Sembrava che dopo la sentenza di condanna definitiva per Silvio Berlusconi da parte della Cassazione, da parte del Movimento 5 Stelle ci fosse stata una parziale apertura nei confronti di un appoggio al governo Letta, laddove il Pdl avesse deciso di ritirarlo; oppure, nel caso, in cui fosse stato il Pd a ritirare l’appoggio al governo, ritenendo di non poter più essere in grado di governare con un condannato. Era emerso che i grillini avrebbero potuto accettare di sostenere il nuovo esecutivo se, al posto dei ministri del centrodestra fossero subentrati una serie di personaggio a loro graditi, quali Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, e Gino Strada. Altro punto fondamentale sarebbe stato l’assunzione nel programma di una seri di temi a loro cari, quali il reddito minimo di cittadinanza, la legge elettorale e i sostegni alle imprese. Non era vero nulla. Ci ha pensato Beppe Grillo a sgomberare il capo da ogni equivoco, spiegando che «Pdl e pdmenoelle pari sono. Non c’è alcuna possibilità per me di allearmi né con uno, né con l’altro, né di votargli la fiducia». Beppe Grillo, usando come di consueto il suo blog per dare comunicazioni, ha fatto sapere che i due partiti hanno le stesse colpe rispetto allo sfascio economico sociale e morale del nostro Paese. E allora, come è nata l’ipotesi di un sostegno? Seecondo il comico gnovese, ci sarebbe un pennivendolo che si aggira tra i bar della Sardenga, bar dove Grillo non ha mai messo piede, e che, inventando di sana pianta la notizia, si è appunto messo a fare del giornalismo da bar.