“Il caso Cancellieri è una vicenda assurda nella quale è saltata qualsiasi logica non soltanto politica e istituzionale ma anche umana”. Lo afferma Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, aggiungendo che “in quanto sta avvenendo non soltanto il Pd finisce per regalare un assist a Berlusconi che vuole fare cadere Letta, ma la Cancellieri è messa alla berlina pur non avendo commesso alcun reato. L’idea di fondo è la totale subordinazione della persona e dei suoi affetti allo Stato in un’ottica intimidatoria, minacciosa e medievaleggiante”.
Battista, che cosa non la convince di questa vicenda?
Il grado di subalternità culturale della politica nei confronti delle vicende giudiziarie è tale per cui si arriva a prendere in considerazione l’idea delle dimissioni di una persona senza alcuna ipotesi di reato. Non si capisce a quale titolo i tabulati del ministro siano stati messi sui giornali, trasformandosi in una sorta di persecuzione nei confronti della Cancellieri. Come ha confermato la stessa Procura di Torino, il Guardasigilli non ha determinato la liberazione di Giulia Ligresti.
Dal punto di vista istituzionale, la sua telefonata non è stata quantomeno inopportuna?
A essere contestata alla Cancellieri è la totale inopportunità di una conversazione con la madre di una persona agli arresti da lungo tempo, con cui intratteneva rapporti di amicizia e intimità. Il fatto che non le si potesse fare una telefonata di solidarietà e sostegno umano, mette in luce un riflesso culturale che io trovo tragicamente regressivo. L’idea di fondo è la totale subordinazione della persona allo Stato, degli affetti e delle amicizie ai ruoli istituzionali.
Ancora una volta una Procura mette in discussione la tenuta di un governo …
Questo è ciò che avviene sempre. Ma a colpirmi in modo particolare è l’idea di un fascicolo che si apre senza contestazione di reati specifici, ma che può servire per indagare atti che non si sa nemmeno come qualificare. Trovo che questa procedura sia a dir poco inquisitoria. Una persona si trova sotto una lente d’osservazione a prescindere da ciò che ha commesso, e io non so in questo modo che fine facciano le garanzie degli individui.
Per quale motivo Renzi, che vuole interpretare la sinistra più moderna e socialdemocratica, ha chiesto che la Cancellieri lasci?
Purtroppo devo constatare che per ragioni di opportunità politica, pur di mettere degli ostacoli sulla strada del governo Letta, anche un uomo come Matteo Renzi ha messo in subordine la difesa di un principio. Me ne rammarico perché lo stesso Renzi aveva detto delle cose importanti e interessanti sulla riforma della giustizia dopo l’assoluzione di Scaglia, scagionato dopo un anno di carcere.
Fino a che punto questa vicenda mette a rischio la tenuta del governo?
Se la Cancellieri si dovesse dimettere, per il governo sarebbe un colpo micidiale, e il Pd se ne intesterebbe la responsabilità. Non voglio parlare di favori, ma in questo modo il Pd compirebbe una certa convergenza con gli obiettivi di Berlusconi che mira a fare cadere l’esecutivo.
Secondo lei da parte delle Procure c’è la volontà di far cadere il governo?
Questa è già di per sé una domanda pazzesca. Non perché me la fa lei, ma perché in Italia si arriva a porsi questi interrogativi. La magistratura deve perseguire reati e stare lontana dalla politica. Se così non fosse sarebbe un fatto molto più grave e inopportuno di qualsiasi telefonata che la Cancellieri abbia fatto alla Ligresti. Io non voglio accusare una determinata Procura, anche perché a diffondere le intercettazioni può essere stato l’usciere o la donna delle pulizie. Il fatto però che tutta l’Italia sappia che è possibile che una Procura agisca per indebolire un governo, e che ritenga credibile questa ipotesi, racconta della malattia italiana.
Che cosa la sconcerta?
Questa semplice possibilità è qualcosa che in uno Stato di diritto non deve verificarsi per nessun motivo e che è gravissimo non soltanto che accada, ma anche che l’opinione pubblica possa considerare legittimi degli interrogativi nei suoi confronti. Io non dico che la Procura di Torino abbia fatto avere i tabulati ai giornali per indebolire il governo, ma il fatto stesso che ci sia qualcuno che pensa che ci sia una parzialità e un interventismo politico da parte della magistratura significa che si è rotto un rapporto di fiducia nelle istituzioni.
(Pietro Vernizzi)