Procede spedito lo spoglio manuale delle elezioni in Catalogna, e il fronte indipendentista, dopo un pizzico di pessimismo dovuto alle indiscrezioni dei primi sondaggi di giornali e portali web (gli exit poll non erano invece stati ufficialmente previsti per questa tornata elettorale) vede davvero vicina la possibilità di avere di nuovo la maggioranza assoluta alla Generalitat. Quando sono state scrutinate poco meno della metà delle schede (lo spoglio è arrivato al 40% in tutta la regione) gli indipendentisti dovrebbero arrivare ad avere, secondo le tendenze attuali, 71 seggi contro i 72 precedenti. 1 in meno, ma sufficiente visto che al Parlamento Catalano c’è bisogno di 68 seggi per governare. Certo, ci sarà da superare le divisioni interne fra i tre partiti che compongono il fronte indipendentista (Esquerra Republicana de Catalunya, JxCat e la Cup), ma la maggioranza dovrebbe esserci al contrario del fronte unionista, ormai sicuro di non riuscire a cogliere i 68 seggi necessari. (agg. di Fabio Belli)
PRIMI SONDAGGI, MAGGIORANZA IN BILICO
Pur senza exit poll ufficiali, le urne si sono chiuse in Catalogna e stanno iniziando a trapelare i primi risultati ufficiosi, a partire da un sondaggio diffuso da La Vanguardia, che vede i partiti indipendentisti vicini ma non certi della maggioranza assoluta, visto che vengono assegnati loro dai 67 ai 71 seggi sui 135 del parlamento Catalano (ne servono dunque 68 per la certezza di governare). Non molto lontano il risultato dei partiti unionisti che otterrebbero tra 55 e 62 seggi. Esquerra Republicana de Catalunya di Oriole Junqueras viene accreditata come prima forza del fronte indipendentista col 22,5% dei voti, che rappresenterebbero 34-36 seggi. JxCat, il partito dell’ex presidente della Generalitat Catalana Carles Puigdemont, otterrebbe secondo questo sondaggio tra i 28 ed i 29 seggi. Infine la Cup, il partito indipendentista maggiormente schierato a sinistra, farebbe registrare un brusco calo con una quota che non supererebbe i 6 seggi. I risultati vanno comunque confermati, mano a mano che lo spoglio andrà avanti si capirà se gli indipendentisti riusciranno a superare l’agognata soglia della maggioranza. (agg. di Fabio Belli)
NIENTE EXIT POLL UFFICIALI
Sale ancora il numero dei votanti rispetto alle precedenti elezioni in Catalogna, con un +5% tra i votanti delle ore 18 di oggi e di due anni fa: secondo i dati forniti dalla regione autonoma di Barcellona, alle ore 18 ha votato il 68,3% degli aventi diritto al voto e se consideriamo che nel 2015 si era votato di domenica aumentando la possibilità della gente di andare alle urne, raccogliamo un’indicazione molto forte per il voto di oggi. La gente in Catalogna ha voglia di mettere fine agli ultimi mesi di incertezze, fughe, scontri e sofferenze: sia gli indipendentisti che gli unionisti si stanno sfidando per controllare il Parlament con la viva intenzione di non ripetere gli errori del passato, o almeno gli elettori così tanti al voto sembrano suggerire proprio questa lettura. Ricordiamo che il voto si chiude alle ore 20 nei 2700 seggi in tutta la Catalogna e per evitare la possibilità di brogli/hacker possibili, il governo spagnolo ha deciso di non fornire exit poll con lo spoglio del voto che non sarà elettronico ma manuale. «I presidenti di seggio informeranno dei risultati per via telefonica un’azienda privata incaricata dal governo che aggiornerà i conteggi in tempo reale; per le 22, due ore dopo al chiusura dei seggi, la percentuale del voto scrutinato dovrebbe aggirarsi attorno all’80%», spiega la Rai a poche ore dalla chiusura dei seggi catalani. (agg. di Niccolò Magnani)
AFFLUENZA H13 AL 34,7%
Alle ore 13 il dato dell’affluenza delle Elezioni in Catalogna segna un 34,7% , praticamente in linea con le ultime elezioni del Parlament che avevano dato a Puigdemont il mandato per governare 5 anni, prima del “terremoto” referendum. Lunghe code ma voto finalmente pacifico, un contrasto incredibile rispetto al 1 ottobre scorso e agli scontri e minacce a Barcellona tra unionisti, indipendentisti e polizia spagnola arrivata per sedare l’irredentismo catalano pro-Repubblica. «Domani inizieremo a creare la repubblica che la gente ha scelto e votato il 1 ottobre» dice Juanjo Martínez, rappresentante di lista della Cup, l’ala più estremista dell’indipendentismo. Di contro replica Miguel García Sainz, rappresentante del partito unionista che candida alla presidenza della Generalitat Inés Arrimadas, «Mi aspetto molta partecipazione e che tutto proceda senza incidenti, noi di Ciutadans abbiamo l’opportunità di governare». Lo scontro è sempre lì, anche se per ora avviene tutto nel clima pacifico della democrazia e del voto alle urne: non sono pochi i catalani che in queste ore si interrogano sulle possibilità future di un nuovo strappo da Madrid, pur conservando il giudizio pessimo sulla gestione generale del premier Rajoy e del Re di Spagna. La spinta dell’unione e di una nuova “pace” in Catalogna sembra prevalere, ma saranno i risultati delle elezioni di quest’oggi a dare un’esatto polso dell’intera situazione. (agg. di Niccolò Magnani)
CIUDADANOS, ARRIMADAS FAVORITA?
