È un gioco molto italiano e accade in ogni post-voto, che siano le Elezioni Comunali o quelle Politiche, che sia un Referendum o le Europee: qualcuno che ha sempre “fallito, perso, straperso, stracciato, condannato e al capolinea”, c’è ogni volta. E questa volta sono i Cinque Stelle, in particolare il fondatore Beppe Grillo che viene accusato da media, avversari politici – e anche qualche voce interna al Movimento – di avere grosse responsabilità per il clamoroso flop alle Elezioni Amministrative 2017. Nessun ballottaggio raggiunto nelle grandi città al voto, sconfitti dall’epurato Pizzarotti a Parma e fuori dalla contesa nella città di Grillo, Genova, con la consumazione dello psico-dramma Putti-Cassimatis contro il candidato Pirondini. Non solo i media considerati “antagonisti” dal Movimento questa mattina hanno attaccato Grillo & Co., è addirittura sceso in campo a sorpresa contro il “lider maximo” pentastellato il direttore de Il Fatto Quotidiano in prima pagina. Con editoriale a firma Marco Travaglio, l’attacco è diretto: «tra i passi falsi del MoVimento elenca l’emarginazione di un vincente come il parmigiano Pizzarotti e la rissa a Genova, madre matrigna del fondatore. Per chiosare: l’impresa di restare fuori da tutti i ballottaggi che contano non era facile, ma ce l’hanno messa tutta e hanno centrato l’obiettivo».
Grillo è (politicamente) morto gridano da molte parti giornalisti e rivali, in primis Salvini che non ha perso tempo nell’attaccare l’avversario interno all’elettorato populista. Sorgi sulla Stampa scrive che i grillini si aspettavano la sconfitta ma non gliene sarebbe fregato molto a Grillo: «Sapevano che a pesare sarebbe stata la “stanchezza di Grillo”, i litigi e i ricorsi tra i candidati locali. E le ragioni della sconfitta si spiegano rivedendo città per città cosa è accaduto prima del voto, dal caso Cassimatis all’isolamento di Pizzarotti. In altre parole una guerra civile interna nella quale né Grillo, né Casaleggio sono riusciti a intervenire rassegnandosi alla fine a un esito elettorale incerto».
Ma Beppe Grillo è davvero morto, scomparso, sconfitto e politicamente finito? I toni e i commenti sono andati molto contro i Cinque Stelle che oggettivamente hanno un fatto un flop pazzesco; va considerato per come è nato e per come si sta sviluppando il Movimento che la trazione nazionale è molto più alla portata dei grillini. Mancano di una lunga tradizione sul territorio per motivi “anagrafici”, e dunque il flop alle Comunali potrebbe non necessariamente portare “male” per i prossimi importanti appuntamenti politici. All’interno dei Cinque Stelle le “marette” sono sempre presenti, tanto ora quanto prima (forse proprio la vicenda Raggi, la divisione tra ortodossi e collaborazionisti, Fico vs Di Maio) e non sono dunque le Amministrative ad aver accentuato i problemi dei Cinque Stelle.
Resta dunque da monito l’analisi di Matteo Renzi, uno dei pochi che pur riconoscendo la sconfitta netta del M5s non vuole per nulla dare Grillo come “morto”: «Le elezioni Amministrative non hanno un valore nazionale, ma il dato oggettivo è che il M5s ha perso. Occhio però, non bisogna dare per morto Grillo. Sono un esperto del settore visto che una volta alla settimana danno per morto anche me… Il M5s esiste, ha una forza politica. Non so quanta vita abbia ancora davanti, ma è un avversario per le prossime elezioni politiche». Piuttosto che le Comunali, sono le fratture, la mancanza totale di democrazia interna con un “lider maximo” al comando che non sopporta altri “galli nel pollaio” e un problema ingente a Roma a dover far riflettere Grillo e gli stessi commentatori. Grillo, pur vivissimo, può generare ancora tanti altri problemi. Non solo al Movimento 5 Stelle.