisi si è interrotta bruscamente, lamentano di non ricevere un aiuto sufficiente da parte dell’Unione europea, dall’altra il presidente francese Nicolas Sarkozy ha sottolineato che il suo piano di aiuti all’industria dell’auto sarà condizionato dalla proibizione per le attività di qualunque delocalizzazione.
Di questi giorni è, invece, la notizia che tra gli Stati Membri l’Italia è tra i Paese meno colpiti dal rallentamento finanziario. Questo è un segnale forte che deve indurci a riflettere. Se l’Ue, come già sta facendo, metterà tutta la sua energia nella lotta alla crisi anche il nostro Paese potrà superarla meglio di altri.
È pur vero che se da una parte si segnala una recessione che potrebbe causare altri 6 milioni di disoccupati entro il 2010, con conseguenze sociali per le famiglie, dall’altro le borse registrano preoccupanti ribassi. Nelle ultime stime Ue si era parlato della perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro solo per il 2009 e di un tasso di disoccupazione per la zona euro pari al 9,25%.
In tempi di crisi come questi è importante che la politica trovi delle strategie per superare l’empasse. È indispensabile ristabilire un impegno credibile a favore degli obiettivi di bilancio già a partire dal medio termine. Per fare questo in tempi brevi, si possono mettere in campo nuove soluzioni, come misure di difesa che consistono nell’adottare provvedimenti straordinari che, per fronteggiare la crisi, che non comportino oneri considerevoli per le finanze pubbliche perché, qualora non venissero riassorbiti a tempo debito, potrebbero pesare in modo particolarmente negativo sulle generazioni future.
Durante il prossimo Consiglio dei ministri europeo, di fronte alla crisi più grave dagli anni ‘30, è importante che l’Europa si mostri compatta esortando i governi a stare all’interno di regole prestabilite.
L’appello è dunque quello di mantenere il mercato aperto, respingendo le tentazioni rappresentate da un nuovo protezionismo. Soltanto l’Europa – e con essa anche il nostro Paese – potrà superare la crisi e uscirne più forte, in un’economia globale che, come sottolineava il nostro premier, sta mostrando di avvicinarsi alla ripresa.