I sondaggi sono chiari, e con il voto alle urne fino alle 20 di questa sera aperto, restano tali fino ai primi exit poll sulla Catalogna: davanti non ci sono i partiti di Puigdemont (Cdc), del premier spagnolo Rajoy (Popolari) e dei socialisti (Psoe), ma due formazioni guidate da due leader giovani e donne. La scelta è sempre tra gli unionisti e gli indipendentisti, ma “particolari”: da una parte c’è Inés Arrimadas di Ciudadanos (leggermente in vantaggio), un partito nato dalla mobilitazione dal basso ma – a differenza di Podemos, orientato a sinistra – con un’agenda politica centrista; «dall’altra Marta Rovira di Esquerra Republicana (Erc), storica formazione di sinistra (la fondazione risale al 1931) già partner di minoranza nella coalizione Junts pel Sì, che nel 2015 si impose con il 40% dei voti e portò Puigdemont alla guida della Generalitat», riporta l’Agi nei suoi ultimi focus sul voto catalano. Le Elezioni vedono dunque una sfida più “moderata” sul fronte referendum, anche se inevitabilmente la lotta e lo scontro degli ultimi mesi non possono essere cancellati con queste elezioni. A conferma di ciò un numero altissimo di cittadini si sta recando alle urne per dare il proprio giudizio anche se non soprattutto sugli ultimi mesi, con la speranza di avere un 2018 di tutt’altra natura rispetto all’anno terribile appena conclusosi in Catalogna. (agg. di Niccolò Magnani)
PUIGDEMONT SCRIVE AI CATALANI
Le elezioni regionali in Catalogna sono aperte e l’affluenza potrebbe essere molto alta dato che già dalle prime ore lunghe file si sono generate ai seggi catalani per il primo voto post-Referendum sull’indipendenza che non ha avuto per nessun attore protagonista, su entrambi i fronti, l’esito sperato. A Barcellona tantissima gente ai seggi, dando l’impressione che a fine voto questa sera potrebbe davvero essere da record l’affluenza alle urne per eleggere il nuovo governo catalano. I sondaggi prevedono una alta affluenza, che potrebbe toccare l’80%, per l’importanza cruciale del voto dopo mesi di duro conflitto con Madrid: a Sant Julia de Ramla, vicino a Girona, ha votato Marcela Topor la moglie del presidente destituito Carles Puigdemont. Il presidente uscente e in fuga in Belgio, ha scritto poco fa su Twitter: «Oggi dimostreremo di nuovo la forza di un popolo indomabile. Che lo spirito del 1 ottobre (data del referendum sull’indipendenza, ndr) ci guidi sempre». Lui è uno dei candidati anche se evidentemente nello stato penale e civile in cui si trova sarà difficile, in caso di vittoria, che possa effettivamente rientrare ad essere il presidente della regione autonoma della Catalogna. (agg. di Niccolò Magnani)
Avui demostrarem de nou la força d’un poble irreductible. Que l’esperit de l’#1oct ens guïi sempre #JuntsxCat #21D pic.twitter.com/tN6miNOIcS
— Carles Puigdemont ?? (@KRLS) 21 dicembre 2017
IL VOTO DOPO IL REFERENDUM
Elezioni Catalogna, oggi giovedì 21 dicembre 2017 è il giorno della verità. Oggi si andrà al voto nella regione dopo il caos sul referendum per l’Indipendenza. Lo scorso 1 ottobre 2017 si è tenuto a Barcellona e dintorni il referendum sull’indipendenza della Catalogna, convocato dall’ex presidente Carles Puigdemont e sostenuto dalla maggioranza del Parlamento catalano, nonostante fosse ritenuto illegale dal governo spagnolo. Il giorno del voto ci sono stati scontri con la polizia di Madrid ai seggi elettorali, una situazione che ha fatto il giro del mondo. Alle urne ha vinto il sì, con il Parlamento catalano che il successivo 27 ottobre 2017 ha approvato la dichiarazione di indipendenza. Mossa alla quale la Spagna ha risposto con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, con lo scioglimento del Parlamento catalano e la rimozione di Puigdemont e dei suoi ministri.Tre giorni più tardi, infine, la procura generale spagnola ha denunciato i politici responsabili della dichiarazione di indipendenza e le loro situazioni sono delle più diverse: tra chi si trova in carcere, chi ha ottenuto la libertà su cauzione e chi, come Carles Puigdemont, si trova in Belgio.
ELEZIONI CATALOGNA, CANDIDATI E SONDAGGI
Saranno sette le forze politiche si presenteranno alle elezioni catalane. Il quadro politico è instabile: come sottoline Il Post, nessuna di queste otterra quasi certamente più del 30 per cento dei voti. Secondo gli ultimi sondaggi, sono tre le forze politiche che si giocheranno la vittoria: ERC (Esquerra Republicana), partito della sinistra indipendentista guidata dall’ex vicepresidente Oriol Junqueras, che ad oggi si trova in carcere in attesa di processo; JxCat (Junts per Catalunya), movimento di Carles Puigdemont sostenuto dal partito indipendentista di centrodestra PDeCAT; e, infine, Ciutadans, sezione catalana di Ciudadanos, partito di destra anti-indipendentista cresciuto in maniera esponenziale rispetto alle elezioni del 2015. Una sfida tra indipendentisti e anti-indipendentisti, con i primi che in caso di vittoria dovrebbero poi affrontare il tema leadership: Junqueras e Puigdemont attualmente non sono nelle condizioni di insediarsi come possibili capi di un governo indipendentista, rispettivamente in carcere in attesa di processo ed in Belgio poiché sicuro di non poter ricevere un processo equo in Spagna.